Gariboldi-PugnaghiL’indagine ha analizzato la vita quotidiana di 20 scuole dell’infanzia della provincia di Modena per valutare la qualità della relazione educativa.

L’iniziativa, oggetto di uno specifico progetto di ricerca condotto dalla dott.ssa Antonella Pugnaghi, con la supervisione del prof. Antonio Gariboldi, ha avuto una durata triennale (dal 2010 al 2013) ed ha previsto, nella fase di ricerca sul campo, anche la restituzione e discussione dei dati con i gruppi educativi delle diverse scuole, svoltasi nell’anno scolastico 2011/12.

“Osservare, descrivere e valutare ciò che accade quotidianamente all’interno dei servizi per l’infanzia – spiega il prof. Antonio Gariboldi, professore associato di Didattica generale e Pedagogia speciale all’Unimore – significa prendere sul serio la pratica educativa come fonte di conoscenza (il sapere dell’esperienza) e riconoscere la scuola come luogo di costruzione e condivisione di teorie pedagogiche continuamente messe alla prova da una realtà in mutamento”.

Ora, questa singolare esperienza, che ha consentito di analizzare le diverse fisionomie qualitative che connotano i servizi prescolari di Modena, che si impone all’attenzione internazionale e nazionale per l’utilizzo di strumenti di indagine assolutamente innovativi per il nostro Paese, è diventata un libro “Relazione educativa e Organizzazione di contesto. Una ricerca nelle scuole dell’infanzia della provincia di Modena” (ed. Junior -Spaggiari, 2015), con importanti spunti di riflessione per diversi attori sociali, dai responsabili politici coinvolti nella promozione della qualità nell’educazione prescolare, alle singole insegnanti.

L’obiettivo della ricerca era rilevare i tratti salienti delle fisionomie educative (elementi amministrativi, dimensioni organizzative e livelli di qualità relazionale) di alcune scuole dell’infanzia non riconducibili a modelli educativi formalizzati (Montessori, steineriano…).

Il quadro che ne esce è multiforme, frutto di continue evoluzioni e di influenze pedagogiche di natura differente con notevoli eterogeneità sotto il profilo della gestione e della qualità della relazione educativa.

 

La ricerca.

Osservare e valutare la qualità della relazione educativa nella scuola dell’infanzia significa interrogarsi su uno dei primi e fondamentali contesti di esperienza educativa esterni all’ambito familiare. Studiare gli intrecci tra scelte gestionali, assetti organizzativi e modalità relazionali è importante per garantire a ciascun bambino reali opportunità formative sin dalle prime esperienze scolastiche.

 

La metodologia.

Per cogliere la complessità della quotidianità scolastica si sono utilizzati diversi strumenti di ricerca: dalla somministrazione di un questionario finalizzato a recuperare le informazioni relative agli aspetti gestionali ed organizzativi, a interviste a testimoni privilegiati, all’osservazione della giornata educativa tramite il metodo “carta e penna”. Ma, il metodo assolutamente innovativo tuttavia riguarda la videoregistrazione di un’intera giornata scolastica all’interno di ciascun contesto prescolare, analizzata e codificata mediante lo strumento di valutazione CLASS, di origine statunitense, elaborato da un gruppo di ricercatori dell’University of Virginia e ampiamente diffuso in ambito internazionale, utilizzato per la prima volta nel contesto italiano.

“Una ricerca preziosa – afferma la prof.ssa Roberta Cardarello, professore ordinario di Didattica generale e Pedagogia speciale a Unimore – perché aiuta a definire la qualità della relazione educativa, un concetto difficile da definire, che può essere sfuggente. Inoltre la ricerca accademica non dispone facilmente di dati relativi alle esperienze pratiche: questa ricerca – che documenta riccamente la vita e la pratica quotidiana delle scuole –  favorisce l’incontro più proficuo tra teorie e azioni educative”.

 

Risultati della ricerca.

Dalle analisi dei dati emergono quattro tipologie di contesti prescolari contrassegnati da diversi livelli di qualità relazionale e da diverse scelte organizzative e metodologiche. In particolare, si è riscontrata una differente distribuzione nei gruppi rilevati di scuole afferenti ai diversi gruppi gestori (ad esempio nel primo gruppo contrassegnato da livelli elevati di qualità vi sono sia scuole statali, comunali e del privato…) e sono emerse delle correlazioni statisticamente significative con alcuni parametri amministrativi (ore di formazione, ore di compresenza giornaliera e turn over nel gruppo educativo). Nello specifico, è emerso che i gruppi contrassegnati da livelli di qualità relazionale più elevati correlano positivamente con un maggior numero di ore di formazione annuali, un maggior numero di ore di compresenza giornaliera e una minor percentuale di turn over all’interno del team docente.

In particolare, il tempo quotidiano di compresenza di diverse insegnanti nell’ambito della stessa sezione di scuola risulta essere una condizione strutturale favorevole al costituirsi di contesti educativi di qualità, ossia situazioni nelle quali l’adulto riesce a prestare meglio attenzione alle esigenze dei singoli bambini e a garantire la qualità del supporto didattico

 

Profilo A – 6 scuole.

Le sei scuole dell’infanzia appartenenti a questo profilo sono differenti tra loro per gestione e collocazione territoriale ma accomunate da qualità elevata della relazione educativa, in cui si incentivano il protagonismo dei bambini e i processi di costruzione sociale degli apprendimenti.  Si tratta di scuole in cui l’équipe educativa presta costante ascolto ai bambini, mostrando rispetto per i loro ritmi di elaborazione delle esperienze, dando spazio alla progettualità del fare e dello “scoprire facendo”, riconoscendo in ciascun bambino un interlocutore competente, l’insegnante diviene un mediatore dei processi di apprendimento.

 

Profilo B – 4 scuole.

Le scuole appartenenti a questo gruppo sono accomunate da un clima di collaborazione e rispetto con una disomogeneità di qualità relazionale tra i diversi momenti della giornata. L’insegnante in questi casi si concentra prevalentemente sui momenti destinati alle attività didattiche programmate, non riconoscendo la medesima valenza educativa ad altri contesti di vita quotidiana, quali il pranzo e le situazioni di gioco libero, limitandosi ad assumere spesso in tali momenti un ruolo di sorvegliante e garante della sicurezza.

 

Profilo C – 8 scuole.

Il 40% del campione delle scuole coinvolte appartiene a questo profilo qualitativo, che si contraddistingue dai due precedenti soprattutto per quanto riguarda l’ambito inerente al supporto didattico. Si tratta di contesti caratterizzati prevalentemente da modalità di comunicazione direttive, funzionali allo svolgimento rigido di attività progettate dagli adulti e nei quali i bambini vengono relegati spesso in un ruolo essenzialmente esecutivo, senza sollecitarne i contributi sul piano cognitivo e dell’espressione linguistica. Le scuole dell’infanzia afferenti a questo profilo relazionale sono tuttavia caratterizzate da un clima affettivo positivo e rassicurante.

 

Profilo D – 2 scuole.

Un gruppo minoritario di scuole è contrassegnato da livelli bassi in tutti gli ambiti individuati dalla scala di valutazione (supporto emotivo, organizzazione della sezione e supporto didattico). In tali contesti educativi si sono osservati diversi episodi di conflittualità tra i bambini e tra insegnanti e bambini, quest’ultimi gestiti in maniera rigida e direttiva. Si tratta di scuole nelle quali la rigidità che contraddistingue le modalità comunicative tra l’insegnante e i bambini riguarda sia la dimensione verbale che quella non verbale. Tale rigidità si manifesta sia nella conduzione dei momenti di vita quotidiana, quali il contesto del pranzo, sia nelle attività o esperienze di apprendimento delle sequenze didattiche.

“Riconoscere a ciascun bambino il diritto all’educazione sin da piccolo – conclude l’autrice Antonella Pugnaghi di Unimore – significa progettare e realizzare servizi per l’infanzia fondati su scelte pedagogiche idonee a promuovere percorsi di qualità”.

 

Antonella Pugnaghi.

E’ dottore di ricerca in Scienze Umanistiche presso il Dipartimento di Educazione e Scienze Umane di Unimore – Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia e svolge attività di consulenza e formazione nel campo dei servizi educativi 0-3 e delle scuole dell’infanzia. I suoi interessi di ricerca vertono sulla valutazione formativa dei contesti educativi prescolari, con particolare attenzione alla relazione educativa e alla professionalità dell’insegnante.