appenninotoscoemilianoDue progetti  pilota per promuovere una migliore convivenza uomo-lupo e per contenere i danni prodotti all’agricoltura dal cinghiale, una delle specie più impattanti e in espansione.
Sono le ultime due iniziative, in ordine di tempo, volute dalla Regione in collaborazione con il Parco nazionale dell’Appenino tosco-emiliano e quello  regionale dei Gessi bolognesi e calanchi dell’Abbadessa  per  promuovere una corretta gestione  della fauna selvatica, presentate oggi a Bologna. “Siamo di fronte a progetti che, pure nella loro diversità, rappresentano una buona pratica  che vogliamo sostenere e proporre come modello sul territorio– ha detto oggi  a Bologna l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli- contrastare e contenere i danni che la fauna selvatica provoca innanzi tutto al mondo agricolo è possibile, ma per farlo occorre da un lato lavorare sulla prevenzione e l’informazione, dall’altro rafforzare l’azione coordinata sul territorio. E’quello che come Regione siamo impegnati a fare. Pur in un quadro di complessivo miglioramento, rispetto ad alcuni anni fa, persistono zone di forte sofferenza dove la densità della fauna selvatica è eccessiva e insostenibile per l’agricoltura. Questo vale in particolare per il cinghiale, da qui l’importanza del progetto  avviato con il parco dei Gessi Bolognesi.  Nel caso del lupo poi, che è una specie protetta, la prevenzione è  fondamentale. Lo dimostrano gli interventi che abbiamo già finanziato con soddisfazione degli allevatori”.

Sull’avvio dell’intesa per il  Parco dei Gessi si è espresso anche il sindaco del  Comune e della  Città Metropolitana di Bologna Virginio Merola. “Il  ‘tavolo’  – spiega – esprime come possa funzionare una rete di responsabilità condivise su un tema particolarmente sensibile per gli interessi legittimi del territorio, dell’ambiente, dell’economia. In uno scenario complesso come l’attuale, è parso lo strumento collaborativo ed organizzativo più idoneo ad assicurare la continuità della vigilanza, la trasparenza e l’operatività degli interventi, per mettere in sicurezza persone e beni. Senza aspettative miracolistiche ma realisticamente ci diciamo convinti che tale “modalità comunitaria” sia destinata, con la flessibilità e la disponibilità dei soggetti coinvolti, a migliorare la propria efficacia, assicurando quei risultati che tutti – la città di Bologna inclusa – si attendono.”

Danni ad allevamenti e aziende agricole, la diminuzione continua: -60% dal 2008, ma con un andamento differenziato.
Anche nel 2015 si conferma il trend discendente in atto ormai da alcuni anni:  i danni  provocati da uccelli, lupi, cinghiali, caprioli, daini, cervi, lepri e istrici,  accertati su tutto il territorio regionale  – e risarciti al 100% dalla Regione – sono stati infatti  di poco superiori a  1,142 milioni di euro contro il milione e 469mila euro del 2014.  Nel 2008 avevano superato i 3 milioni di euro. La riduzione 2015-2008  supera dunque il 60%.
In particolare i danni da cinghiale sono scesi nel 2015 a meno di 154mila euro rispetto ai quasi 226mila  del 2014, anche se con un andamento differenziato sul territorio,  nel quale permangono situazioni di criticità. Anche i danni da lupo sono in calo: superavano i 120mila euro nel 2011 sono scesi a 64.800 nel 2015 (dato non definitivo).  Tra le specie più impattanti, oltre al cinghiale, lo storno e gli uccelli ittiofagi come il cormorano.

Prevenzione, i bandi della Regione.
La diminuzione dei danni va messi in relazione anche con l’accresciuto impegno della Regione sul fronte della prevenzione.
Per il sostegno alle aziende agricole che vogliono installare recinzioni,  dissuasori acustici e visivi, cani da guardiania,  protezioni elettriche  a bassa intensità e altri presidi  di difesa, il Psr 2014-2020  mette  a disposizione 3 milioni di euro. Di questi, 1,5  milioni sono già stati stanziati con il primo bando uscito l’8 agosto, che rimarrà aperto fino al 31 ottobre. Potranno essere richiesti contributi in conto capitale pari al 100% di una spesa che è compresa dai 3 mila ai 30 mila euro.
E non solo: altre risorse sono in arrivo per i piccoli interventi di prevenzione, con un costo compreso tra 200 e  2.500 euro, grazie  a un bando approvato dalla Giunta che stanzia 200 mila euro direttamente dal bilancio regionale e che prevede procedure più snelle, con scadenza  al 25 ottobre.

Cinghiale: le novità del Piano di controllo nella zona dei Gessi bolognesi. 
Un più stretto coordinamento per migliorare i risultati della gestione del cinghiale nell’area a sud-est di Bologna, un ampio  territorio di 137 ettari  che negli ultimi anni ha visto una situazione particolarmente critica  per quanto riguarda  la presenza di questo ungulato, sia per i danni all’agricoltura, che i crescenti avvistamenti in area urbana.  L’intesa promossa dalla Regione, ha coinvolto il Parco dei Gessi Bolognesi e dei Calanchi dell’Abbadessa, i distretti venatori 1,2,4  dell’ Atc Bo 2, le aziende faunistico venatorie San Salvatore di Casola e Garufola, la Città Metropolitana di Bologna e ha permesso di realizzare per la prima volta  interventi coordinati tra  diversi enti,  per il controllo della popolazione e  la prevenzione dei danni alle aziende agricole. “La vera forza del tavolo che si è costituito è quella di aver condiviso il fatto che ridurre la popolazione del cinghiale in aree vaste sia la base dalla quale partire. Il lavoro comune è l’unico strumento che ci può condurre nella direzione scelta e se saremo tutti coerenti, questa esperienza diverrà un esempio per tutti”, afferma Sandro Ceccoli presidente dell’ente Parchi Emilia Orientale, che comprende anche il parco dei Gessi Bolognesi.
Ma non solo: il Parco prevede che  il ricavato della vendita dei cinghiali ai centri di lavorazione della carne venga utilizzato per l’acquisto di sistemi di prevenzione che vengono ceduti agli agricoltori in comodato gratuito

Parte il PalaLupo Tour.
Convivere con il lupo è possibile, ma per farlo occorre promuovere buone pratiche, sgomberare il campo da pregiudizi, informare la popolazione, coinvolgendo mondo ambientalista, associazioni agricole e venatorie. Con questi obiettivi  nasce la collaborazione tra la Regione Emilia-Romagna e il  Wolf Apennine Center, la struttura specializzata del Parco nazionale dell’Appenino tosco-emiliano.
Tra gli obiettivi:  la mitigazione dei conflitti uomo-lupo e in generale con i diversi portatori di interesse; la soluzione delle problematiche di tipo sanitario; il monitoraggio della popolazione anche  attraverso un sistema di  rilevazione satellitare; le campagne di informazione e sensibilizzazione.
Su quest’ultimo aspetto è stato avviato  il progetto PalaLupo, una struttura attrezzata, gonfiabile  e itinerante, che ospiterà incontri con gli allevatori, le scuole, la cittadinanza. “Il ritorno del lupo su tutto l’Appennino –  ha sottolineato il presidente del parco Fausto Giovanelli –  rappresenta  una ricchezza per l’ambiente e la biodiversità, ma anche  un problema con aspetti nuovi per la convivenza con gli insediamenti umani,  oltre che con alcune attività economiche. I conflitti attuali e potenziali vanno gestiti con misure di prevenzione efficaci e con  una reale e rapida azione di indennizzo, quale quella che il Parco nazionale può garantire all’interno del proprio perimetro. Il Parco è lieto di poter mettere a disposizione la propria esperienza maturata, fin dal 2012, dal Wolf Apennine Center quale centro permanente di riferimento istituzionale per la gestione del lupo”.
Previste anche l’attività di un  nucleo  di cani antiveleno  addestrato dal Corpo forestale dello Stato e l’app “Mappa il randagio”, scaricabile dal sito www.lifemircolupo.it per segnalare  l’avvistamento di cani randagi per contrastare il fenomeno dell’ibridazione.

Nella foto: l’assessore  Caselli e i presidenti  Giovanelli e Ceccoli davanti al PalaLupo