carcere-sant-annaNon adeguate condizioni di lavoro, carenza di organico, nelle ultime settimane episodi violenti e aggressioni da parte di detenuti in danno del personale: sono questi i motivi per cui si è radicalizzata la protesta delle organizzazioni sindacali della Polizia penitenziaria del carcere di Modena, che da oltre venti giorni non consumano i pasti della mensa.

A riportarlo è Desi Bruno, Garante regionale delle persone private della libertà personale, che nei giorni scorsi si è recato presso la casa circondariale modenese per effettuare alcuni colloqui con i detenuti e incontrare la direttrice, Rosa Alba Casella, e il comandate di reparto della Polizia penitenziaria, Mauro Pellegrino.

Come rileva Bruno “a partire da maggio, a seguito della riapertura della settima e ottava sezione, c’è stata l’assegnazione nella struttura modenese di detenuti che sono stati allontanati da altre carceri per ragioni di sicurezza, nonché di detenuti portatori di disagio psichico. Così, in un contesto detentivo reso più difficile anche dal tendenziale incremento dei numeri nel recente periodo, nonché da singoli ed episodici profili di conflittualità, è cresciuto il livello della tensione nel carcere modenese, anche se-puntualizza la Garante- secondo quanto riferito dalla direzione, i dati relativi al numero di eventi critici e alla carenza di organico sono in linea con il trend regionale”.

In particolare alla figura di garanzia dell’Assemblea “spiace constatare l’attuale durezza dello scontro, risultando evidenti difficoltà di comunicazione fra gli attori coinvolti, in un carcere ben inserito nel contesto cittadino e che era stato all’avanguardia a livello nazionale per la celere e puntuale applicazione delle disposizioni dipartimentali volte all’umanizzazione della pena e all’attuazione del nuovo modello detentivo a custodia aperta, grazie alle sinergia, pur nelle difficoltà, di tutti gli operatori penitenziari locali”. Ecco perché, conclude, “l’auspicio è che la situazione possa presto ricomporsi, tutelando a pieno i diritti e le professionalità degli attori coinvolti”.

Nel carcere di Modena erano presenti 437 detenuti di cui 274 stranieri. 258 i condannati in via definitiva, 92 autori di reati sessuali, 30 le donne. In totale sono 30 le persone ammesse a lavorare all’esterno.