Acer-convegnoUn convegno per discutere del futuro dell’edilizia popolare e anche per presentare il bilancio di sostenibilità dell’azienda: c’erano numerosi amministratori, questa mattina alla Palazzina Pucci, per l’appuntamento organizzato da Acer Modena. Una mattinata di riflessioni per fare il punto sull’attività dell’Azienda nel biennio 2013-2014 e per sottolineare le sfide dell’edilizia residenziale pubblica.

A fare gli onori di casa, il presidente di Acer Modena Andrea Casagrande: “Questo bilancio – ha sottolineato nell’intervento che ha aperto il convegno – dice che la situazione finanziaria dell’Azienda è equilibrata. Il disagio abitativo in tutta Italia cresce; abbiamo una richiesta crescente di alloggi a canoni bassi e questa è una conseguenza del lungo periodo di crisi economica. Acer è in prima fila per cercare di dare una risposta, insieme alle istituzioni, ai bisogni delle famiglie e dei cittadini e per ammodernare il patrimonio di edilizia pubblica. Avremo a disposizione 3 milioni e 700mila euro – messi a disposizione dal governo con il Piano Casa nazionale – per manutenzioni straordinarie ai fini della riqualificazione energetica. Queste risorse però sono “spalmate” su un certo numero di anni e proprio per questo stiamo chiedendo al governo di accelerare l’erogazione di questi finanziamenti, per poter recuperare più rapidamente gli alloggi. Tra l’altro, come confermano i numeri di questo bilancio di sostenibilità, sul risparmio energetico Acer Modena è in prima fila da tempo: la realizzazione di fotovoltaico è da anni una nostra priorità che, oltre al beneficio ambientale, assieme a interventi di coibentazione degli edifici porta ad alleggerire le bollette dei nostri utenti”.

Numerosi gli amministratori di Modena e provincia presenti. Sono intervenuti come relatori Anna Maria Vandelli per il Comune di Modena, Daniela Depietri per l’Unione Terre d’Argine e Marco Biagini per il Comune di Fiorano Modenese: al Sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli sono toccate invece le conclusioni.

“Questo convegno – spiega invece Nadia Paltrinieri, direttore di Acer Modena – è stata una buona occasione per presentare i nostri numeri di bilancio, tutti positivi. L’Azienda è sana e questi numeri dimostrano l’impegno di Acer nello svolgere il proprio ruolo. E’ stata anche l’occasione per sentire dai nostri stakeholder – con in testa gli amministratori di Modena e provincia – l’apprezzamento per il nostro lavoro. Molto interessante, anche per le prospettive future, la distinzione fatta dall’assessore modenese Anna Maria Vandelli tra i finanziamenti destinati alle politiche sociali e quelli destinati agli interventi per la manutenzione del patrimonio, che dovranno avere canali diversi e specifici, alcuni già individuati e altri che potranno derivare da modi innovativi di affrontare le politiche abitative”. Sul futuro dell’edilizia popolare, non solo a Modena, è intervenuta la vicepresidente e assessore alle Politiche Abitative della Regione Emilia-Romagna Elisabetta Gualmini che ha partecipato alla tavola rotonda insieme al Coordinatore regionale delle Acer Marco Corradi e Luca Talluri, Presidente nazionale di Federcasa, l’organismo che riunisce gli enti che si occupano di edilizia residenziale pubblica.

“E’ un anno molto importante – ha spiegato Elisabetta Gualmini – per questa materia così delicata: sulla base di una legge nazionale, abbiamo appena stanziato 40 milioni per il miglioramento del patrimonio delle case popolari. Rimettiamo in circolo alloggi oggi inutilizzabili per rispondere così al meglio ai bisogni dei nuclei familiari nelle graduatorie. Il futuro non è nell’edificazione di nuove abitazioni ma nella rigenerazione del patrimonio che abbiamo.

Noi non pensiamo che la casa popolare sia un vitalizio: abbiamo fatto innovazioni coraggiose, abbassando la soglia di reddito per chi deve uscire dall’alloggio popolare. Il tasso di rotazione è molto basso e c’è invece la tendenza a rimanere nelle case popolari per tutta la vita: questo non è equo per chi sta fuori e aspetta, soprattutto i giovani e le famiglie con lavori precari. Abbiamo poi messo come vincolo per l’accesso alle case popolari dei cittadini, italiani e stranieri, la residenza storica di almeno tre anni nella nostra regione, perché crediamo ci debba essere un radicamento minimo nella comunità che offre questo servizio così importante”.