“Ormai da diversi anni le amministrazioni locali devono trovare con sempre maggiori difficoltà la quadratura di bilancio tra le scarse risorse ed il mantenimento del medesimo livello di servizi: è per questo che riteniamo siano maturi i tempi per saltare l’ostacolo. Ovvero, siamo convinti che la fusione dei comuni di Gattatico, Sant’Ilario d’Enza e Campegine rappresenti una opportunità da cogliere. Parafrasando Manzoni questa fusione s’ha da fare”. Lapam Confartigianato, Confcommercio, Confesercenti e Cna della Val d’Enza intervengono sul percorso di fusione in atto tra i tre comuni della Valle.

“Siamo convinti – riprendono le associazioni di Rete Imprese Italia – che si possano difendere e tutelare l’identità dei piccoli centri del nostro territorio e cogliere nel contempo quelle opportunità economiche e di crescita derivanti dalla fusione dei comuni, non fermandosi alla sola gestione associata di alcuni servizi. Solo amministrando aree più ampie unitariamente si ha la possibilità di incidere sulle politiche economiche e sociali con un peso non indifferente sullo scenario regionale. Ma sono soprattutto i vantaggi economici derivanti da un processo di riorganizzazione istituzionale, così come prospettato, a rendere l’opzione della fusione non più rinviabile: i contributi messi a disposizione dalla Regione e dallo Stato ammontano a circa 19 milioni e 500mila euro. Senza considerare il fatto che, per legge, i nuovi comuni avrebbero la precedenza sui bandi per i finanziamenti erogati dalla Regione”. Queste alcune delle motivazioni che Cna, Confesercenti, Confcommercio e Lapam Confartigianato portano in favore della fusione. Ma c’è di più: “In Val Samoggia i 5 comuni che nel 2014 hanno deciso di fondersi, iniziano a trarre i primi significativi benefici dalla scelta intrapresa; per effetto dei contributi ricevuti e alla possibilità di liberare risorse, per altro vincolate, è stato possibile mettere in campo investimenti, deliberare strumenti di gestione unitaria, realizzare nuove scuole, nonché attrarre investitori esteri”.
Le associazioni aderenti a Rete Imprese Italia concludono: “La maggiore disponibilità di risorse economiche che arriverà in caso di fusione, però, dovrà essere utilizzata per riorganizzare, potenziare e migliorare i servizi in favore di cittadini e imprese; ridurre la pressione fiscale locale (tassa rifiuti, tassa occupazione, imposta pubblcità, IMU, Addizionale Irpef, ecc…). Pensiamo inoltre sia strategico ed indispensabile realizzare un progetto ampio per lo sviluppo e la promozione del territorio, attraverso un Patto per lo sviluppo, valutando insieme la connotazione e l’identità che vorremo dare al nostro territorio nei prossimi 20 anni. Tutto ciò incentivando e favorendo la voglia di fare impresa dei cittadini e conseguentemente incrementando l’occupazione”.

La fusione porterebbe ad una uniformità delle norme comunali sui tributi e sui pubblici esercizi sino ad arrivare all’ottimizzazione del personale di polizia per l’esercizio del controllo del territorio e del personale amministrativo.