firma-protocolloPromuovere la cultura dell’adozione in Emilia-Romagna e migliorare la preparazione dei coniugi aspiranti all’adozione prima che accedano all’indagine psicosociale, l’accuratezza delle indagini per la valutazione della loro idoneità, il sostegno alle famiglie da parte di operatori esperti  dopo l’arrivo dei bambini, nella fase di post-adozione.
Questo in sintesi il contenuto del protocollo d’intesa sottoscritto oggi a Bologna, in Regione, dalla vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elisabetta Gualmini e dal presidente del Tribunale per i minorenni di Bologna, Giuseppe Spadaro, dall’ANCI, Ufficio scolastico regionale, Enti autorizzati alle adozioni internazionali e dalle Associazioni di famiglie adottive.
Si tratta di un accordo tra tutti i maggiori soggetti coinvolti nel percorso di adozione di un bambino,  in applicazione a quanto previsto dalle linee di indirizzo regionali  sull’adozione, con l’obiettivo di potenziare la rete del sistema per le adozioni nella nostra regione.

“Un giorno di festa oggi per le famiglie adottive e per tutti gli aspiranti genitori adottivi – ha sottolineato la vicepresidente della Regione Emilia-Romagna, Elisabetta Gualmini,  all’atto della firma del protocollo – Con la firma così ampia e inclusiva del nuovo Protocollo regionale sulle adozioni,  la Regione Emilia Romagna fa un altro passo in avanti per promuovere la cultura dell’adozione e  il sostegno ai genitori sia nella fase preadottiva che, soprattutto, in quella successiva all’arrivo del minore in famiglia. Ringrazio di cuore – ha aggiunto la vicepresidente – il garante dell’Infanzia prof. Fadiga, il presidente Spadaro, il provveditore regionale e tutti gli enti che hanno firmato per la collaborazione a una delle più belle sfide che la Regione Emilia-Romagna possa affrontare : fare sì che i diritti dei bambini e delle bambine siano sempre e comunque al primo posto”.

Si tratta del terzo protocollo in materia di adozione, dopo un primo siglato nel 2002 e un secondo nel 2014, che meglio determina i ruoli e le funzioni dei vari attori  chiamati in causa nel percorso di adozione e  allarga la platea  dei firmatari al Tribunale per i minorenni,  all’ Ufficio scolastico regionale e alle associazioni di famiglie adottive.

Per il presidente del Tribunale dei minorenni, Giuseppe Spadaro “L’interesse del Tribunale per i Minorenni a partecipare attivamente al lavoro di revisione del protocollo ha come obiettivo quello di promuovere e diffondere la cultura della conoscenza quale strumento per migliorare e potenziare l’efficacia dell ‘agire istituzionale”.

Anche il garante per l’Infanzia, pur nella sua necessaria posizione di terzietà, ha seguito attivamente e con interesse il percorso di definizione del protocollo, richiamando l’importanza dei principi fondamentali della Convenzione ONU sui diritti del fanciullo e in particolare l’interesse del minore, anche in rapporto alle esigenze di qualificazione e organizzazione dei servizi.

I principali punti qualificanti del nuovo protocollo.

Potenziamento della collaborazione tra i vari attori coinvolti (famiglie, scuola, servizi, Tribunale per i minorenni, enti autorizzati alle adozioni internazionali), valorizzando il lavoro di rete tra i diversi soggetti che svolgono un ruolo in materia di adozione;
L’impegno della Regione nell’attività di coordinamento del tavolo tecnico sull’adozione quale luogo di confronto tra pubblico e privato sociale finalizzato al benessere delle famiglie e dei bambini.
Idati sull’adozione in Emilia-Romagna (fonte Sistema informativo regionale – 2014)

In Emilia – Romagna il percorso che porterà gli aspiranti genitori adottivi ad accogliere un bambino in stato di adottabilità, consiste in un primo accesso informativo, un corso di preparazione all’adozione gratuito rivolto agli aspiranti genitori, una  indagine psico-sociale, a cui seguirà la  presentazione delle disponibilità all’adozione presso il Tribunale per i minorenni.

Secondo gli ultimi dati disponibili  (fonte Sistema informativo regionale – 2014) sono 408 i coniugi che si  sono rivolti ai servizi per intraprendere il percorso adottivo, 354 le indagini psico-sociali intraprese dalle equipe Adozioni formate da un’assistente sociale e da uno psicologo. Nello stesso anno di riferimento, gli interventi di accompagnamento post-adottivo avviati dai servizi a favore di neocostituite famiglie adottive residenti in Regione sono stati 157, di cui circa 100 per adozione internazionale.

I bambini adottati da altri Paesi provengono per la maggior parte dall’Europa dell’est (soprattutto dalla Federazione Russa 43 %),  seguono i bambini nati in America meridionale per un 25 % (nati soprattutto in Colombia). Dall’Africa, in particolare Etiopia arrivano il 18% circa dei bambini, e il 14 % dall’Asia (soprattutto dalla Cina e dall’India). La categoria di età più rappresentata  dei bambini è quella compresi nell’età scolare dai 6 ai 10 anni. Il 90% delle famiglie può contare su almeno un anno di sostegno post-adottivo da parte dei servizi dopo l’arrivo dei bambini, di cui il 42% per più di due anni.