Da una parte arrivano segnali positivi come “la normalizzazione della situazione relativa alla perdurante vacanza del magistrato titolare”, “il dato numero relativo alle presenze in istituto ampiamente sotto controllo” e “l’assunzione con regolare contratto di lavoro di 9 internati nella cooperativa sociale che si occupa di parte dell’azienda agricola e delle serre”. Dall’altra però rimangono criticità come “il nodo irrisolto relativo a un piccolo nucleo di internati stranieri irregolari che non vengono riconosciuti dal Paese di provenienza” e “la sempre più difficile presa in carico da parte dei Servizi territoriali per le tossicodipendenze di appartenenza”.

L’Ufficio della Garante delle persone private della libertà personale dell’Emilia-Romagna si è recato giovedì scorso in visita alla Casa di reclusione di Castelfranco Emilia per effettuare una serie di colloqui con la popolazione internata e per confrontarsi con la referente dell’area educativa su alcune singole posizioni. Per quanto riguarda i rapporti con la Magistratura di sorveglianza, “si registra positivamente che dall’1 agosto è tornato in servizio il magistrato che ha la titolarità della funzione”, segnala Bruno, che riferisce anche di “un ulteriore dato positivo legato alla gestione da parte di una cooperativa sociale dell’azienda agricola e delle serre che ha portato, in questo periodo, all’assunzione con regolare contratto di lavoro di nove internati”.

Tra le preoccupazioni della figura di garanzia dell’Assemblea legislativa, “un piccolo nucleo di internati stranieri irregolari che non vengono riconosciuti dal Paese di provenienza, nei confronti dei quali quindi non si può procedere all’espulsione dallo Stato, anche se richiesta espressamente dall’internato stesso”. Inoltre, spiega la Garante, “potrebbero essere oggetto di persecuzione in ragione delle attuali condizioni politiche del Paese”.

Altra criticità riscontata è la sempre più difficile presa in carico da parte dei Servizi territoriali per le tossicodipendenze di appartenenza che, “a fronte di un progressivo taglio delle risorse a disposizione, sempre più spesso risultano non avere fondi per finanziare programmi di recupero residenziali- chiarisce- nei confronti di soggetti che hanno alle spalle svariate esperienze di progetti fallimentari anche per la mancanza dell’adeguata collaborazione da parte dell’utente”.