Il 18 ottobre si celebra l’undicesima Giornata europea contro la tratta di esseri umani. Istituita dalla Commissione Europea nel 2007, la giornata si pone l’obiettivo di favorire una maggiore sensibilizzazione delle comunità locali su una delle più gravi violazioni dei diritti umani che reca alle vittime danni profondi e ferite difficilmente rimarginabili.

La tratta è infatti una delle forme di schiavitù moderna più diffusa del ventunesimo secolo, un reato punito dalla legge che umilia donne e uomini riducendoli alla stregua di vere e proprie merci, “qualcosa” da cui trarre profitto con metodi sempre più crudeli. A oggi sono circa 2.5 milioni gli uomini, donne e bambini vittime della tratta, di cui circa l’80 per cento per sfruttamento sessuale.

Per le nostre comunità questa giornata è una preziosa occasione per riflettere sui molteplici e inquietanti volti delle nuove forme di schiavitù nell’era della globalizzazione: il traffico di esseri umani, la tratta di donne migranti ai fini di sfruttamento sessuale, il lavoro schiavo e schiavizzante, lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, la mercificazione di donne e bambini.

Il Comune di Reggio Emilia aderisce alla Giornata istituendo due punti informativi di sensibilizzazione sul tema: dalle ore 9 alle 14 con gli operatori dei servizi sociali presso la sede comunale della Galleria Santa 1; dalle 9 alle 18 presso la Polveriera, sede dello spazio “Workshope” rivolto a potenziali vittime di tratta con obiettivi di emersione, socializzazione e formazione.

Alle 13.30 inoltre, i partecipanti al percorsi di formazione “Il transessualismo e le sue fragilità sociali” rivolto al personale dei Sociali territoriali Polo ovest, dei progetti comunali Rosemary e Carcere del Comune di Reggio Emilia e del Mit di Bologna, effettueranno – così come in tutte le città aderenti – un lancio di palloncini dalla sede del Polo sociale ovest di via fratelli Cervi 70.

Alle iniziative reggiane aderiscono, oltre al Comune di Reggio Emilia, le associazioni Rabbunì e Mit, la cooperativa Caleidos, il consorzio Oscar Romero, Arcigay di Reggio Emilia, cooperativa Ovile e Caritas.

I PROGETTI DEL COMUNE DI REGGIO – Il Comune di Reggio Emilia, dal 1997, è parte del progetto regionale Oltre la strada che prevede diversi interventi istituzionali nel campo della prostituzione e della lotta alle forme di sfruttamento e tratta di esseri umani.

Tra questi, il progetto Rosemary che comprende un’unità di strada, gestita in collaborazione con la cooperativa Caleidos e il Consorzio Romero, con operatori dedicati che si recano nei luoghi dove le persone si prostituiscono per incontrarle, avviare con loro relazioni, accompagnarle ai servizi sanitari dell’Azienda locale e informarle delle possibilità che la legge offre a coloro che intendono uscire dalla strada. L’approccio delle unità di strada al fenomeno della prostituzione è centrato sulla riduzione del danno, con interventi che possono avere corrispondenza con i bisogni più immediati: sensibilizzazione e informazione sanitaria attraverso distribuzione di materiali informativi, materiale sanitario e accompagnamento ai servizi sanitari, monitoraggio del fenomeno e raccolta dati.

Il progetto prevede inoltre percorsi di accoglienza, gestiti in convenzione dall’organizzazione di volontariato Rabbunì, in luoghi protetti dove, oltre all’accoglienza e ospitalità, possono essere offerti percorsi di “protezione sociale”, in particolare attività volte all’inserimento sociale come corsi di alfabetizzazione, di formazione e di avviamento al lavoro con l’obiettivo di arrivare ad una piena autonomia economica e lavorativa. Se richiesto vengono attivate tutte le procedure necessarie all’eventuale rientro nel paese di origine, alla regolarizzazione e offerto un sostegno per l’iter processuale nel caso di denunce nei confronti dei trafficanti. Il progetto Rosemary svolge anche una funzione di osservazione del territorio con attività finalizzate alla conoscenza della prostituzione cosiddetta “invisibile”, che avviene in luoghi chiusi come appartamenti e locali.

Il progetto Rosemary da anni collabora inoltre con il Centro per la salute della famiglia straniera attraverso il progetto “Eva Luna”, che prevede un accesso protetto e accompagnato ai servizi sanitari per le vittime di tratta, a maggior tutela della salute individuale e collettiva.

LA TRATTA IN NUMERI – La tratta di esseri umani è un fenomeno preoccupante all’interno dell’Unione europea, dove, secondo le stime dell’Organizzazione internazionale del lavoro, un milione di persone sono vittime di traffico di esseri umani e grave sfruttamento. Il traffico di merce umana è un business, che frutta svariati miliardi di euro. Un’industria globalizzata, che interessa tutto il pianeta e che secondo alcune stime per l’80% è legata allo sfruttamento sessuale (di cui il 20% minori). I luoghi di maggior provenienza delle vittime sono l’Asia orientale, il sud America, l’Africa occidentale e l’est europeo. Se ci concentriamo nella sola Europa, il 36% delle vittime proviene dall’Africa (la Nigeria è capofila di questa non invidiabile classifica), il 26% dall’Est europeo e il 9% dall’Asia. Oltre allo sfruttamento sessuale, le vittime sono schiave del lavoro (in agricoltura, nei laboratori manifatturieri, nel lavoro domestico), delle economie illegali forzate (spaccio di stupefacenti e furti), dell’accattonaggio e coinvolte in matrimoni forzati.

800290290 è il numero verde in aiuto alle vittime di tratta istituito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, Dipartimento per le pari opportunità. La postazione centrale del numero verde è costituita da un presidio operativo attivo 24 ore su 24, gestito da operatori capaci di assicurare funzioni di filtro e di smistamento delle chiamate, nonché di interagire nelle lingue di origine con le vittime di tratta e fornire informazioni.