economia-circolareUna legge sull’economia circolare, la prima in Italia, con cui l’Emilia-Romagna si è data obiettivi ancor più ambiziosi di quelli fissati dall’Europa. Un forum, non solo virtuale, che si prefigge di mettere insieme istituzioni, associazioni, imprese, scuole e cittadini per far diventare la regione sempre più green. Aziende del territorio, piccole e grandi, che sono riuscite a trasformare i rifiuti in una risorsa, dimostrando che è possibile adottare buone pratiche amiche dell’ambiente trasformandole in idee vincenti sul mercato. Un progetto europeo, di cui sono partner la Regione attraverso Ervet (Emilia-Romagna valorizzazione e territorio) e Città Metropolitana di Bologna, che offre nuove opportunità agli imprenditori decisi ad impegnarsi in questa sfida.

Questa è la carta d’identità dell’economia circolare in Emilia-Romagna. Un modello su cui la Regione ha deciso di scommettere, con una legge specifica, la numero 16 approvata in ottobre 2015, e un forum permanente che chiama in causa direttamente i cittadini. I quali potranno dialogare con istituzioni e associazioni attraverso la piattaforma digitale “Chiudi il cerchio”, che raccoglie anche tutte le informazioni, le azioni, i documenti e i progetti relativi all’economia circolare. Con un obiettivo specifico: censire e integrare ciò che in regione è attivo in questo settore. Alla piazza virtuale si affiancheranno incontri e workshop sul territorio, per favorire la co-progettazione e lo scambio di proposte.
Un’iniziativa che è stata presentata questa mattina in Regione a Bologna, nel corso di un incontro tra istituzioni, imprese e associazioni.

“Siamo convinti che un’economia circolare che funzioni bene possa dare una svolta verde alla nostra regione e al Paese- ha sottolineato l’assessore alle Politiche ambientali, Paola Gazzolo-. Occorre puntare su un nuovo sistema di gestione dei rifiuti, che sia sempre più sostenibile dal punto di vista ambientale, sociale, economico, culturale e scientifico. Per questo ci siamo dati, primi in Italia, una legge che in tema di riduzione, raccolta differenziata e riciclo pone degli obiettivi ancor più ambiziosi di quelli fissati dall’Unione europea. E con il forum che oggi presentiamo- ha aggiunto- chiediamo un impegno diretto a tutta la comunità, perché solo insieme si può vincere la sfida”.

Il Piano regionale per la gestione dei rifiuti e il nuovo Piano energetico.

Riciclo dei rifiuti portato al 70% entro il 2020, raccolta differenziata innalzata al 73% e produzione pro-capite ridotta del 20-25%; introduzione della tariffa puntuale, incentivi ai Comuni più virtuosi e alle imprese green.
Questi gli obiettivi del primo Piano regionale per la gestione dei rifiuti, a cui si affianca un altro strumento concreto messo in campo dalla Regione: il nuovo Piano energetico, che mette a disposizione, tra risorse europee, nazionali e regionali, oltre 245 milioni di euro nei prossimi tre anni per le nuove strategie energetiche dell’Emilia-Romagna. Si tratta di investimenti dedicati allo sviluppo di energie rinnovabili, al risparmio energetico, ai trasporti, alla formazione, alla ricerca e all’innovazione, al rafforzamento dell’economia verde.
“L’economia circolare è una rivoluzione che oggi si combina con l’idea che economia può far rima con sostenibilità-  ha ricordato l’assessore alle Attività produttive ed Energia verde, Palma Costi-. Anzi, direi di più: la competitività passa anche da qui. L’economia verde e la transizione ad un’economia a basso contenuto di carbonio, di cui è permeata la strategia contenuta nel nuovo Piano energetico regionale, è centrale per garantire ed elevare il benessere sociale, economico ed ambientale nel nostro territorio: tutti i livelli del governo locale sono chiamati a partecipare attivamente per accelerare questo processo”.

Anche l’Unione europea è al lavoro su questo fronte. Lo ha ricordato l’europarlamentare Simona Bonafè, relatrice del Pacchetto europeo sull’economia circolare, che tra gli elementi portanti ha il tema della prevenzione dei rifiuti, il mercato delle materie prime secondare, l’uso dei sottoprodotti, la limitazione delle discariche. “Il modello di sviluppo attuale non è più sostenibile- ha affermato Bonafè-. Non possiamo continuare a consumare, a livello globale, più del doppio delle risorse che il Pianeta è in grado di rigenerare. L’economia circolare è l’unica strada da percorrere, e i settori green potranno rappresentare anche un grande volano di crescita economica. Se riusciremo a fare dei rifiuti una risorsa, attraverso una  legislazione europea di riferimento e al tempo stesso con un percorso dal basso come quello che avete avviato in Emilia-Romagna, potremo davvero realizzare un cambio di rotta epocale”.

L’economia circolare che funziona già: le buone pratiche delle aziende.

Bio-on (Bologna). Ha individuato la possibilità di produrre industrialmente una nuova famiglia di poliesteri biodegradabili e naturali ottenuti da co-prodotti o scarti della barbabietola da zucchero.
Leila (Bologna). È una biblioteca delle cose, un luogo dove si possono prendere in prestito oggetti in modo da non doverli acquistare. L’obiettivo dei fondatori è creare una piccola rivoluzione culturale che investa le abitudini quotidiane dei cittadini, l’idea di consumo, di acquisto e di possesso. Rappresenta un esempio funzionante di ‘sharing economy’, un modello economico basato su pratiche di scambio e condivisione anche dei consumi.
Barilla (Parma). Con il progetto “Cartacrusca” ha avviato una collaborazione con la cartiera Favini per la messa a punto di una tipologia di carta in cui il 17% delle fibre cellulosiche sono sostituite dalla crusca derivante dalla lavorazione di grano, orzo, segale e altri cereali.
Amp recycling Srl, Gruppo Ilpa (Ferrara). Si è specializzata nella produzione di Pet (polietilentereftalato) riciclato, ricavato dalla lavorazione di bottiglie di plastica derivanti da raccolta post consumo.
Herambiente (Emilia-Romagna). Nell’ambito della mission di gestore del servizio pubblico di raccolta e delle attività di selezione e avvio al recupero dei rifiuti, ha attivato procedure di separazione dei rifiuti per tipologia e di controllo sulla qualità e conformità dei materiali.

Il progetto europeo Cesme.

Del progetto europeo Cesme (Economia circolare per le piccole e medie imprese), finanziato con oltre 1 milione e 600 mila euro, sono partner la Regione Emilia-Romagna attraverso Ervet (Emilia-Romagna valorizzazione e territorio), e la Città Metropolitana di Bologna. Avviato a inizio 2016, si concluderà nel 2020, con l’obiettivo di promuovere l’accesso delle piccole e medie imprese all’economia circolareattraverso il miglioramento delle politiche locali a loro supporto. Saranno quindi studiati gli ostacoli – legislativi, finanziari e tecnologici – che le aziende incontrano nell’accedere alla circular economy e al tempo stesso saranno quantificati i benefici sociali ed economici collegati al recupero di materia e di energia. Saranno quindi studiati tutti i settori dell’economia circolare: i rifiuti, gli acquisti verdi, le certificazioni di processo e prodotto e le più innovative tecnologie disponibili. /EC

In allegato una foto del convegno e una scheda sulla piazza virtuale “Chiudi il cerchio”, strumento partecipativo del Forum permanente sull’economia circolare.