Lavoro, salute, contrasto alla violenza e diffusione della cultura di parità: sono questi i quattro ambiti di genere su cui si sono concentrati gli sforzi della Regione Emilia-Romagna nella stesura del proprio bilancio. A illustrare i dati (relativi al resoconto 2014, approvato quest’anno) è stata oggi l’assessore regionale alle Pari opportunità, Emma Petitti, durante la seduta della commissione Parità e diritti delle persone, presieduta da Roberta Mori.

“Proseguiremo su questa strada- ha spiegato l’assessore- per sviluppare una valutazione precisa e puntuale dell’impatto sulle donne delle politiche di questa amministrazione. È una sfida legata ai diritti, cioè alle pari opportunità che deve avere un valore traversale e di tipo culturale, per superare il gap che ancora vivono le donne soprattutto dal punto di vista lavorativo”. Come sottolinea l’esponente della Giunta, “per ora siamo davanti a una serie di approfondimenti che ci permetteranno un vero bilancio di genere a partire dal 2016, quando andremo ad approvare il primo bilancio completamente di competenza di questa legislatura”.

“Siamo davanti a un passaggio molto importante per l’attuazione della legge quadro sulla parità- ha affermato la presidente Mori-, per rendere strutturali le politiche di genere è necessario promuovere una formazione a 360 gradi della pubblica amministrazione, innervandone ogni aspetto. Non ci sfugge- prosegue- che un percorso del genere richiede molto impegno, proprio per questo motivo vogliamo essere i primi a suscitare uno slancio positivo in tutte le altre pubbliche amministrazioni”.

Giulia Gibertoni (M5s) è intervenuta per invitare la Giunta a “essere pionieri e non aspettare un cambiamento culturale”: infatti, ha rimarcato la consigliera, “il bilancio di genere è uno strumento essenziale, servono però voci di spesa per genere e non una relazione sommaria, c’è bisogno di più coraggio da parte della politica”.

 

I numeri

Analizzando i dati, emerge – per quanto riguarda le politiche del lavoro – un sostanziale equilibrio nella suddivisione tra uomini (51,4%) e donne (48,6%) dei fondi del programma operativo 2014-2020. Nello specifico, le donne intercettano una parte maggiore (59,5%) dei finanziamenti per i disoccupati, mentre il valore cala per le lavoratrici autonome (40,8%).

Nel 2014, prosegue Petitti, i contributi di assunzione per donne erogati dalla Regione sono stati 1.289: più di quelli per gli uomini, 1.183, e per un importo maggiore (8.000 contro 7.000 euro). Relativamente alla formazione, erano ragazze il 35% degli iscritti ai corsi di istruzione e formazione professionale, il 49% ai corsi di formazione superiore, il 32% ai percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore e il 40,3% dei destinatari di finanziamenti per i percorsi di apprendistato professionale.
Se la redistribuzione delle borse di studio scolastiche vede un sostanziale equilibrio, dal momento che i 4 milioni di euro stanziati dalla Regione sono andati per il 49% a studentesse e per il 51% a studenti, a livello universitario sono le donne a dimostrarsi più meritevoli: delle 19.265 borse di studio erogate, ben 11.639 (59,3%) sono state assegnate a ragazze, e la percentuale sale al 66% nei contributi di mobilità internazionale.

L’assessore ha poi ribadito tutti gli interventi per la concilazione tra vita e lavoro e per le politiche familiari, dai contributi ai servizi per l’infanzia e sostegno alla genitorialità (7,25 milioni di euro) a quelli ai centri per la famiglia (700.000 euro), dai voucher per i servizi socio-educativi alle azioni di qualificazione del lavoro di cura degli assistenti famigliari.
Per quanto riguarda la salute di genere, gli sforzi si sono concentrati sui consultori familiari, sul Percorso nascita, sulle attività rivolte a donne straniere e per il contrasto dei disturbi del comportamento alimentare a prevalenza epidemiologica femminile. Attenzione anche al programma regionale vaccinazione anti HPV, tanto che i valori di copertura in Emilia-Romagna sono tra i più alti in Italia, alla campagna vaccinale antinfluenzale stagionale offerta alle donne in gravidanza, al Piano per l’eliminazione della rosolia congenita e ai Programmi di screening oncologico e i percorsi specifici per le donne a rischio eredo-familiare.

Per il contrasto alla violenza, nel 2014 la Regione Emilia-Romagna oltre a continuare a sostenere i 13 Centri antiviolenza attivi tra Rimini e Piacenza, ha finanziato il Progetto Liberiamoci dalla violenza per l’attività di trattamento degli autori di violenza, il Progetto regionale “Oltre la strada” per la tutela di vittime di tratta di esseri umani e iniziative per la prevenzione e il contrasto del fenomeno delle mutilazioni genitali femminili.

Infine, nell’ottica della promozione e diffusione di una cultura di genere, la Regione si è impegnata per l’adozione del principio di mainstreaming di genere nella programmazione delle attività, grazie alla realizzazione del Piano integrato delle azioni regionali in materia di pari opportunità di genere 2014-2016, e alla diffusione di una cultura attenta alle differenze e contrasto agli stereotipi in particolare nelle giovani generazioni e nella comunicazione attraverso il Protocollo Donne e media e le Linee guida in ottica di genere della Regione.