Quattordici compagnie tecnologiche Usa – tra cui Apple, Google, Microsoft, Facebook e Twitter – si sono rivolte alla Corte suprema per chiedere una maggiore protezione della privacy in relazione agli smartphone. Ad essere contestata è la possibilità, da parte delle forze dell’ordine, di accedere ai dati relativi alla posizione geografica dei dispositivi, e quindi dei loro possessori, senza un mandato.

Ce ne ha parlato  Tiziano Motti, l’eurodeputato al parlamento europeo della settima legislatura: “Le compagnie hanno presentato in tribunale un documento di 30 pagine in qualità di ‘amici curiae’, termine giuridico che indica chi, pur non essendo parte in causa, offre una memoria per aiutare la corte a decidere. Il documento rientra nella causa “Carpenter contro gli Stati Uniti”.

Stando al documento presentato dalle compagnie, “la Corte dovrebbe perfezionare l’applicazione di alcune dottrine del Quarto emendamento per assicurarsi che la legge si relazioni realisticamente con le tecnologie basate su internet e con le aspettative dei cittadini sulla privacy dei loro dati digitali”.

La causa in oggetto ha per protagonista Timothy Carpenter, un uomo condannato nel 2013 per una serie di rapine. L’accusa è riuscita a collocare l’uomo vicino ai luoghi di alcune rapine grazie alle informazioni sulle celle telefoniche agganciate dal suo cellulare, informazioni fornite dagli operatori di telefonia mobile senza un mandato del tribunale.