“Sono ancora freschi i dati della certificazione da parte dell’Istat, dello stato di stagnazione del mercato del lavoro nel nostro Paese, con una situazione che vede i livelli di occupazione sostanzialmente fermi, un aumento dei lavoratori precari e infine, il dato forse più drammatico, un nuovo record di senza lavoro tra i giovani fino a 24 anni, con un tasso che sfonda il tetto del 40%.

In questo quadro si inseriscono i nuovi dati forniti dall’Inps sull’utilizzo dei voucher nella provincia di Modena per l’anno 2016.
Sono dati ancora parziali – quelli definitivi si avranno solo in aprile – che confermano però la tendenza all’uso massiccio dello strumento e le previsioni di un aumento che non si sarebbe arrestato”. Così Claudio Riso, responsabile mercato del lavoro segreteria Cgil Modena.
“Con 2.879.448 buoni lavoro venduti la provincia di Modena si conferma la seconda più voucherizzata dell’Emilia Romagna, subito dietro a Bologna. Il dato, è bene ribadirlo, è parziale perché i vari canali di vendita hanno tempo fino ad aprile per riversare le informazioni all’Inps. Col dato definitivo è estremamente probabile che la provincia di Modena tocchi i 3 milioni di voucher venduti. L’aumento esponenziale dei voucher è sotto gli occhi di tutti basta pensare che nel 2014 ne erano stati venduti 1 milione e 665.163 e nel 2015 2 milioni e 302.690.

Altre conferme rispetto all’abuso che si fa di questo strumento arrivano dai numeri sulla tipologia dei settori in cui vengono utilizzati.
A smentire, ancora una volta, il luogo comune secondo il quale i voucher sarebbero utilizzati per attività saltuarie, è la classificazione della tipologia di settore nel quale i buoni lavoro vengono impiegati.
Più della metà, 1.461.047, sono registrati infatti sotto la voce “attività non classificata”: in pratica una enorme sacca dentro la quale sono ricompresi settori quali l’edilizia, l’industria e il manifatturiero, determinando in questo modo le condizioni per cui il lavoro cattivo – inteso come scarsamente retribuito, senza garanzie, tutele, diritti – scaccia il lavoro buono.
Tutte le altre tipologie di settore, risultano alla fine essere residuali di fronte a questi numeri: 12% il commercio, 11% turismo, appena 2% le attività agricole”.
“I casi che più volte la Cgil di Modena ha denunciat – continua il responsabile mercato del lavoro segreteria Cgil Modena – dimostrano che la liberalizzazione di questo strumento consente ad aziende e imprese di ogni tipo di poter pagare a voucher indistintamente qualunque lavoratore per qualunque attività. I numeri, sempre più clamorosi, ci dicono che le imprese modenesi si fanno pochi scrupoli nell’attingere a piene mani alla forma più precarizzante di lavoro che possa esserci.
I voucher in sostanza stanno subdolamente sostituendo i regolari rapporti di lavoro, non facendo emergere il lavoro nero e anzi, in qualche modo, addirittura favorendolo.
Si tratta di una degenerazione che minaccia la tenuta del tessuto economico e lavorativo e che deve essere fermata, subito!
In questo contesto si inserisce il referendum della Cgil sui voucher che punta alla cancellazione di questo strumento e al ridisegno di una nuova tipologia contrattuale che definisca regole, ambiti, limiti e diritti del lavoro occasionale.
Sono troppi i danni per i lavoratori e non c’è più tempo da perdere, per questo è urgente che si smetta di pensare a improbabili modifiche e soluzioni tampone, che il governo definisca in fretta la data per il referendum e dia agli italiani la possibilità di esprimersi” – conclude Riso.