È finita. Dopo un lungo mese di campagna elettorale, è finita. Ed è finita nel modo che tutti noi della Sinistra, quella vera, auspicavamo. Un no secco che suona come un colpo di grazia a una deforma costituzionale che di sinistra non aveva proprio nulla, anzi, appariva abbastanza in linea con i dettami dei poteri forti, non ultimo dei quali la famigerata richiesta della JP Morgan di modificare le costituzioni dei Paesi dell’Europa meridionale perché “troppo socialiste”. Un No che incombe dal popolo, stanco di essere sfruttato da una classe dirigente impietosa e deciso a volersi rimettere in gioco, tanto che l’affluenza è stata notevolmente alta.

Il No è stato trascinato, stando alle statistiche degli exit poll (ma la forbice è comunque sufficientemente ristretta), da giovani e disoccupati, cioè da quelle categorie maggiormente scontente sia delle politiche del governo tendenti a osteggiare studenti e lavoratori, a cui concedono solo bonus e non diritti, sia, soprattutto, delle tematiche antidemocratiche della riforma stessa: dobbiamo riconoscere soprattutto il merito di chi, tra i giovani, andando in controtendenza rispetto al progressivo allontanamento delle nuove generazioni dal mondo della politica, si è informato e si è fatto carico del difficile compito di leggere in modo critico per intero la riforma, arrivando a trarne le proprie conclusioni.

Come Renzi ha ricordato in conferenza stampa, tocca a chi si è fermamente opposto alla sua idea di riforma avanzare per primo proposte serie, concrete e credibili. Chiediamo, dunque, il ritorno al sistema elettorale più democratico: il proporzionale puro, sistema che, grazie al voto di natura libera e uguale, potenzierebbe la funzione legislativa del Parlamento, superando la necessità di porre innaturali sbarramenti. La rappresentanza, tanto minacciata dalla riforma Renzi – Boschi, vedrebbe, tramite una nuova legge elettorale proporzionale pura, il ritrovarsi di una coerenza con la democrazia partecipata, il cui vero fondamento tornerebbe a essere il suffragio universale. Non ultimo, una legge proporzionale, ridarebbe centralità al Parlamento, permettendo al cittadino di partecipare alle scelte della vita politica: solo così possiamo ridare vitalità ai principi della Costituzione, eliminando l’abnorme premio di maggioranza che, attualmente, porta il primo partito al dominio incontrastato di ogni forma di istituzione governativa o parlamentare, togliendo rappresentanza ai dissensi e alle opposizioni.

 

FGCI Modena