LaRealta_LoSguardoLe milioni di immagini che popolano ormai il nostro mondo ci aiutano ancora a vedere e capire la realtà che ci circonda o invece la nascondono come uno schermo, calandoci in un gigantesco “Truman Show”? Ci risponde il fotogiornalista Uliano Lucas, autore con Tatiana Agliani de “La realtà e lo sguardo” (Einaudi), che sarà a Sassuolo mercoledì 27 aprile alle 21, in Auditorium Bertoli.

Le milioni di immagini che popolano ormai il nostro mondo ci aiutano ancora a vedere e capire la realtà che ci circonda o invece la nascondono come uno schermo, calandoci in un gigantesco “Truman Show”? Un’immagine è ancora in grado di stupirci e sconvolgerci? Nel 1922 Marcel Duchamp scriveva ad Alfred Stieglitz:” Sai esattamente cosa penso della fotografia. Vorrei che portasse a disprezzare la pittura finché qualcos’altro a sua volta renderà insopportabile la fotografia”. Quel momento è forse arrivato? Il fotogiornalismo sta morendo per obsolescenza? Ha esaurito la sua funzione storica? Ricostruendo i percorsi di oltre cento anni di storia del fotogiornalismo italiano, il libro di Uliano Lucas e Tatiana Agliani “La Realtà e lo sguardo” (Einaudi) ci conduce fino a queste domande. Ragiona sulle funzioni attribuite nel secolo scorso alla fotografia d’informazione e sulle caratteristiche e i limiti che ne hanno segnato l’evoluzione in Italia. Analizza le scelte culturali e politiche del nostro fotogiornalismo, seguendo la storia delle testate e quella dei fotoreporter. Esamina i generi e gli stili, il rapporto fra la fotografia e la sua messa in pagina, le diverse prospettive e sensibilità con cui i fotogiornalisti italiani hanno scelto di osservare e raccontare la realtà. Descrive l’intreccio fra le trasformazioni del paese e quelle della stampa, i cambiamenti del linguaggio del fotogiornalismo in rapporto alle mutate richieste della società.

Chi è Uliano Lucas.  Nato a Milano nel 1942 da una famiglia operaia, Uliano Lucas cresce nel clima di ricostruzione civile e intellettuale che anima il capoluogo lombardo nel dopoguerra. I primi anni lo vedono fotografare le atmosfere della sua città, la vita e i volti degli scrittori e pittori suoi amici – Enrico Castellani e Costantino Guenzi, Piero Manzoni e Arturo Vermi – ma anche raccontare i nuovi fermenti nella musica e nello spettacolo, dal Cab 64 di Velia e Tinin Mantegazza ai gruppi rock degli Stormy Six e dei Ribelli. Poi arriva il coinvolgimento nelle riflessioni politiche scaturite dal movimento antiautoritario del ’68 e l’impegno in una lunga campagna di documentazione sulle realtà e le contraddizioni del proprio tempo: l’immigrazione in Italia e all’estero, la distruzione del territorio legata all’industrializzazione, le proteste di piazza degli anni ’68-’75, il movimento dei capitani in Portogallo e le guerre di liberazione in Angola, Eritrea, Guinea Bissau, seguite con i giornalisti Bruno Crimi ed Edgardo Pellegrini per riviste come Tempo, Vie nuove, Jeune Afrique e Koncret o per iniziative editoriali diventate poi un punto di riferimento per la riflessione terzomondista di quegli anni. Uomo colto e visionario, Lucas lavora in quel giornalismo fatto di comuni passioni, forti amicizie e grandi slanci che negli anni ’60 e ’70 tenta di opporre una stampa d’inchiesta civile all’informazione consueta del tempo, poco attenta ad una valorizzazione della fotografia e imperniata sulle notizie di cronaca rosa e attualità politica. Collabora negli anni con testate come Il Mondo di Mario Pannunzio e poi di Arrigo Benedetti, Tempo, L’Espresso, L’Europeo, Vie nuove, La Stampa, Il manifesto, Il Giorno, o ancora con Tempi moderni di Fabrizio Onofri, Abitare di Piera Pieroni, Se – Scienza e Esperienza di Giovanni Cesareo e con tanti giornali del sindacato e della sinistra extraparlamentare. A servizi sull’attualità e sul mondo dell’arte e della cultura, alterna reportage, che spesso sfociano in libri, su temi che segue lungo i decenni: dalle trasformazioni del mondo del lavoro, alla questione psichiatrica. Racconta le nuove forme d’impegno del volontariato degli anni ’80 e ’90, le iniziative del Ciai (Centro italiano per l’adozione internazionale) in India e in Corea e le realtà della cooperazione in Africa. Durante la guerra jugoslava vive e restituisce in immagini le tragiche condizioni di esistenza della popolazione sotto assedio. Nei primi anni ’90 collabora intensamente con la rivista King, con il Corriere della Sera e il suo supplemento Sette ed è coinvolto da Guido Vergani e Paolo Mereghetti nelle inchieste sulla Grande Milano delle pagine cittadine di Repubblica. La chiusura, fra gli anni ’80 e i ’90, della maggior parte dei giornali con cui collabora e i cambiamenti nel sistema dell’informazione e della produzione e distribuzione della notizia, lo portano a diradare nell’ultimo quindicennio le corrispondenze giornalistiche per dedicarsi a inchieste di ampio respiro condotte insieme a giornalisti, sociologici e storici. Ne sono un esempio il racconto dei primi anni ’90 sui centri di recupero per tossicodipendenti a Torino, con Carlo Degiacomi, la documentazione degli stessi anni sulla difficile riconversione industriale nel ponente genovese, con Leila Maiocco e il sindacalista Franco Sartori o il reportage sulle carceri di San Vittore e Bollate, realizzato per la Triennale di Milano con Franco Origoni e Aldo Bonomi. Degli ultimi anni sono anche il libro Scritto sull’acqua, in cui le sue immagini sulle popolazioni borana dell’Etiopia meridionale, dialogano con il racconto letterario di Annalisa Vandelli, e la lunga indagine sul territorio di Bari e sulla devozione a Padre Pio, in cui Lucas rinnova, con uno stile che riflette i cambiamenti del tempo, l’impegno di conoscenza e analisi e la capacità narrativa ed evocativa che lo hanno da sempre contraddistinto.