colori-fiera-district“Se ci blocchi i lavori, ti prendi anche la responsabilità dell’allungamento dei tempi di realizzazione delle opere e dell’aumento dei costi?”. Due domande sparate a bruciapelo al cuore dell’architetto giapponese Inazuka, stretto collaboratore di Kenzo Tange, ebbero due effetti immediati: da un lato impedirono l’interruzione dei lavori di uno dei più grandi cantieri (il Fiera District) aperti a Bologna sul finire del XX secolo e, dall’altro, consentirono di ottenere una volta per tutte un unico e identico colore per le torri (come per travi, colonne e pilastri) di tutto il primo centro direzionale realizzato sotto le Due Torri dalla metà degli anni ’70 in poi del secolo scorso.

Era il 18 luglio 1979 e le due domande strategiche vennero poste, in modo pacato e deciso, da Giulio Maccaferri che quelle vicende le visse in prima persona e le racconta nel volume “I colori del Fiera District. Il risolutivo contributo all’immagine dell’opera di Kenzo Tange” che, edito dalla Pendragon di Bologna, viene presentato ufficialmente il 9 novembre 2016, alle 17 nel Salone de’ Carracci, storica sede di UniCredit a Bologna, in via Zamboni 20, nel corso di un incontro aperto dai saluti di Marco Vinicio Zanella, Area Manager Bologna di UniCredit e alla  presenza di numerosi ospiti.

Ricco di fotografie originali e repertori, il libro di Maccaferri prende le mosse da quanto accaduto tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, quando la Banca del Monte di Bologna e Ravenna (poi confluita in UniCredit) decide di costruire la sua nuova sede nel nuovo quartiere di fianco alla Fiera, il Fiera District. Un edificio che venne realizzato in contemporanea con il nuovo ingresso della Fiera e con le nuove sedi di Cna e Legacoop.

In quel periodo Giulio Maccaferri era a capo dell’Ufficio tecnico della Banca del Monte e, di fatto, dal 4 aprile 1973 si trovava a curare aspetti relativi agli appalti e all’andamento dei lavori di costruzione della nuova sede del suo Istituto nel cuore del Fiera District. Una sede di 6500 metri quadri dove la Banca del Monte avrebbe trasferito Presidenza e Direzione generale, lasciando lo storico quartier generale di via Indipendenza. Una felice coincidenza volle che l’apertura dei cantieri dell’intero comparto del Fiera District coincidesse proprio con l’apertura di quelli della nuova sede della Banca del Monte che si trovò a giocare il ruolo di apripista di tutte le operazioni di avvio del centro direzionale bolognese.

Dalla sua posizione, Giulio Maccaferri aveva il contatto diretto con gli staff dirigenziali di tutti i soggetti coinvolti, con i progettisti e i direttori dei lavori di ogni singola committenza e impresa appaltatrice. Inoltre, con il suo buon inglese, perfezionato negli anni di lavoro in Africa alle dipendenze della Stirling Astaldi, Maccaferri dialogava direttamente con Kenzo Tange e con lo staff del suo studio di progettazione. Faceva, addirittura, da traduttore tra questi e i committenti negli incontri privati, come nelle situazioni ufficiali.

Nella “Grande Avventura” (com’è definita da Maccaferri la vicenda raccontata nel volume) si trovò a lavorare con alcuni dei migliori progettisti allora operanti a Bologna (architetti come Ferdinando Forlay, Giampaolo Mazzucato, Gabor Acs e Leone Pancaldi; ingegneri come Claudio Comani e Renzo Masetti), così come con i massimi dirigenti d’azienda (Fernando Filicori, presidente Finanziaria Fiere; Mario Tamburini, direttore della Grandi Lavori; presidenti e direttori della Banca del Monte come Dagoberto Degli Esposti, Renzo Predi, Gianni Campi, Danilo Bellei e Fedrigon) e gli amministratori comunali di quel periodo (il sindaco di Bologna Renato Zangheri, scomparso all’inizio di agosto 2015, e assessori comunali come Pier Luigi Cervellati e Armando Sarti); respirò l’atmosfera di grande progettualità urbanistica e architettonica che animava tutta Bologna sin dagli inizi degli anni ’60.

Fortuna sua (e nostra) ha voluto che, di tutto il lavoro macinato nei dieci anni (1973-1983) di realizzazione della nuova sede della Banca del Monte, Giulio Maccaferri abbia conservato documenti, verbali di riunioni, disegni, elaborati grafici e non poche foto che ha restituito in questo volume.

Il suo racconto non sta solo nel rapporto dei tanti passaggi burocratici, degli innumerevoli sopralluoghi di cantiere, degli estenuanti confronti tra committenti e progettisti. È qualcosa di più. È la carta di identità di un’etica. L’etica del ruolo ricoperto e della responsabilità delle proprie azioni, l’etica del lavoro.

Il volume “I colori del Fiera District” è arricchito da una serie di schede sui personaggi di spicco che lavorarono alla realizzazione del Fiera District e da due sezioni, curate dal giornalista Nicodemo Mele, che riguardano l’elenco sistematico dei protagonisti della “Grande Avventura” (i progettisti del team di Kenzo Tange come quelli dell’Ufficio tecnico della Banca del Monte, i dirigenti di quest’ultima come quelli della Grandi Lavori, e così via) e la cronologia dei fatti che determinarono la realizzazione del sede della Banca del Monte (prima) e del Fiera District (poi).

 

Nelle foto: Marco Vinicio Zanella, Responsabile Area commerciale Bologna UniCredit, con la famiglia Maccaferri