Polizia di StatoSi è conclusa con l’arresto in flagranza per il reato di estorsione, una nuova operazione di polizia giudiziaria del Commissariato P.S. di Mirandola, condotta dal personale del Settore Anticrimine e coordinata dalla Procura della Repubblica di Modena.

“La vicenda, che ha avuto inizio molto tempo addietro, ha visto coinvolto un ex imprenditore di Finale Emilia, taglieggiato da tempo da un pregiudicato di origine siciliana, ma di fatto cresciuto ad Aversa (CE) e da tempo trapiantato ed inserito nel territorio della Bassa Modenese” – afferma il Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato Dott.ssa Laura Amato, dirigente pro tempore del Commissariato di Mirandola.

G.T., classe 1977, nato ad Altofonte (PA) e residente a Finale, non appena scarcerato nel gennaio di quest’anno, ha contattato la vittima per chiedergli di incontrarlo al fine di fargli restituire un’importante somma di danaro, circa 40.000 euro, presunto debito di lavoro contratto anni addietro assieme a un altro imprenditore locale, un trentasettenne originario di San Felice sul Panaro.

La storia era iniziata anni fa quando l’imprenditore finalese aveva chiuso la propria ditta e quello sanfeliciano aveva preteso il pagamento di materiali, di fatture e di tasse – a suo dire – come da “pregressi accordi verbali”. Il finalese aveva anche corrisposto svariate migliaia di euro, soprattutto quando l’invito a pagare era arrivato dal G.T. che, accampando amicizia con entrambi gli imprenditori, si era inserito in quella che poi è stata individuata come un’estorsione. Dichiarando più volte la presenza di alcuni albanesi intenzionati a malmenare l’imprenditore, quest’ultimo era riuscito in almeno tre circostanze a farsi consegnare circa 3000 (tremila) euro, nonché a far promettere di saldare il presunto debito entro la fine del 2015.

Con telefonate e incontri, nel 2016 G.T. ha quindi ripreso a pretendere del danaro dal finalese come già aveva fatto nel corso del 2015, accampando quale motivazione la presenza degli albanesi (uno dei quali si era presentato anche ad un incontro dell’estorsore con la vittima) e minacciando ritorsioni nei suoi confronti e della sua famiglia.

La vittima, esasperata da queste richieste, seppur impaurita ha chiesto consiglio ai poliziotti del Commissariato di Mirandola i quali, nonostante alcune ritrosie iniziali, sono riusciti a far formalizzare la denuncia e ad avviare immediatamente accertamenti ed indagini che hanno permesso di contestualizzare al meglio i contorni della vicenda, nonché i profili del mandante e dell’esecutore. “Non sono mancate le difficoltà – spiega la Dirigente Amato – anche perché si è reso necessario monitorare costantemente sia l’estorsore ma soprattutto la vittima, al fine di scongiurare possibili pericoli”.

“Dopo aver predisposto ogni singolo accertamento ed aver fatto in modo che l’estorsore consegnasse documentazione contabile del mandante alla vittima, è scattato il blitz dei poliziotti che hanno arrestato il G.T. e recuperato la somma di 1000 (mille) euro appena consegnata, oltre alla documentazione contabile del mandante” aggiunge la dott.ssa Amato.

L’uomo, al momento dell’arresto si trovava sottoposto alla misura di sicurezza dell’obbligo di dimora cosicchè il G.I.P., ravvisando gravi indizi di colpevolezza, ne ha immediatamente convalidato l’arresto disponendone il trasferimento presso il carcere Sant’Anna di Modena, dove si trova tuttora.

Per quanto concerne il mandante, verosimilmente individuato nell’imprenditore sanfeliciano, è stato per il momento indagato in stato di libertà e sono tuttora in corso accertamenti e verifiche anche in virtù del fatto che, nell’interrogatorio di garanzia disposto dalla Procura la persona, si è rifiutata di rispondere.

Riguardo gli albanesi più volte tirati in ballo dal G.T., sono in corso tutti gli accertamenti di polizia possibili, al fine di individuarne la generalità e le eventuali responsabilità nella vicenda giudiziaria.