Per fortuna alla fine è andato tutto bene, la piccola G. è nata e gode di ottima salute, ma non è esattamente questo il modo in cui i genitori avevano sognato di dare il benvenuto alla loro secondogenita: in un’ambulanza, verso l’ospedale da cui la mamma era stata appena dimessa, con il solo ausilio di un’infermiera, del papà improvvisatosi “ostetrico” e di alcuni volontari.

“R. I., 39 anni, e il marito, L. F. – spiega una nota arrivata in Redazione – il 4 ottobre, che peraltro è proprio la data presunta per la nascita, dopo una giornata di contrazioni con cadenza ogni cinque minuti, alle 23 decidono di recarsi in ospedale a Sassuolo, dove la partoriente è stata seguita durante tutta la gravidanza, per una visita. Giunti, alle 23.20, nel reparto di Ostetricia, tuttavia, l’ostetrica insiste che la paziente si trova nella stessa situazione di dilatazione del giorno precedente e che le contrazioni sono solo i prodromi e potrebbero anche durare due o tre giorni. Dopo un tracciato di trenta minuti – prosegue il racconto –  la sanitaria ribadisce alla 39enne che le contrazioni non sono così vicine, che devono aumentare d’intensità e partire da sopra la pancia e che potrebbero anche fermarsi. Inutili le obiezioni di R. I., la quale, avendo già dato alla luce un figlio, continua invece ad asserire che quelle che sta avvertendo sono contrazioni da inizio travaglio e che stanno anche aumentando d’intensità: “non è ora” taglia corto l’ostetrica, che chiama il medico e la dimette, senza ulteriori visite e con il solo consiglio di fare un bagno caldo o una doccia.

Cosa che la donna, una volta tornata a casa, fa: peccato, però, che subito dopo – continua la nota – si rompano le acque. Il marito chiama subito il 118, mentre la moglie inizia ad avvertire le spinte della piccola, che vuole venire al mondo: è passata appena un’ora dalle dimissioni dall’ospedale. I due corrono fuori casa in cortile ad aspettare l’ambulanza, che parte poco dopo le 2 e arriva abbastanza celermente, dopo 15 minuti circa: ad assere inviato sul posto è un mezzo dei volontari dell’Avap di Fiorano, i quali tuttavia si rendono subito conto che non si tratta di un “codice giallo”, com’è stato disposto dalla centrale operativa, ma che qui occorre immediatamente un’ostetrica. Chiamano l’ospedale e a forza di insistere – pure -, perché erano tutti occupati, riescono a farsi mandare un’infermiera che sale su un’ambulanza della Croce Rossa e va incontro all’altra autolettiga con a bordo i genitori della bimba, che sta facendo il percorso inverso alla volta del nosocomio di Sassuolo. Neanche il tempo di ultimare il rendez-vous tra i due mezzi di soccorso e di “trasbordare” l’infermiera da uno all’altro, che la piccola viene al mondo con un parto rocambolesco ma perfettamente riuscito in ambulanza, grazie alla stessa infermiera e al sangue freddo della mamma e con l’apporto dei volontari dell’Avap e del papà, che aiutano tutti quanti”.

“Quando i genitori e la bimba arrivano in ospedale a Sassuolo, chiedono spiegazioni sulle dimissioni rilevatesi del tutto avventate ma – afferma la nota – sia l’ostetrica che il medico che avevano dimesso R. I. non si degnano di dare loro alcuna risposta”.

Per questo i due genitori, attraverso un consulente personale, hanno deciso di rivolgersi ad una società specializzata nella valutazione delle responsabilità in ogni tipologia di sinistro, a tutela dei diritti dei cittadini.

“Qui per fortuna non c’è stato alcun sinistro, ma restano da spiegare da parte dell’Azienda Sanitaria – conclude la nota della società a cui i genitori si sono rivolti -, assumendosi le relative responsabilità, una notte traumatica, uno choc che sarà difficile metabolizzare, una serie di decisioni da parte dei sanitari che avrebbero potuto sortire conseguenze fatali, la discutibile gestione del caso che la coppia di Maranello spera non abbia a ripetersi con altri genitori in attesa del parto”.