In seguito alla recente nomina di Egidio Sosio come disability manager di Bologna, sono stati sollevati molti interrogativi sulle caratteristiche di questa figura, ancora poco conosciuta, e sul ruolo che dovrà avere. Come SIDIMA – Società Italiana Disability Manager, proponiamo quindi qualche chiarimento sul tema.

«Anzitutto, il disability manager è un professionista» spiega Rodolfo Dalla Mora, presidente di SIDIMA. «Gli iscritti alla SIDIMA, ad esempio, hanno seguito un apposito corso universitario di perfezionamento. È comunque possibile provenire da percorsi formativi differenti, anche perché si tratta di una competenza aggiuntiva che integra una professionalità preesistente (come quella di architetto, avvocato, assistente sociale, ecc.). In ogni caso, resta il fatto che disability manager deve essere un tecnico di alto livello, selezionato in base al curriculum e alle competenze, che risponde direttamente al Sindaco o al Direttore Generale».

Non è quindi un ruolo politico, come quello di un assessore. E non si tratta nemmeno di un semplice volontario, né di una persona che agisce in rappresentanza di qualche associazione: questa è una funzione importantissima, che tuttavia viene già svolta dalle Consulte delle persone con disabilità. Il disability manager ha un ruolo ben diverso: deve avere un budget d’azione e, come ogni tecnico, deve essere remunerato. La remunerazione, d’altra parte, corrisponde a una chiara responsabilità: il disability manager infatti ha il compito di vigilare affinché l’attività degli uffici comunali rispetti la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità.

È inoltre una figura chiamata a supervisionare le politiche del territorio, in ogni ambito: «L’accessibilità è uno degli aspetti chiave», continua Dalla Mora, «ma pensiamo anche alle politiche sociali, a quelle per la mobilità, per la casa, per l’inclusione scolastica o l’inserimento lavorativo.
Il disability manager deve lavorare affinché tutti gli attori istituzionali, quando pianificano, quando decidono, si chiedano: “Questa decisione che effetto avrà sulle persone con disabilità? Come posso far sì che questo accordo sulle case popolari, queste linee di indirizzo per i servizi sociali, questo regolamento edilizio rispettino e promuovano i diritti delle persone disabili?”». A tale funzione di controllo si aggiunge poi quella propositiva: il professionista deve anche suggerire all’Amministrazione possibili linee di intervento.

Per essere efficace, però, il disability manager deve avere una sua autonomia e una reale capacità d’azione. «Purtroppo è frequente che, soprattutto in campagna elettorale, i politici promettano di assumere questa figura senza nemmeno sapere di cosa si tratta», prosegue il presidente di SIDIMA. «Così nominano un “disability manager” puramente di facciata, che di fatto risulta svuotato di qualsiasi prerogativa. Oppure diventa un sostituto della Consulta, un pretesto per bypassarla». Il che sarebbe un esito paradossale per il disability manager, che nasce proprio come “facilitatore di reti”, in grado di connettere cittadini, associazioni e amministrazione comunale.

«Noi ci auguriamo che Bologna sappia cogliere questa opportunità nel modo giusto, e che Egidio Sosio venga messo nelle condizioni di svolgere il suo lavoro con professionalità ed efficacia. Naturalmente come SIDIMA siamo assolutamente disponibili a collaborare con Sosio e con l’Amministrazione bolognese, anche offrendo la nostra consulenza nel definire il ruolo del nuovo disability manager.
Al quale, in ogni caso, auguriamo di cuore un buon lavoro».