Forza Nuova Bologna ha fatto un blitz ieri in via Boldrini, in centro città, davanti a una delle sedi di Lai Momo, la cooperativa di accoglienza per migranti in cui lavorava (ora è sospeso) il mediatore culturale pakistano autore delle frasi choc sullo stupro postate su Facebook poi rimosse, commentando il doppio stupro di branco a Rimini.

“La cooperativa sociale Lai Momo ha sede legale nel nostro Comune e, dal 1995, lavora su progetti sociali orientati all’inclusione e alla formazione con iniziative sociali ed editoriali. Nello specifico delle attività di gestione e assistenza a migranti e richiedenti asilo, queste vengono svolte in accordo esclusivo con la Prefettura di Bologna.  I progetti congiunti riguardano l’attività di lavoro volontario di alcuni migranti nella gestione del verde pubblico di Sasso Marconi (monitorate dagli addetti comunali) e la collaborazione per quanti riguarda le infrastrutture del centro di accoglienza allestito a Villa Angeli nel territorio di Sasso.
Esprimo tuttavia ferma condanna, a nome mio e della Giunta comunale, per quanto dichiarato sui social network dal loro mediatore culturale e auspico che vengano presi provvedimenti esemplari affinché il caso venga trattato in modo approfondito e adeguato alla sua gravità”, dichiara Stefano Mazzetti, sindaco di Sasso Marconi che prosegue: “Risulta evidente a questo proposito l’importanza di percorsi formativi coerenti con gli incarichi che vengono affidati ai mediatori, ma anche l’urgenza di una social media policy per chi lavora per le organizzazioni che offrono assistenza ai migranti, nonché un più attento monitoraggio su tutta la filiera di attività che riguardano l’accoglienza dei migranti. Questo per evitare il diffondersi di atteggiamenti e interpretazioni in grado di innescare pericolose scintille di odio e di razzismo, che possono solo  rendere ancora più complicata la gestione del dramma umano che coinvolge i Paesi europei, e il nostro in modo particolare.
Esprimo inoltre la mia personale vicinanza alle vittime della violenza avvenuta a Rimini, una violenza atroce e reiterata dalle dichiarazioni in oggetto, che denotano grave inadeguatezza rispetto al ruolo di mediatore culturale e un, ahimè ancora più grande, problema di arretratezza culturale da parte di persone che vengono chiamate a svolgere un delicato lavoro di “ponte” tra mondi lontani.
Tutto ciò non rende giustizia alla lunga storia di accoglienza, tolleranza e pari opportunità a cui hanno lavorato le istituzioni pubbliche della nostra Regione per tanti anni, e non possiamo accettare – conclude Mazzetti – che episodi di questo genere possano imprimere una pericolosa e controproducente inversione di  rotta”.