“Fin dal primo momento il Comune, per quanto di sua competenza, è impegnato attivamente per capire l’origine e l’estensione dei valori anomali di ammoniaca rilevati nell’area in prossimità della cava Rubbiani. Stiamo lavorando con gli altri enti istituzionalmente deputati ai controlli ambientali per verificare la fonte di provenienza dell’ammoniaca in modo da risolvere il problema”.

Lo ribadisce l’assessore all’Ambiente del Comune di Modena Giulio Guerzoni in seguito alla segnalazione della consigliera di San Cesario Sabina Piccinini riportata dagli organi di informazione, sottolineando che al Comune non è giunta alcuna comunicazione in merito alla presenza di valori anomali di ammoniaca in falda rilevati dall’analisi condotta da un laboratorio privato sull’acqua di una fontana di proprietà di un residente. Comunicazione che avrebbe permesso all’Amministrazione di effettuare le opportune verifiche sul campo.

“Dispiace – prosegue l’assessore – che qualcuno voglia fraintendere quello che abbiamo già detto ad agosto e ribadito non più di due settimane fa: l’acqua potabile proveniente dall’acquedotto è sicura e non è né può essere in alcun modo contaminata dall’acqua di falda affiorante in cava”. L’acquedotto che serve la città di Modena infatti pesca l’acqua potabile in pozzi a circa cento metri di profondità utilizzando campi acquiferi situati nella conoide del fiume Secchia che si trovano a monte e nettamente separati dall’area di cava collocata, dal punto di vista idrogeologico, nella conoide del fiume Panaro. Altra cosa sono invece i pozzi privati, come quello da cui proviene l’acqua fatta analizzare in questi giorni da un residente nella zona di stradello San Damaso prossima all’area di cava Rubbiani. I tecnici del Comune hanno già programmato un sopralluogo sul posto ma è opportuno sciogliere un equivoco di fondo che sembra rimanere: nelle zone servite dall’acquedotto, i regolamenti regionali non consentono di prassi l’approvvigionamento di acqua tramite i pozzi. Nel caso in cui un residente abbia modo di prelevare acqua da un pozzo privato (che deve essere censito e autorizzato, con installazione di contatori per misurare i consumi), la verifica della potabilità è a suo carico. Inoltre, nel territorio modenese, per poter avere buoni requisiti di potabilità, l’acqua deve essere di norma pescata a oltre 50 metri di profondità; nei pozzi superficiali l’unica destinazione possibile rimane l’uso irriguo. “Bisogna dunque – afferma ancora l’assessore Guerzoni – fare molta attenzione a non fare confusione quando si definisce potabile l’acqua: quella proveniente dall’acquedotto è sicura e la potabilità è garantita. Quella prelevata dai pozzi privati, in particolare se superficiali, invece non sempre ha le caratteristiche necessarie per l’uso potabile”.

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