L’Emilia-Romagna fa ancor più gioco di squadra e insieme, dai territori alle università, dai sindacati alle imprese, fa registrare dodici mesi di forte accelerazione sull’applicazione del Patto per il lavoro, che la Regione sottoscrisse nel luglio 2015 con 50 firmatari per far convergere risorse e progetti su un obiettivo primario: creare sviluppo e occupazione.

Nell’ultimo anno sono infatti saliti a 15,1 miliardi gli investimenti attivati per gli oltre 200 interventi avviati in tutti i settori, dalle opere pubbliche alla mobilità, dalla tutela del territorio alle politiche abitative, la ricerca tecnologica, l’innovazione e l’internazionalizzazione del sistema economico-produttivo, la formazione, la sanità e il welfare: si tratta di 1,6 miliardi di euro in più rispetto al luglio 2016. Così come salgono a 1,5 miliardi i fondi europei messi a bando sui 2,5 dell’intera programmazione 2014-2020 (+500 milioni in un anno), di cui 1 miliardo impegnato a cui aggiungere 660 milioni di cofinanziamenti privati (+313 milioni sempre rispetto al luglio 2016).
Quanto ai destinatari degli interventi, quelli a persone e famiglie valgono 3,1 miliardi, poi 6,7 miliardi per il territorio, 4 miliardi per le imprese e 1,2 miliardi per gli enti locali.

Politiche integrate e un fare rete la cui efficacia è dimostrata anche dal fatto che le risorse destinate al Patto sono salite a 17,8 miliardi di euro, 2,8 in più rispetto ai 15 inizialmente previsti nel 2015. Fondi regionali, europei, statali, di altre amministrazioni pubbliche, società partecipate e privati messi in moto grazie a nuovi progetti: 1,5 miliardi solo per infrastrutture ma non meno importanti sono quelli, fra gli altri, per l’edilizia pubblica (in particolare quella sanitaria con 500 milioni e 150 per quella scolastica) o per il Data centre del Centro meteo europeo in arrivo a Bologna (40 milioni stanziati dal Governo per l’allestimento al Tecnopolo all’ex Manifattura Tabacchi).

Uno sforzo congiunto che ha consolidato sia la crescita dell’economia regionale (+1,4 il Pil dell’Emilia-Romagna nel 2016, il più alto fra le Regioni italiane e ben oltre lo 0,9% nazionale) sia l’aumento dell’occupazione: 46.600 nuovi posti di lavoro nel primo trimestre 2017 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (+2,4%), per un tasso di tasso di occupazione del 68,3% che pone l’Emilia-Romagna al primo posto in Italia, dove ha raggiunto il Trentino Alto Adige, e un tasso di disoccupazione medio annuale negli ultimi 12 mesi sceso al 6,6%, lontano dal 9% di inizio legislatura, gennaio 2015, e inferiore sia a quello del Veneto (6,7%) che della Lombardia (7,2%). Complessivamente, dal confronto tra primo trimestre 2015 e primo trimestre 2017 emerge come nei due anni di applicazione del Patto si siano registrati oltre 81mila nuovi posti di lavoro e nel 2016 17.400 occupati in più rispetto a quelli del 2008, anno che precedette l’avvio della crisi economica internazionale.

E’ quanto si ricava dal quarto monitoraggio semestrale sull’andamento del Patto per il lavoro, appuntamento che cade a due anni dalla firma (il 20 luglio 2015) e che ha visto il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, fare il punto sulla applicazione dell’accordo con i firmatari dell’intesa – organizzazioni sindacali e datoriali, associazioni, Terzo settore, Camere di commercio, Università, Ufficio scolastico regionale, Province, Città metropolitana di Bologna  e Comuni capoluogo – riuniti nella sede della Regione, a Bologna. Con lui l’assessore al Coordinamento delle politiche europee allo sviluppo, ricerca e lavoro, Patrizio Bianchi, e altri assessori.

“Siamo di fronte a un grande sforzo collettivo che vede protagonista l’intera società regionale- afferma Bonaccini- un’azione comune e condivisa che in due anni ha prodotto risultati straordinari: quasi 47mila nuovi posti di lavoro nel primo trimestre dell’anno e oltre 81mila in ventiquattro mesi, per una occupazione per è tornata ai livelli pre-crisi e un tasso di occupazione che porta l’Emilia-Romagna al primo posto in Italia, con la disoccupazione media scesa al 6,6% dal 9% di inizio legislatura. Un impegno che, insieme, rilanciamo con altri 2,8 miliardi di euro di investimenti, che portano le risorse complessive del Patto per il lavoro a quasi 18 miliardi di euro. Una politica di investimenti pubblici che si basa sul dialogo sociale, il confronto e il fare rete: con imprese, sindacati, enti locali, università e terzo settore stiamo davvero facendo crescere i nostri territori, creando buona occupazione. Una coesione- chiude il presidente della Giunta regionale- che ci rafforza nella convinzione di poter centrare l’obiettivo di portare la disoccupazione al 5% nel 2020”.

“Focalizziamo ora l’attenzione su occupazione dei giovani, delle donne e dei territori che escono dalla crisi con più difficoltà- precisa l’assessore Patrizio Bianchi- puntando a più integrazione delle politiche, più apertura del territorio e del sistema in termini di attrattività e internazionalizzazione e più innovazione per aumentare il valore aggiunto che è traino della crescita”.

Oltre 15 miliardi (+11%) per gli interventi avviati, che crescono del 65%
Sono 208 gli interventi attivati e monitorati, +65% rispetto ai 126 del luglio 2016, per 15,1 miliardi di investimenti complessivi avviati (+11%).
Gli interventi sono riconducibili a tutti gli obiettivi del Patto. A oggi, il 70% di quelli attivati e oltre il 90% delle risorse –  14,5 miliardi di euro – sono concentrati nelle aree Territorio e lavoro (65 interventi per 13,1 miliardi) e Sviluppo, imprese e lavoro (79 interventi per 1,4 miliardi).
La prima area comprende le seguenti linee strategiche: Cura e manutenzione del territorio (738 mln), Infrastrutture telematiche (216,6 mln), Sviluppo locale (101,3 mln), Politiche abitative e edilizia pubblica (755 mln), Ricostruzione post sisma (5 miliardi) e Mobilità (6 miliardi).
La seconda: Economia forte, aperta, sostenibile e globale (805 mln), Società del lavoro imprenditiva e dinamica (289,6 mln), Società equa ed inclusiva (304,1 mln), con politiche integrate rivolte al capitale umano, al sistema economico-imprenditoriale e allo sviluppo del sistema agroalimentare del territorio.
Le altre risorse sono state destinate a Riordino istituzionale e semplificazione, Legalità e lavoro, dall’importante valore perché legata all’approvazione del Testo unico sulla legalità, Persone e lavoro e Comunità e lavoro.
Quanto ai destinatari degli interventi, quelli a persone e famiglie sommano fondi per 3,1 miliardi, poi 6,7 miliardi per il territorio (infrastrutture e reti, difesa del suolo e tutela dell’ambiente, politiche territoriali, edilizia pubblica), 4 miliardi per il sistema economico-produttivoe 1,2 miliardi per gli enti locali.
La maggior parte degli interventi monitorati sono pluriennali, e 30 di essi hanno un arco temporale previsto di 3 o più anni; una decina d’interventi è costituita da programmi complessi (ad esempio relativi alle infrastrutture trasportistiche) la cui durata è superiore ai 6 anni.

Dialogo istituzionale e sociale e scelte condivise: L’Emilia-Romagna fa sistema
Il Patto per il lavoro prevede “il coinvolgimento delle parti firmatarie per un confronto preventivo sui contenuti delle principali azioni e dei provvedimenti da intraprendere in attuazione e in coerenza con quanto condiviso”. Gran parte degli interventi avviati sono stati oggetto di un confronto preventivo che ha visto coinvolti, in diversa misura, tavoli già formalizzati e, più in generale, soggetti del partenariato istituzionale, economico e sociale. Fra gli altri, si sono registrati 70 interventi sui quali c’è stato un confronto preventivo con le rappresentanze sindacali, 57 col Tavolo regionale dell’imprenditoria, altrettanti con la Consulta regionale agricola (50) e con l’associazionismo e il terzo settore (50), oltre 100 con i Comuni e gli organismi di rappresentanza degli enti locali e 15 con la Conferenza Regione-Università.

Fondi europei
Balzo in avanti anche per quanto riguarda la programmazione 2014-2020 dei fondi europei, che fa registrare rispetto allo scorso anno significativi passi in avanti per quanto concerne l’avanzamento della spesa: oltre 1,5 miliardi le risorse messe a bando (erano 1 miliardo nel 2016 mentre quelle impegnate sono più che raddoppiate, arrivando a oltre un miliardo. Analogamente, sono praticamente raddoppiati – da 347 a 660 milioni di euro – gli investimenti privati attivati come cofinanziamento ai progetti finanziati.

Più risorse per il Patto
Il dato più significativo che emerge dal monitoraggio 2017 è un incremento delle risorse previste, che passano da 15 a 17,8 miliardi di euro, che derivano da fondi regionali, europei (FESR, FSE, PSR, CTE, Garanzia giovani), statali (comprese quelle destinate dal Governo alla ricostruzione post-sisma e in capo al Commissario per la ricostruzione), poi stanziamenti di altre Amministrazioni pubbliche, società a controllo pubblico (prevalentemente del settore infrastrutture) e di privati. Un incremento di grande significato, le cui ragioni vanno cercate anche in un 2016 nel quale già l’80% dei 15 miliardi previsti era stato programmato, ovvero incanalato nella filiera della programmazione regionale.
Dei nuovi 2,8 miliardi, circa 1,5 miliardi riguardano investimenti in infrastrutture, con i principali interventi che riguardano la 3^ corsia Bologna-Ferrara, le risorse aggiuntive per la “gara del ferro”, cioè l’assegnazione del servizio ferroviario, e quelle previste dalla pianificazione del Fondo sviluppo e coesione; 650 milioni vanno poi all’edilizia pubblica (500 a quella sanitaria e 150 a quella scolastica); 180 milioni per la diffusione della banda larga. Le restanti risorse sono per numerosi interventi a beneficio di imprese e persone. Tra i più significativi, un incremento delle risorse per il diritto allo studio universitario, l’investimento per l’area ex Manifattura Tabacchi di Bologna, che può contare anche sui 40 milioni destinati dal Governo al Data centre del Centro meteo europeo, la legge regionale 14/2014 sull’attrattività degli investimenti in Emilia-Romagna (25 milioni), la Cooperazione territoriale europea (19 milioni) e il programma per le attività produttive (20 milioni).

Il mercato del lavoro
Secondo i dati Istat, nel primo trimestre 2017 l’occupazione regionale è ulteriormente cresciuta del 2,4% rispetto a un anno prima, con 46.600 nuovi posti di lavoro. Gli occupati sono pari a 1.972.760 e negli ultimi due anni sono costantemente cresciuti: 81.339 in più rispetto al primo trimestre 2015 (+4,3%).
Il risultato è un tasso di occupazione del 68,3%, che pone l’Emilia-Romagna al primo posto in Italia, dove ha raggiunto il Trentino Alto Adige. Un valore più alto sia rispetto alla media Italiana (57,2%) sia al Nord Est del Paese (66,7%). L’incremento tendenziale è pari a +1,6 punti percentuali ed è il più consistente rispetto al dato medio nazionale (+0,9%). Le dinamiche di genere evidenziano una crescita dei posti di lavoro maggiore per le donne (+31,300, +3,6%) rispetto agli uomini (+15300, +1,4%). Il tasso di occupazione femminile ha raggiunto il 62,8% (+1,9%).
Il tasso di disoccupazione è pari al 7%, in calo di 1,3 punti percentuali rispetto al primo trimestre del 2016: il calo più consistente tra le regioni del Nord e lontano dall’8,9% registrato all’inizio della legislatura (primo trimestre 2015). Negli ultimi dodici mesi, il tasso di disoccupazione in Emilia-Romagna è sceso a un valore medio del 6,6%, inferiore sia a quello del Veneto (6,7%) che della Lombardia (7,2%).
Rispetto allo stesso periodo del 2016 si evidenzia anche un calo significativo di ore di Cassa integrazione: oltre 3,6milioni di ore autorizzate in meno (-27,6%).

Emilia-Romagna locomotiva d’Italia
Nel 2016 il Pil regionale è cresciuto dell’1,4%, superiore al dato nazionale dello 0,9%, a livello di Francia (+1,3%) e Germania (+1,7%) e tale da farne la prima Regione in Italia con Lombardia (+1,3%) e Veneto (+1,2%). L’export emiliano-romagnolo ha superato i 56 miliardi di euro (+2,4% rispetto al 2015, anno che pure vide un vero e proprio boom).E le vendite all’estero delle imprese regionali sono cresciute dell’8,9% anche nel primo trimestre 2017, con 1,2 miliardi di euro di esportazioni in più rispetto allo scorso anno e un saldo commerciale positivo (5,7 miliardi di euro) e in aumento.