Dopo l’anteprima di venerdì sera a Poviglio è partito questa mattina al cinema Cristallo di Reggio  “Noicontrolemafie”, il Festival della legalità promosso per l’ottavo anno dalla Provincia di Reggio Emilia in collaborazione con i Comuni. Ad aprire i lavori una riflessione sul processo Aemilia che, con la regia della giornalista Angela Iantosca, ha coinvolto insieme a quasi duecento studenti delle superiori il presidente della Provincia Giammaria Manghi e lo scrittore e storico Antonio Nicaso, docente alla Queen’s University e alla St. Jerome’s University del Canada, ma soprattutto direttore scientifico del Festival.

Una rassegna di cui il presidente Manghi, aprendo la mattinata, ha voluto ricordare gli obiettivi, a partire appunto dal “coinvolgimento dei ragazzi delle scuole, per i quali abbiamo previsto numerosi momenti di confronto, anche interattivo, per entrare nel vivo di una tematica che è veramente a tempo indeterminato, perché voi siete il nostro investimento per il futuro e perché l’educazione alla legalità fa parte di quella educazione civica che deve accompagnare il curriculum di ogni persona che cresce e si affaccia alla vita adulta”. “Quest’anno il Festival punterà anche a far emergere il ruolo delle istituzioni, dalla prefettura alle forze dell’ordine, i cui massimi esponenti saranno presenti all’iniziativa conclusiva di sabato, fino agli enti locali, di cui è giusto far emergere il loro impegno in questo tragitto complicato”, ha aggiunto il presidente Manghi svelando ai ragazzi il proprio ricordo personale di quella mattina di gennaio 2015: “Erano le sei e mi stavo preparando a raggiungere la Mediopadana perché avevo una riunione a Roma quando mi telefonò il colonnello dei carabinieri: ‘ho una notizia buona e una cattiva’ mi disse…La cattiva erano le  150 persone arrestate, la buona che comunque c’era stata un’azione di presidio e stava funzionando: lo ascoltai con profonda inquietudine perché capii subito che, per la nostra comunità, da lì in poi nulla sarebbe stato come prima…”.

In quanto al ruolo delle istituzioni, da quel giorno a oggi, oltre ovviamente al gran lavoro di forze dell’ordine e magistratura, da rimarcare “anche il fatto che il processo si sia comunque celebrato a Reggio Emilia, che non era scontato: la comunità reggiana lo ha chiesto e le istituzioni hanno generato le condizioni perché accadesse e ognuno di noi avesse la possibilità di seguirlo da vicino in diretta”. Poi  la scelta da parte di Regione, Provincia e Comuni maggiormente coinvolti di costituirsi parte civile “anche questa statisticamente e storicamente non scontata, che ha significato scendere in campo direttamente per la tutela degli interessi e dei diritti della comunità che sono stati violati”. E ancora i tanti protocolli antimafia e l’Ufficio associato per la legalità che “rendono più efficace il contrasto da parte dei Comuni alle possibili infiltrazioni malavitose dopo un’inchiesta che ha mostrato come in particolare il tessuto economico reggiano fosse permeabile”.

“Ora attendiamo le sentenze, dopo quelle del rito abbreviato già giunte al secondo grado, che saranno punto di arrivo e al tempo stesso di ripartenza per riflessioni ulteriori, ma credo che la vicenda Aemilia ci consegni già oggi la consapevolezza che in questi tre anni si è fatto tanto, il tempo non è trascorso invano, la comunità reggiana ha reagito e questo Festival ci dà conto anche del lavoro serio che è stato compiuto a beneficio di tutti”, ha concluso il presidente Manghi.

Di Aemilia come “processo spartiacque nella comprensione del fenomeno ‘ndrangheta in questa regione, frutto di un grande lavoro investigativo”, ha quindi parlato Antonio Nicaso. “Se la ‘ndrangheta, da quando nella prima metà dell’Ottocento prese corpo dalla contaminazione tra malavitosi, dissidenti politici e carbonari, ha sempre offerto denaro e sostegno elettorale, nel caso di Aemilia le infiltrazioni sono avvenute soprattutto attraverso gli affari: qui la ‘ndrangheta ha portato soldi che sono serviti per avviare aziende e per condizionare il mercato locale, in particolare quello delle costruzioni”. Poi c’è stato  il caso Brescello, “unico nel suo genere – ha aggiunto Nicaso –  perché lì è successo qualcosa che non era mai successo e, per la prima volta in Emilia, si sono create le condizioni per sciogliere un Consiglio comunale che pareva essere  condizionato da una importante famiglia ‘ndranghetista: c’è chi dice che non sono emersi fatti di rilievo penale, ma leggendo le carte si nota chiaramente come il condizionamento mafioso ci sia stato. Io sono orfano di padre da quando non avevo nemmeno 5 anni e mia madre mi ha educato secondo principi molto duri e stringenti, sono cresciuto con l’idea che non è la legge a condizionarci, ma qualcosa che abbiamo dentro di noi, nel nostro modo di essere e di fare: e che non si commettono reati non per il timore di sensazioni, ma perché ce lo hanno insegnato tante persone che continuano a essere nostri punti di riferimento”. Un concetto sul quale è tornato, rispondendo alle domande di studenti e insegnanti, anche il presidente Manghi: “Come possiamo ostacolare le mafie è una questione di ordine etico e morale, che parte anche dalle piccole cose, dal rispetto delle regole che tengono insieme ogni giorno in una classe 25 persone, dal discernere tra ciò che è giusto e ciò che non lo è – ha detto – Non rubare perché lo dice la legge va bene, ma è troppo poco; se non rubo perché sono consapevole che è sbagliato rubare, è un qualcosa in più”.

“La mafia non è un virus, sono le cointeressenze a permetterle di contagiarci: la ‘ndrangheta è arrivata qui non buttando giù la porta, ma ha bussato e qualcuno ha aperto”, ha detto ancora Nicaso per il quale “occorre però riconoscere che questo territorio, contrariamente ad altri, ha saputo reagire e mettere in piedi contromisure importanti”.

Il programma di domani, martedì

Particolarmente intenso il programma della seconda giornata di “Noicontrolemfie”. Si inizia alle 8.45 al Centro Mavarta di Sant’Ilario (e alle 11.30 al liceo Canossa di Reggio) con un incontro degli studenti con Andrea Franzoso, autore de “Il Disobbediente”, con proiezione del video del laboratorio di scrittura creativa.  Alle 10 al cinema Cristallo di Reggio  “Viaggio nel mondo della psicologia mafiosa” con Corrado De Rosa, Marco Soddu, Tony Giorgi e Gaetano Saffioti. Alle 11 in Comune a Cadelbosco Sopra e alle 18 nella sede dell’Anpi di Reggio incontro con il giornalista Sandro De Riccardis, autore di “La mafia siamo noi”. Alle 11.30 alle scuole medie di Montecchio dialogo con Alessandro Gallo autore di “Tutta un’altra storia”. Alle 17 nella Sala Espositiva di Casalgrande e alle 21 a Palazzo dei Principi di Correggio dialogo con Nicaso, il testimone di giustizia Gaetano Saffiotti e il giornalista Giuseppe Baldessarro. Alle 17.30 al  cinema Cristallo di Reggio proiezione del film “Gramigna. Volevo una vita normale” (a seguire dialogo fra il pubblico, l’attore Gianluca Di Gennaro e il giornalista Ignazio Riccio, con la testimonianza di Luigi Di Cicco protagonista nella realtà della storia del film).