La riforma della legge regionale 14/99, relativa agli interventi nel commercio per la valorizzazione e la qualificazione delle imprese minori, tenga conto della dimensione demografica delle singole frazioni, e non dei comuni di riferimento.

È la richiesta che l’Unione di comuni dell’Appennino ha rivolto all’assemblea legislativa dell’Emilia-Romagna in seguito all’udienza conoscitiva che si è svolta il 16 ottobre e alla quale sono stati invitati gli enti locali. La legge in questione infatti prevede la promozione delle attività commerciali favorendo la distribuzione su tutto il territorio regionale, con un occhio di riguardo per le imprese di piccole e medie dimensioni che con la loro presenza rappresentano una salvaguardia per i centri storici e i piccoli borghi.

Tra le possibili novità che la riforma dovrebbe introdurre c’è l’eventualità di sostenere attività economiche, piccole botteghe e negozi nei comuni con meno di 3000 abitanti, ed è su questo punto che l’Unione, per tramite di Alessandro Santoni, sindaco di San Benedetto Val di Sambro, ha chiesto un intervento. Se infatti l’idea di intervenire per sostenere il commercio nelle piccole frazioni è condivisibile, non lo è quella di usare come indicatore il numero complessivo di abitanti del comune: in questo modo infatti vengono tagliate fuori piccole frazioni abitate da poche centinaia di abitanti solo perché fanno parte di un comune più ampio. Il caso di San Benedetto è eloquente, visto che il comune ha sì complessivamente circa 4200 abitanti, ma ripartiti in nove frazioni, che però verrebbero tutte escluse dai benefici di legge. E quello di San Benedetto è solo un esempio, perché riguarda tante frazioni diffuse in tutto l’Appennino bolognese, visto che 8 comuni su 10 hanno molte piccole frazioni ma complessivamente più di 3000 abitanti.

“Condividiamo appieno la necessità che la Regione si attivi per contrastare lo spopolamento di piccoli borghi, aree che rappresentano il tessuto portante di larga parte del nostro territorio, e che ci consentono di mantenerlo attivo, vitale” spiega Alessandro Santoni “Se non facciamo qualcosa per incentivare le attività produttive e i commercianti a presidiare queste zone, le condanniamo ad un forte calo demografico che nel lungo periodo può avere conseguenze gravi per esempio sulla manutenzione e la conservazione del nostro Appennino. Tuttavia, siamo convinti che legare il tetto demografico alla dimensione comunale sia una scelta fallace: quello che chiediamo pertanto è che, in caso di approvazione di leggi che sostengano i centri abitati più piccoli, queste tengano conto non della dimensione complessiva del comune, ma della estensione della frazione o del borgo”.

L’Unione si dice sicura che, entrando nel merito, i tecnici regionali saranno in grado di individuare gli indicatori puntuali per identificare tali aree, con la collaborazione dei comuni interessati.