violenza-donneIn occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1999 e celebrata lo scorso venerdì 25 novembre, a Reggio Emilia sono in programma una serie di iniziative volte a sensibilizzare e approfondire le diverse sfaccettature della tematica. Tra queste, la proiezione di due film, entrambi nella serata di martedì 29 novembre alle ore 21 al cinema Cristallo, e una serie di iniziative e incontri promossi dall’associazione Nondasola per i vent’anni di attività e da Rtm (Reggio Terzo Mondo).

Fino alla fine del mese, inoltre, all’interno della Biblioteca Panizzi è allestita una vetrina mobile dove poter consultare una bibliografia a tema sulla violenza contro le donne.

Il Comune di Reggio Emilia è impegnato in prima linea nella lotta contro la violenza, contro ogni forma di discriminazione e nel riconoscimento del valore della differenza di genere; da 20 anni si occupa attivamente del contrasto alla violenza maschile nei confronti delle donne, tramite la collaborazione con l’associazione Nondasola che, dal 1997, gestisce il Centro antiviolenza.

Nel 2006, su proposta dell’Amministrazione comunale, nasce il Tavolo interistituzionale di contrasto alla violenza sulle donne di Reggio Emilia, cui aderiscono tutte le Istituzioni che, nell’ambito delle loro competenze, affrontano il tema della violenza: Prefettura, Tribunale, Procura della Repubblica, Questura, Comando provinciale dei Carabinieri, Azienda sanitaria locale, Azienda ospedaliera Santa Maria Nuova, Ufficio scolastico provinciale, Ordine degli avvocati di Reggio Emilia, Associazione Nondasola, Forum donne giuriste, Provincia di Reggio Emilia, Consigliera di parità provinciale di Reggio Emilia.

Nel giugno 2007 le istituzioni hanno firmato un primo Protocollo d’intenti e nel giugno 2008 un Protocollo operativo, rivisitato nel 2011, per coordinare le rispettive competenze, con l’obiettivo di facilitare e rendere più efficace il percorso delle donne dopo l’emergere della violenza subita.

Prevenzione e informazione sono due dei temi sui quali si è focalizzato il lavoro del Tavolo nell’ultimo anno, grazie a un coordinamento che ha cercato di definire ulteriormente non solo un sistema di intervento per permettere alle donne di chiedere aiuto in maniera sicura e tutelata, ma agendo anche a livello di cultura.

HANNO DETTO – “Per il Comune di Reggio e per le istituzioni che compongono il Tavolo il lavoro di contrasto alla violenza di genere è una priorità e lo è tutto l’anno attraverso azioni concrete di ascolto, prevenzione, accompagnamento –  ha detto oggi l’assessora comunale alle Pari opportunità Natalia Maramotti alla stampa presentando i dati del fenomeno relativi al 2015 e alla prima parte di quest’anno – Purtroppo non registriamo una flessione del fenomeno, anzi l’Emilia Romagna risulta avere dati più alti, che fanno pensare a una maggior incidenza del problema. Ma in realtà questo è anche un territorio in cui le donne hanno maggiori possibilità di ascolto e dove è più agevole intercettare questo fenomeno. Questo grazie anche alla franchezza con cui le diversi istituzioni nella nostra città trattano questo tema e il loro compito in uno spirito di collaborazione reciproca”.

“I dati del primo semestre del 2016 farebbero pensare a un forte incremento dei fenomeni di stalking, maltrattamenti familiari e di violenza sessuale, rispetto al 2015. Ma nonostante questi numeri, non è detto che davvero ci sia un aumento degli illeciti quanto una maggiore emersione di un fenomeno che spesso non esce allo scoperto. I dati aumentano perché aumenta la coscienza della vittima che non vuole più subire e perché cresce la rete di sostegno attorno alla vittima” ha aggiunto il procuratore della Repubblica Giorgio Grandinetti.

All’incontro con la stampa sono intervenuti i diversi rappresentanti del Tavolo interistituzionale di contrasto alla violenza sulle donne di Reggio Emilia, illustrando i dati di rispettiva competenza e fornendo lo spaccato del fenomeno che ciascuno intercetta. Sono intervenuti Alessandra Campani dell’associazione Nondasola, Giovanna Fava del Forum donne giuriste, Germana Corradini dirigente dei Servizi sociali del Comune di Reggio, Maria Stella d’Andrea criminologa dell’Ausl, Raffaella Pellini dell’Ordine degli avvocati, Francesca Ghirri del Servizio legale del Comune di Reggio, Antonietta Cestaro dell’Ufficio scolastico provinciale e Maria Mondelli consigliera di Parità della Provincia di Reggio.

I DATI NAZIONALI SULLA VIOLENZA

In base ai dati emersi dall’ultima ricerca Istat (“Sicurezza delle donne” 2015), in Italia 1 donna su3  – quasi 7 milioni – tra i 16 e i 70 anni, nel corso della propria vita ha subito qualche forma di violenza fisica o sessuale, mentre 1 su 20 ha subito violenze più gravi come stupri o tentati stupri.

A commettere i reati più gravi sono soprattutto i partner attuali o gli ex, autori del 63% degli stupri. Nel 38% dei casi la donna ha subito ferite, nel 36% ha temuto per la propria vita. 1 donna su 10 che ha subito violenza, vi è stata sottoposta durante la gravidanza. Le violenze subite da parte degli ex partner sono o vengono percepite come più gravi rispetto a quelle del partner e producono diversi effetti psicologici e fisici.

L’11% delle donne ha dichiarato di aver subito qualche forma di violenza sessuale prima dei 16 anni, prevalentemente ad opera di persone conosciute (quasi l’80%).

Emerge anche un fenomeno di trasmissione intergenerazionale della violenza.

Partner violenti risultano essere stati spesso vittime di violenza da parte dei genitori, mentre tra le donne vittime di violenze sessuali prima dei 16 anni l’incidenza di violenza fisica o sessuale da adulte è assai elevata (sino a oltre il 60% dei casi).

Le donne più esposte alla violenza sono le separate o divorziate, in modo particolare nella fascia tra i 25 e i 44 anni, tra le più istruite (con laurea o diploma), tra quelle che lavorano in posizioni professionali più elevate o che sono in cerca di occupazione. Altra categoria a rischio sono le donne con problemi di salute o disabilità, vittime di violenza nel 36% dei casi.

Sempre a livello nazioanle le donne straniere hanno subito violenza fisica o sessuale in misura simile alle italiane nel corso della vita. Risultano più esposte alla violenza fisica (26% contro 20%) e meno esposte a quella sessuale (16% contro 21%), ma non agli stupri. Le italiane subiscono soprattutto violenze sessuali meno gravi come le molestie da parte di sconosciuti, mentre le donne straniere sono esposte in modo particolare alle azioni violente del partner o ex partner. Tra le straniere, sono più spesso vittime di violenza le donne moldave (37%), rumene (34%) e ucraine (33%). Seguono le donne marocchine (22%), albanesi (19%) e cinesi (16%).

Il confronto tra i dati raccolti a livello locale e quelli nazionali forniti dall’Istat (Indagine “Sicurezza delle donne” 2014) rivela l’esistenza di dinamiche simili per quanto riguarda il tipo di violenza prevalente, le caratteristiche degli autori e delle vittime.

Il dato più noto è che a commettere i reati più gravi sono soprattutto i partner attuali o gli ex. Secondo l’Istat queste figure sono autori di oltre il 60% degli stupri.

Anche la fascia di età in cui l’esposizione alla violenza è maggiore risulta la stessa: attorno i 30-40 anni.

 

LA SITUAZIONE LOCALE

Nel corso del 2015 sono state 337 le donne accolte da Nondasola all’interno della struttura protetta, per lo più italiane: di queste, 267 hanno figli con cui convivono e che hanno assistito alla violenza. Nella tipologia di reati di cui le donne sono vittime, la maggioranza sono di tipo fisico e psicologico. Numerose anche le violenze di tipo economico.

Nei primi 10 mesi del 2016 le donne che si sono rivolte al centro antiviolenza sono state complessivamente 191.

Le variabili età, appartenenza sociale e livello di istruzione non sono determinanti nella caratterizzazione delle vittime di violenza: a essere maggiormente colpite, tuttavia, sono le donne nella fascia d’età compresa tra 18 e 50 anni.

Non tutte le donne decidono di percorrere la strada della denuncia, quindi c’è chi si rivolge al centro antiviolenza per chiedere aiuto ma non se la sente di intraprendere un percorso giudiziario: su 337 episodi di violenza solo 85 donne hanno deciso di fare denuncia.

Per quanto riguarda l’autore che agisce violenza nei confronti delle donne, dai dati 2015 del Centro Antiviolenza emerge che nella maggioranza dei casi si tratta di una persona familiare: coniuge, convivente, fidanzato o ex partner; la metà delle violenze agite nel 2015 sono riconducibili a uomini che hanno una fascia d’età che va dai 40 ai 59 anni.

Si registra inoltre il dato relativo al funzionamento della rete ed emerge che le donne che accedono al Centro Antiviolenza per cercare un aiuto, precedentemente si sono rivolte ad altri punti antenna in primis rete amicale, Forze dell’Ordine, Servizi Sociali, pronto Soccorso, avvocato.

Nel 2015 le vittime di violenze che si sono rivolte al Pronto Soccorso sono state 356, nei primi dieci mesi del 2016 sono state invece 172.

In aumento invece sono le donne in contatto con i Servizi sociali.

Per quanto riguarda i Servizi sociali del Comune di Reggio Emilia nel 2015 sono state 10 le donne che si sono rivolte ai Poli per casi di violenza sia fisica, sia psicologica, e 95 le donne con prese in carico aperta oppure chiusa nel 2016, con scheda violenza compilata.

Gli operatori dell’unità di strada del progetto Rosemary, che opera nell’ambito della prevenzione e contrasto allo sfruttamento sessuale, hanno segnalato che sono 30 le donne inserite nei percorsi di protezione sociale per vittime di sfruttamento sessuale e tratta che hanno subito ulteriori violenze psicologiche e fisiche e 5 le donne che hanno segnalato di avere subito violenza solo fisica.

In linea con quanto evidenziato dall’indagine Istat, anche a Reggio Emilia è emersa una maggiore consapevolezza delle donne nel riconoscere la violenza e nel denunciarla. Grazie all’opera di sensibilizzazione e informazione, c’è meno vergogna a parlarne con qualcuno e nel chiedere aiuto ai servizi pubblici e specializzati, come i centri antiviolenza.

 

ULTERIORI AZIONI – È in fase conclusiva il percorso per la modifica dello Statuto comunale, per dare al Comune la possibilità di costituirsi come parte civile nei processi, a testimonianza di un impegno crescente nel contrastare il fenomeno della violenza sulle donne.

In occasione della Giornata internazionale contro le mutilazioni genitali femminili che si è tenuta lo scorso 16 febbraio, è stata presentata la pubblicazione “Riprendermi la libertà. Mutilazioni genitali femminili. L’esperienza di Reggio Emilia”. Il libro racconta il percorso realizzato dal Comune di Reggio Emilia, inserito nel contesto più ampio del progetto regionale di sensibilizzazione e informazione per la prevenzione e il contrasto delle mutilazioni genitali femminili di cui Reggio Emilia è capofila per il territorio provinciale.

 

LA SERATA AL CINEMA CRISTALLO – Martedì 29 novembre, alle ore 21, il cinema Cristallo (via Ferrari Bonini 4) ospita la proiezione di due prime visioni: il cortometraggio “Shok” e il lungometraggio “Enklave”. La serata, organizzata dal Comune di Reggio Emilia in collaborazione con Rtm – Volontari nel mondo e l’asssociazione Nondasola, con il sostegno dell’Unione Europea, ha l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sul tema della violenza sulle donne e raccogliere fondi da destinare al progetto di Rtm “Aware”, per l’empowerment di donne rurali in Kosovo. Il biglietto di ingresso è di 10 €.

 

Le prevendite dei biglietti sono disponibili presso Ravinala Bottega del Mondo in via Guido da Castello 6 (RE) o chiamando RTM al 0522/514205.

“Shok”, scritto e diretto da Jamie Donoughue, ed entrato nella cinquina 2016 perBest Live Action Short Film degli 88esimiAcademy Awards, è ambientato in Kosovo durante la repressione degli anni Novanta e inquadra l’amicizia tra due ragazzi, testata fino allo spasimo durante la guerra.

“Enclave”, film del regista Goran Radovanovic vincitore di Bergamo Film Meeting 2016, racconta la vita di un bambino serbo che vive in un villaggio albanese nel Kosovo post bellico del 2004. Un matrimonio, un funerale e due comunità divise dall’odio. Il rapporto tra i due bambini Nenad e Bashkim come specchio del conflitto e unico spazio per il cambiamento. Il film di Radovanovič è stato presentato agli Oscar del 2016.

 

LE INIZIATIVE DI NONDASOLA – In concomitanza con le iniziative promosse per la Giornata mondiale contro la violenza alle donne, sono in programma una serie di appuntamenti per festeggiare i vent’anni di attività dell’associazione Nondasola.

Venerdì 2 dicembre, nel Palazzo del Monte (via Carducci 1/a) di Reggio Emilia, dalle ore 16 alle 19.30, si svolge il seminario “Relazione tra donne: pratiche generative di forza e autorità”, con la partecipazione di: Federica Giardini, docente di filosofia politica all’università di Roma tre; Liliana Rampello, critica letteraria e saggista; Marisa Guarnieri, della Casa delle donne maltrattate di Milano, e Alessandra Campani, socia fondatrice di Nondasola.  Sabato 17 dicembre è invece in programma il seminario “10 anni senza smettere di guardarci. La relazione interculturale nei panni delle donne” con interventi di Annamaria Rivera, docente di Antropologia dell’Università di Bari ed editorialista de Il Manifesto, e rappresentanti del progetto Lunenomadi di Nondasola, del Centro interculturale Casa di Ramia di Verona e dell’associazione Re-generatioin (Rete together). L’appuntamento si svolge dalle ore 9 alle 13 nella Sala di Vittorio della Camera del lavoro di Reggio Emilia.

Le iniziative per  i vent’anni dell’associazione Nondasola sono patrocinate  dal Comune di Reggio Emilia e hanno il sostegno di Auser Reggio Emilia, Cgil Reggio Emilia, Associazione Mogli Medici italiani, Coopservice, Assicoop Emilia Nord e Banco cooperativo emiliano.

 

VIOLENZA SULLE DONNE A REGGIO EMILIA – I DATI

 

Associazione Nondasola (2015 / Gennato – Ottobre  2016)

Nel corso del 2015 l’associazione Nondasola ha accolto all’interno della struttura protetta 337 donne, il 54% della quale ha un’età compresa tra i 30 e i 49 anni: non mancano comunque donne tra i 18 e i 29 anni e tra i 60 e i 69 anni. La maggioranza  è italiana e svolge professioni molto diverse (casalinga, libera professionista, dirigente). Di queste 337 donne, 267 hanno figli con cui convivono e che, presumibilmente, hanno assistito alla violenza. Non tutte le donne decidono di percorrere la strada della denuncia, quindi c’è chi si rivolge al Centro antiviolenza per chiedere aiuto, ma non se la sente di intraprendere un percorso giudiziario: su 337 episodi di violenza, solo 85 donne hanno deciso di fare denuncia.

Per quanto riguarda l’autore che agisce violenza nei confronti delle donne, dai dati 2015 del Centro antiviolenza emerge che nella maggioranza dei casi si tratta di una persona familiare: coniuge, convivente, fidanzato o ex partner.

La metà delle violenze agite nel 2015 sono riconducibili a uomini che hanno una fascia d’età che va dai 40 ai 59 anni. È possibile ipotizzare un positivo funzionamento della rete: le donne che accedono al Centro antiviolenza per cercare un aiuto precedentemente si sono rivolte ad altri punti antenna, in primis rete amicale, Forze dell’Ordine, Servizi Sociali, pronto soccorso, avvocato.

Nei primi 10 mesi del 2016 le donne che si sono rivolte all’associazione sono state 191 di cui ancora la massima parte sono italiane (114). Di queste 157 hanno figli conviventi: 101 hanno subito una violenza multipla (fisica, sessuale, psicologica ed economica), 134 hanno subito violenza sessuale e 175 denunciano violenza economica.

Nel momento in cui prendono contatto con il Centro le donne accolte esprimono innanzitutto la richiesta di un colloquio. Vi sono coloro che chiedono una consulenza o un’assistenza legale.

 

Procura della Repubblica (dati aggiornati al primo semestre 2016)

I reati registrati dalla Procura nel 2015 sono stati: 234 casi di maltrattamenti in famiglia (art. 572), 100 casi di stalking o atti persecutori (art. 612bis),  97 casi di violenza sessuale (art. 609bis). Nel primo semestre 2016 sono saliti a 209 casi di maltrattamenti in famiglia, 111 casi di stalking e 61 casi di violenza sessuale. Il confronto tra i due periodi fa supporre un’evoluzione preoccupante del fenomeno. Complessivamente i reati sono in aumento, avendo raggiunto in soli 6 mesi un totale di 381, contro i 431 casi dell’intero anno 2015. Questo dato potrebbe essere il segnale di una maggiore propensione delle donne a denunciare gli abusi.

 

Pronto soccorso di Reggio Emilia – Arcispedale Santa Maria Nuova (dati fino al 31 ottobre 2016)

Nel 2015 le donne che si sono rivolte al pronto soccorso in quanto vittime di violenza sono state 356, mentre nei primi 10 mesi del 2016 e fino al  31 ottobre 2016, sono state 284.

Le fasce d’età prevalenti sono quelle comprese tra i 30 e i 49 anni (52% ), sebbene risulti in leggero aumento il numero di casi nella fascia 18-29. Dalla rilevazione emerge la presenza significativa di donne con figli conviventi, portatrici quindi di problematiche particolarmente complesse. La quasi totalità delle donne che si rivolge al servizio ha subito violenza multipla (fisica, sessuale, psicologica, economica).

Gli autori di violenza indicati sono soprattutto conoscenti (40%), coniugi (20%), conviventi (17%).

Le richieste provengono in numero analogo da donne italiane e straniere

(184 contro 172 nel 2015; 87 contro 85 nel periodo gennaio-giugno 2016).

 

Poli territoriali dei Servizi sociali del Comune di Reggio Emilia (2015- 2016)

Per quanto riguarda i Servizi sociali del Comune di Reggio Emilia, nel 2015 sono 10 le segnalazioni fatte agli Sportelli dei Poli territoriali, mentre sono 95 le donne vittime di violenza prese in carico dai servizi sociali, 30 le donne nei percorsi di protezione sociale per vittime di sfruttamento sessuale e tratta che hanno subito ulteriori violenze psicologiche e fisiche e 5 le donne che hanno segnalato di avere subito violenza fisica agli operatori dell’unità di strada del progetto Rosemary che opera nell’ambito della prevenzione e contrasto allo sfruttamento sessuale. A rivolgersi ai Poli del Servizio sociale sono state sia donne vittime di violenza fisica, sia vittime di violenza psicologica.

Colpevoli della violenza sono stati, anche in questo caso,  per lo più coniugi, conviventi, ex partner.

Nel 2016,  4 sono stati i contatti (2 donne italiane e 2 straniere) di  donne che hanno denunciato violenze fisiche da patte del coniuge.

 

Consultorio familiare (2015 – primo semestre 2016)

Nel 2015 sono state seguiti presso il consultorio 10 casi di violenza e 8 nel primo semestre 2016. Si è trattato prevalentemente di donne giovani (18-29), sia italiane che straniere. Il tipo di violenza riportata è prevalentemente quella fisica e risultano in aumento gli accessi da parte di donne incinte.

L’autore di reato è soprattutto il coniuge (5 casi su 8 nel 2016; equidistribuiti, nel 2015, tra coniuge, convivente e fidanzato).

 

Tribunale di Reggio Emilia   (2015 – primo semestre 2016)

Nel 2015 il numero di reati relativi all’art. 572 (maltrattamento familiare)  sono 28, di cui 16 hanno esitato in condanne e 12 in assoluzioni.

Gli ordini di protezione emessi, ex art. 342 bis. nel 2015 sono stati 15 di cui 3 respinti, 2 cancellati, 3 accolti, 7 estinti.

Nel primo semestre 2016 sono 8 i casi di cui 2 respinti,  2 accolti e 4 estinti.

 

Ordine degli avvocati (2015)

Le richieste di gratuito patrocinio per separazioni giudiziali sono sempre più rilevanti nelle cause di diritto di famiglia. I ricorsi per separazione personale dei coniugi erano 98 casi nel 2014 e 19 quelle consensuali. Nel primo semestre del 2015 sono state 54 le richieste di patrocinio a spese dello Stato per separazioni, di cui 39 sono separazioni giudiziali e solo 15 consensuali. I divorzi sono stati 49 nel 2014.

Nel 2015 (dati fino a settembre) le richieste di patrocinio a spese dello Stato sono state  30. Le richieste di patrocinio gratuito per cause di mantenimento dell’assegno sono state 20 nel 2014, 19 nel primo semestre 2015.

Nel 2014 sono state 32 le richieste di rimborso spese per azioni di esecuzione a causa dell’inadempimento obblighi alimentari, 39 è il numero di richieste nel primo semestre 2015.

Le richieste di gratuito patrocinio per ordini di protezione sono state 3 nel 2014, 2 nel primo semestre del 2015. Il dato significativo è che le richieste sono sempre in quantità contenuta e in diminuzione.

27 sono i  provvedimenti per affidamento e mantenimento di figli minori nati fuori dal matrimonio (“nuove” competenze trasferite dal Tribunale dei Minorenni al Tribunale ordinario). Le richieste di patrocinio a spese dello stato per separazioni hanno raggiunto nel 2015 il numero di 81, di cui 59 sono separazioni giudiziali e 22 consensuali.

Anche per le separazioni la minore richiesta di patrocini a spese dello stato può essere ricondotta alla possibilità, che hanno i coniugi, di fare ricorso (quando le separazioni sono consensuali) alla negoziazione assistita o la presentazione, direttamente al Comune,  dei coniugi che non consente la richiesta di patrocinio a spese dello stato.

Un discorso analogo riguarda i divorzi.

Le richieste di patrocinio a spese dello Stato per ordini di protezione sono assai limitate: 3 nel 2014, 2 nel 2015. Il dato è esiguo e in diminuzione, poiché il carattere dell’urgenza è in contrasto  con il tempo richiesto per inoltrare la domanda di patrocinio ed ottenere una risposta. Le richieste di patrocinio a spese dello Stato per modifiche delle condizioni di separazione sono 7 nel 2015 (e 3 modifiche di richieste di condizioni di divorzio); nel 2014 sono 10. Il dato che emerge è che, quando le condizioni sono state emanate (per separazioni o divorzi), poche volte vi è la volontà di rimetterle in discussione per chiedere le modifiche, a causa di modificata situazione (di solito patrimoniale). Le richieste di rimborso spese straordinarie o azioni esecutive per inadempimenti degli obblighi alimentari stanno aumentando nel tempo. Nel 2015 si registravano 2 richieste di rimborso e 16 esecuzioni per recupero coattivo di credito oltre ad altre 15 esecuzioni (pignoramento presso terzi). Nel 2014 le richieste di mantenimento figli minori erano 29 (20 quelle per i figli nati fuori dal matrimonio con affidamento incluso). Nel 2015 il dato raggiunge rispettivamente i 30 e 27 casi.

 

Forum donne giuriste (2015 – primo semestre 2016)

Gli ordini di protezione (ex art. 342bis) sono stati in totale 16 nel 2015, di cui 3 accolti, 4 respinti e 9 conciliati o estinti.

Nel 2016 (1° semestre) hanno raggiunto il numero di 13, di cui 5 accolti.

Forze dell’Odine di Reggio Emilia (gennaio- ottobre 2016)

Unico dato complessivo rilasciato dalla Prefettura di Reggio Emilia è quello relativo alla violenza sessuale i cui casi sono stati 28.

In linea con quanto evidenziato dall’indagine Istat, anche a Reggio Emilia è emersa una maggiore consapevolezza delle donne nel riconoscere la violenza e nel denunciarla. Grazie all’opera di sensibilizzazione e informazione, c’è meno vergogna a parlarne con qualcuno e nel chiedere aiuto ai servizi pubblici e specializzati, come i centri antiviolenza.