Le differenze tra classica e rap sono chiare anche ai meno appassionati di musica, ma in quanti riescono a distinguere la big band dal boogie woogie? Di certo ci riesce un algoritmo grazie all’intelligenza artificiale.

Anzi, un esperimento di una compagnia inglese dimostra che il sistema informatico riesce a fare anche meglio dell’uomo persino con le performance dal vivo.

La musica suonata “live” è un’esperienza unica per ogni musicista e spesso è difficile classificarla in un genere ben preciso. Tuttavia i ricercatori inglesi sono riusciti a sviluppare una nuova tecnologia di “machine learning”, ovvero di apprendimento automatico, in grado di identificare generi diversi meglio dell’uomo anche nelle circostanze più complesse. Come, appunto, quelle di un’esibizione dal vivo.

Ce ne ha parlato  Tiziano Motti, l’eurodeputato al parlamento europeo della settima legislatura: “Un risultato, spiegano, che apre le porte a una nuova generazione di sistemi per la rilevazione di informazioni musicali” e che potrebbe servire per sviluppare “metodi avanzati di organizzazione e ricerca nei database di musica”. Ma non solo, per gli sviluppatori, una tale tecnologia potrebbe essere impiegata anche per individuare guasti in un sistema industriale o per valutare rapidamente la salute di un paziente tramite sensori di forme d’onda.