mezzalunaNella giornata di lunedì 7 novembre, personale della Squadra Mobile di Bologna ha eseguito una ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP presso il Tribunale nei confronti del cittadino marocchino E.M.H., di 26 anni, autore di una rapina commessa ai danni di un gruppo di ragazzi bolognesi.

I fatti risalgono alla notte tra il 2 e il 3 agosto scorso quando, verso l’una, due volanti della Polizia di Stato intervenivano nel parco pubblico situato tra via della Dozza e via Ferrarese dove due gruppi di giovani ragazzi avevano subito un aggressione a scopo di rapina da parte di un uomo straniero armato di coltello.

Il primo gruppo di ragazzi raccontava che l’uomo probabilmente nordafricano, con il casco tipo jet indossato, un paio di occhiali da sole e un giubbotto invernale, si era avvicinato ad uno di loro puntandogli un coltello a mezzaluna privo di una parte del manico al viso intimando a tutti di consegnargli i telefoni cellulari. Il ragazzo minacciato riusciva a divincolarsi fuggendo con il resto del gruppo.

A questo punto il rapinatore avvicinava un altro gruppo di ragazzi che stazionava a breve distanza dal primo gruppo minacciando i giovani con la stessa arma. I ragazzi tentavano la fuga ma uno di loro inciampava consentendo al magrebino di bloccarlo e sottrargli il telefono cellulare, nonché utilizzarlo come ostaggio al fine di farsi consegnare i cellulari dal resto del gruppo nel frattempo tornato indietro vista la situazione.

Il lavoro investigativo posto in essere dagli uomini della quarta sezione contrasto al crimine diffuso della Squadra Mobile ha consentito di ricostruire la dinamica degli eventi e a individuare il rapinatore.

Dai racconti delle vittime emergeva che il rapinatore seppur indossante casco da moto e occhiali da sole aveva il viso scoperto. Tutti sarebbero stati in grado di riconoscerlo ed in particolare uno dei ragazzi ricordava che avesse frequentato lo stesso istituto superiore.

Questi elementi investigativi, oltre al fatto che l’autore del grave fatto di reato è stato riconosciuto da tutti i ragazzi che avevano assistito alla scena, ha consentito  la Squadra Mobile a concentrare le indagini su E.M.H. marocchino di 26 anni già condannato più volte per rapine similari.

La comparazione con episodi analoghi portava a sospettare lo stesso soggetto per una tentata rapina avvenuta all’alba dello stesso giorno. Alle ore 06.00 circa del 3 di agosto infatti un soggetto magrebino con casco tipo jet, occhiali da sole e giubbotto invernale si introduceva all’interno dell’edicola sita in via Stalingrado nr. 154/A minacciando il titolare con un coltello a mezzaluna privo di una parte del manico. Le urla dell’edicolante al fine di richiedere aiuto mettevano in fuga il rapinatore.

Anche l’edicolante riferiva di essere in grado di riconoscere il rapinatore indicandolo tra l’altro come il soggetto che aveva fatto da palo durante una rapina subita dal suo collega all’interno della stessa edicola nel 2015.

Tutti i ragazzi del primo e del secondo gruppo specificavano che il rapinatore aveva una cicatrice a forma di mezzaluna sulla guancia destra dal naso fino a metà guancia.

Venivano recuperate alcune foto che mostravano l’uomo con un cerotto sulla guancia destra e successivamente con una cicatrice identica a quella descritta dalle vittime. Veniva anche accertato che il soggetto la notte delle rapine era agli arresti domiciliari in prossimità dei luoghi dove i ragazzi stazionavano e dell’edicola. Tutte le vittime riconoscevano con assoluta certezza nelle foto loro mostrate di E.M.H. il bieco rapinatore.

Il 7 novembre il G.I.P. presso il Tribunale di Bologna dr. Mirko Margiocco, accogliendo la richiesta del P.M. titolare dell’indagine dr. Domenico Ambrosino, disponeva l’applicazione della custodia cautelare in carcere nei confronti di E.M.H. in relazione alle due tentate rapine aggravate e continuate e alla rapina aggravata, nonché al possesso ingiustificato di strumenti atti ad offendere e all’evasione dagli arresti domiciliari.

Nel corso della perquisizione eseguita nei confronti del magrebino venivano rinvenuti: il coltello a mezzaluna privo di una parte di manico con il quale sono state commesse le rapine; il giubboto e gli occhiali indossati dal rapinatore.