RegiosS-UniCreditgFatturati in crescita, soprattutto per le imprese del settore della ceramica (+5,7%), redditività in progressione con risultati migliori dell’intero sistema produttivo della regione in particolare per ceramica (12,7%) e meccanica (10,5%). È una previsione positiva quella che emerge dalla ricerca condotta dall’Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit. L’analisi su alcuni dei principali settori presenti nella provincia di Modena, nell’ambito di uno studio sulla competitività prospettica dell’intero sistema produttivo regionale condotto su un campione di 28mila imprese, mette in evidenza quanto, sullo sfondo di uno scenario nazionale in lenta e graduale ripresa, la provincia di Modena possa guardare al futuro con ottimismo e  confermarsi tra le aree più “virtuose” per capacità di reazione alla crisi (e ai suoi strascichi) e in termini prospettici.

Il contributo di RegiosS – Cycle & Trends, evidenzia una sostanziale tenuta dell’economia regionale nel 2015, che mostra valori positivi nelle principali variabili che vanno a concorrere alla stima dell’indicatore di attività economica della regione. La vocazione all’export della regione è confermata da valori crescenti tra il 2014 e il 2015.  I dati sul commercio estero premiano l’Emilia Romagna tra le regioni manifatturiere (Piemonte, Veneto, Lombardia e Marche) con segni positivi, +6,1 di export e +4,6% di import (anno su anno, nel IV trimestre 2015).  E ancora, segnali di miglioramento si rilevano per il mercato del lavoro dell’Emilia Romagna con una riduzione consistente del tasso di disoccupazione, -1,2%, e un incremento degli occupati nei servizi, +2,2%, nel settore agricolo, +2,8%, e una riduzione degli occupati nell’industria, -2% (IV trimestre 2015).

Proprio l’analisi del ciclo di attività economica locale e degli indicatori chiave,  capaci di identificare le aree e i settori più reattivi e competitivi nell’attuale fase di rilancio dell’economia nazionale,  sono stati tra i temi cardine affrontati  nel corso della VIII edizione del Workshop “Le regioni italiane: ciclo economico e dati strutturali” che quest’anno ha cercato di mettere in evidenza proprio i segnali della ripresa economica, trovandone non pochi proprio nell’andamento reale e prospettico dell’Emilia Romagna.

L’incontro – realizzato grazie alla sinergia tra l’Associazione RegiosS e UniCredit  –  è stato ospitato da Confindustria Modena, presso l’Auditorium Giorgio Fini, con l’obiettivo di stimolare la discussione sullo sviluppo delle regioni italiane, individuando i fattori chiave di crescita, gli elementi di criticità e gli ambiti di miglioramento delle economie territoriali, attraverso la presentazione delle analisi svolte dall’Associazione RegiosS (fondata da ricercatori e studiosi di economie regionali appartenenti a diversi Atenei e istituzioni di ricerca) e dall’Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit.

Il workshop è stato aperto da Gian Carlo Muzzarelli, Presidente della Provincia e Sindaco del Comune di Modena; e  Valter Caiumi,  Presidente Confindustria Modena. Subito dopo gli interventi di Cristina Brasili, Presidente Associazione RegiosS e Docente dell’Università di Bologna, sul tema “Il ciclo di attività economica e la specializzazione produttiva in Emilia-Romagna”; e di Riccardo Masoero, Responsabile Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit, sui risultati dell’analisi condotta sulla  competitività in chiave prospettica delle regioni, con un particolare focus sull’Emilia Romagna.

A seguire, Ilaria Vesentini, giornalista del Sole 24 Ore,  ha moderato la tavola rotonda che ha visto partecipare Vittorio Borelli, AD Fincibec Spa; Alberto Bortoli, AD Fresenius Hemocare Italia Srl; Stefano Giorgini, Regional Manager Centro Nord UniCredit; Andrea Landi, Docente di economia degli intermediari finanziari, Università Modena e Reggio Emilia; Alessandra Lanza, Responsabile della Practice Strategie Industriali e Territoriali  Prometeia; Franco Stefani, Presidente System Spa; Giuseppe Villani, AD Villani Spa.

«Come conferma la ricerca presentata oggi abbiamo la fortuna di appartenere a un’area ad altissima vocazione manifatturiera che ci permette di ottenere risultati migliori rispetto al contesto nazionale», ha rimarcato il presidente di Confindustria Modena,  Valter Caiumi. «Ciò nonostante non dobbiamo dimenticare che a partire dal 2008 abbiamo perso percentuali a due cifre in termini di capacità produttiva. Oltre all’export dunque, che continua a darci grandissime soddisfazioni, dobbiamo trovare altre modalità di rafforzamento. Penso ad esempio alla necessità di mettere in atto una strategia che punti soprattutto all’attrattività di nuovi investitori e di nuovi capitali sul nostro territorio. È un impegno che riguarda tutti gli attori della filiera economica, nessuno può sentirsi escluso».

“Presentando il Focus sull’economia delle regioni italiane  – ha spiegato Stefano Giorgini, Regional Manager Centro Nord UniCredit  – intendiamo offrire un concreto contributo a favore delle realtà locali, mettendone in evidenza specifiche dinamiche al fine di incrementare la conoscenza dei punti critici e la consapevolezza degli ambiti che spiccano per potenziale di crescita. Il workshop RegiosS – che giunge così alla sua ottava edizione – vuole essere un importante momento di confronto che si rivolge innanzitutto agli interlocutori istituzionali, con l’obiettivo di stimolarne l’attenzione e di fornire loro preziosi spunti di riflessione fondati sui risultati di puntuali ricerche: un servizio costruttivo finalizzato allo sviluppo del territorio”.

 

Le ricerche in sintesi:

La ricerca dell’Ufficio Territorial & Sectorial Intelligence di UniCredit propone un’analisi previsiva su alcuni tra i principali settori presenti nella provincia di Modena, nell’ambito di uno studio sulla competitività prospettica dell’intero sistema produttivo regionale.

In uno scenario nazionale caratterizzato da una ripresa sì graduale ma tuttavia lenta, si esamina l’andamento atteso per i singoli territori fino al 2017, partendo dalle previsioni per i microsettori individuati a livello regionale. In particolare, l’analisi individua alcuni indicatori economici chiave per identificare quali siano le aree più dinamiche ed i settori che dovrebbero trainare la crescita.

Tra questi territori, l’Emilia Romagna ha mostrato maggiore capacità di reazione nei mesi ancora negativi del 2014 ed incassa attese più favorevoli rispetto alla media nazionale anche per l’anno prossimo sia per quanto riguarda i fatturati che la redditività delle imprese operanti nel suo territorio.

Restando in tema di previsioni, ma esaminando la provincia di Modena, i fatturati delle imprese di alcuni dei principali settori dell’area sono attesi nel 2017 in crescita tra l’1 ed il 2% (in dettaglio, meccanica +1,0%, biomedicale +1,2% ed industria alimentare +1,9%), rispetto ad un totale della provincia che fa +1,5%. Eccezione positiva per il comparto della ceramica, che dovrebbe registrare un +5,7% (superiore anche al +4,7% dell’intero sistema produttivo regionale, che è visto a sua volta in accelerazione rispetto al +3,4% medio registrato tra il 2014 ed 2016).

In termini di redditività, nel 2017 le imprese modenesi che operano nella meccanica (10,5%) e soprattutto nella ceramica (12,7%) fanno addirittura meglio dell’intero sistema produttivo della regione (stima all’8% dal 7,5% medio segnato negli anni 2014-2016). Poco inferiore al dato regionale, ma comunque in linea con il totale della provincia, è la performance del biomedicale (7,7%), mentre il comparto alimentare (5,9%) dovrebbe rimanere leggermente indietro, pur mostrando timidi segnali di miglioramento rispetto al periodo precedente.

Modena è inserita in un contesto regionale che già nel periodo 2014-2016 ha posto particolare attenzione al tema degli investimenti. Gli investimenti fissi lordi in Emilia Romagna segnano infatti un aumento medio dell’1,8% all’anno, passando ad un +2,8% nel 2017 (+2,5% il dato nazionale per il 2017).

La regione si distingue in conclusione anche per la competitività delle sue imprese, come testimoniato anche dalla composizione del campione analizzato. Rispetto alla media del Paese, risultano più numerose le imprese emiliano-romagnole che potrebbero generare ricavi totali ad un buon ritmo negli anni 2015-2017, in gran parte associandoli a bassi livelli di indebitamento (imprese “champions”, il 14% circa del campione) o a costo di una certa fragilità finanziaria (imprese “emergenti”, circa il 3% del campione). La regione si caratterizza, di converso, per un minor numero di imprese giudicate “mature”, ossia con tassi di crescita moderati (inferiori al 3% all’anno), pur in presenza di una buona solidità economica (il 66% circa del campione). In linea con il valore nazionale, invece, la quota di imprese che non appaiono in grado di cogliere le opportunità offerte dalla ripresa, caratterizzate da business scarsamente redditizi e da livelli di sostenibilità finanziaria non invidiabili (imprese “turnaround”, circa il 17% del campione).

Il contributo dell’Associazione RegiosS, “Il ciclo di attività economica e la specializzazione produttiva in Emilia Romagna”, evidenzia una sostanziale tenuta dell’economia regionale nel 2015 e mostra valori sostanzialmente positivi nelle principali variabili che vanno a concorrere alla stima dell’indicatore di attività economica della regione.

Segnali di miglioramento si rilevano per il mercato del lavoro dell’Emilia Romagna con una riduzione consistente del tasso di disoccupazione, -1,2%, e un incremento degli occupati nei servizi, +2,2%, nel settore agricolo, +2,8%, e una riduzione degli occupati nell’industria, -2% (nel IV trimestre del 2015).

I dati sul commercio estero premiano l’Emilia Romagna tra le regioni manifatturiere (Piemonte, Veneto, Lombardia e Marche) con segni positivi, +6,1 di export e +4,6% di import (a/a, nel IV trimestre 2015).   In particolare, i settori più competitivi della regione (prodotti elettronici e macchinari; prodotti alimentari; articoli farmaceutici, chimico-medicinali e botanici e materiali da costruzione in terracotta) vedono un rilevante aumento delle esportazioni negli ultimi due anni e una tenuta della specializzazione produttiva negli anni della crisi in termini di occupazione, valore aggiunto e produttività rispetto ai valori nazionali.

Il ciclo di attività economica delle regioni caratterizzate da un’importante attività manifatturiera (previsioni a maggio 2016) tendono a omogeneizzarsi negli ultimi mesi e a presentare valori debolmente positivi (Piemonte 0,41%, Emilia Romagna 0,01%, Veneto 0,13%, Lombardia 0,97% e Marche 0,90%). Questa dinamica è provata, anche, dalla ridotta distanza tra gli indicatori di attività economica delle regioni manifatturiere e che appare di una certa rilevanza solo tra Lombardia e Marche (0,29).