Giunto alla sua 52esima edizione, il Vinitaly, International wine & spirits exhibition, il più grande salone al mondo per metri quadrati e presenze estere dedicato al settore del vino e dei distillati, si è aperto a Verona il 15 aprile e si concluderà domani, 18 aprile.

Un unicum espositivo a livello internazionale grazie alla compresenza di Sol&Agrifood, salone internazionale dell’agroalimentare di qualità, rassegna interattiva che attraverso cooking show, momenti educational e degustazioni valorizza in chiave business le peculiarità dell’agroalimentare e l’olio extravergine d’oliva in particolare, e di Enolitech, appuntamento internazionale con la tecnologia innovativa applicata alla filiera del vino e dell’olio.

Il 52° salone internazionale ha superato le 4.380 aziende, oltre 130 in più rispetto all’edizione precedente. Aumenta anche la presenza degli espositori esteri nell’International Wine_Hall che raggiungono i 36 paesi rappresentati, contro i 29 del 2017. Punto di riferimento per il business e la cultura legati al settore enologico, che vale per il Paese 5,9 miliardi di euro di export, Vinitaly è una delle manifestazioni a più alto tasso di internazionalità.

Ospiti di prestigio, chef stellati, proposte di wine&food pairing e di formazione tecnico-scientifica, degustazioni di livello internazionale hanno fatto anche quest’anno di Vinitaly una annata irripetibile.

Grande spazio quest’anno al green, che rappresenta nicchie in espansione in Italia e all’estero, con vini biologici, biodinamici, artigianali: due i saloni speciali nel padiglione 8, VinitalyBio e ViViT – Vite Vignoioli Terroir. A completare un’offerta basata su precise filosofie produttive, la presenza della collettiva Fivi, la Federazione dei vignaioli indipendenti. La scelta dipende dal consumatore di riferimento: chi vuole il prodotto certificato biologico di VinitalyBio, chi segue il percorso dei vignaioli artigianali di Vivit, chi cerca produttori che dal vigneto al consumatore mantengono e valorizzano il legame con il proprio vino come sono quelli di Fivi.

Ancora considerato di nicchia, il vino bio non è più una moda. «È, piuttosto – afferma Maria Grazia Mammuccini, produttrice biologica e vicepresidente di FederBio –, il riconoscimento da parte del mercato dello stretto legame del vino con il territorio e la sua tutela ambientale, sociale ed economica. Il vino più di altri prodotti rappresenta questo in Italia e ancor più all’estero, proprio per la peculiarità del nostro Paese di avere un vino per ogni territorio. Non è un caso che grandi territori vocati o importanti aziende vadano verso la produzione di vino biologico certificato ».

Il salone speciale dei vini artigianali ViViT – Vigne Vignaioli Terroir, giunto

alla 7ª edizione, realizzato da Vinitaly in collaborazione con l’Associazione Vi.TE quest’anno si rinnova e si amplia. Lo sviluppo di questo spazio espositivo è in linea con le tendenze di mercato e di quella parte del mondo produttivo italiano sempre più impegnato sul fronte della identità e della sostenibilità ambientale.

«Nei 4 giorni di ViViT vogliamo raccontare i nostri territori attraverso i nostri vini», spiega Gabriele Da Prato, presidente dell’associazione Vi.Te – Vignaioli e Territori. «Tutti i vignaioli presenti condividono un codice etico che ci unisce nella filosofia produttiva, ma poi ciascuno porta all’interno di Vi.Te un’identità inconfondibile e la sua storia». Storie che piacciono sempre più all’estero – quasi la totalità dei buyer che visitano ViViT proviene da Usa e Nord Europa, ma nel 2017 si è vista anche tanta Cina, Korea, India, Sudafrica, Australia – e che quest’anno crescono ulteriormente grazie a un ampliamento dello spazio espositivo e a nuovi allestimenti. Sono 117 i vignaioli provenienti dalle varie regioni d’Italia, Slovenia, Austria, alle quali si vanno ad aggiungere le aziende proposte da tre fra i più importanti distributori del settore.

Il futuro dell’ecosistema-vino italiano è in crescita, e le previsioni di export al 2022 vedono stazionarie la Germania e il Regno Unito, dove incidono negativamente età media e Brexit; in leggera crescita il Giappone, grazie all’imminente accordo di libero scambio; in ulteriore incremento nell’ordine Cina, Russia e Stati Uniti, veri player della crescita dei consumi grazie a fattori congiunturali considerati decisivi: aumento dell’upper class (fino al 25% della popolazione in Russia), tasso di urbanizzazione (arriverà al 63% in Cina) e Pil pro-capite in forte aumento. L’ecosistema-vino dei prossimi 5 anni, indagato dallo studio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor, restituisce un quadro positivo dei trend delle vendite a valore, anche se con meno impennate rispetto al recente passato in 6 mercati top del mondo (64% dell’intero valore dell’export italiano).

Negli Stati Uniti il vino rimane uno status symbol sempre più friendly, e per i consumatori il futuro è green e autoctono. I vini italiani sono associati maggiormente ai sostantivi ‘storia’ e ‘tradizione’, per momenti di relax ma anche di convivialità, quelli francesi sono i vini da bere nelle occasioni speciali, sinonimo di ‘eleganza’ ed ‘esclusività’.  Un vino che sposta il proprio tempio sempre più nei luoghi di aggregazione giovanile, consumato in occasioni più friendly, con i wine bar che cresceranno più di tutti assieme ai ristoranti ‘casual’, che a detta del campione prenderanno il posto delle grandi occasioni romantiche e dei ristoranti ‘fine’.

L’Emilia Romagna è una dei grandi protagonisti del Vinitaly e il pubblico ha affollato il Padiglione 1. Complice la rinomata ospitalità che da sempre caratterizza i produttori emiliano romagnoli, la qualità dei suoi vini ma anche la nuova veste di tutto il Padiglione 1, che propone grafiche (anche nella facciata esterna) e allestimenti che richiamano la natura e con essa il benessere e la voglia di rigenerarsi. “REgeneration Emilia Romagna” è, infatti, il nuovo motto che accompagna la nostra regione vitivinicola, e non solo, in giro per il Mondo, a partire proprio dal Vinitaly.

«Con questa edizione del Vinitaly l’Emilia Romagna si presenta con un brand importante in ottica futura – spiega Pierluigi Sciolette, Presidente di Enoteca Regionale – Sostenibilità, ecocompatibilità e rispetto ambientale sono direttrice cardine per la vitivinicoltura del futuro. Salvaguardare il territorio, e con esso le attività economiche, sono prerequisiti per l’enologia del futuro. Lo abbiamo fatto e scelto come cornice complessiva dell’organizzazione del padiglione 1. Ma non solo. Un padiglione che sa far squadra e che condivide l’impostazione in ogni sua forma e presenza con le oltre 200 aziende e realtà vitivinicole che lo animano».

Prosegue Ambrogio Manzi, Direttore di Enoteca Regionale: «Il nuovo allestimento rientra appieno nella logica della eco sostenibilità. La REgeneration non è quindi solo un logo e uno slogan ma una vera e propria direttrice. Creare un circolo virtuoso che guardi all’ambiente come valore unico e condiviso che sappia trasmettere i valori della qualità della vita e del benessere che si possono respirare in Emilia-Romagna. Dobbiamo puntare sempre di più sulla sostenibilità, in ogni forma e sostanza possibile, e come Enoteca Regionale in questo Vinitaly lo stiamo ribadendo con forza».

Sono 601 le etichette che entrano nell’edizione 2018 della guida internazionale di Vinitaly, 24 i vini ammessi nella sezione Wine Without Walls e 27 i sake selezionati dal panel di esperti. È Cantine del Notaio, di Rionero in Vulture, ad aggiudicarsi il Premio speciale Gran Vinitaly 2018, come cantina dell’anno della guida 5StarWines the Book. La società agricola in provincia di Potenza ha ottenuto la media punteggio più elevata con tre vini in almeno due tipologie diverse. A valutarla, un panel di oltre 80 esperti da tutto il mondo tra Master of wine, Master of sommelier, sommelier, blogger e giornalisti del settore, guidati da Ian D’Agata, direttore scientifico di Vinitaly International Academy. Cantine del Notaio è stata scelta tra 935 aziende vinicole iscritte a questa seconda edizione di 5StarWines the Book, provenienti da 14 nazioni: Italia, Australia, Stati Uniti, Argentina, Spagna, Slovenia, Israele, Croazia, Azerbaijan, Ucraina; Francia, Albania, Cile e Ungheria. Presentati in tutto 2.688 vini. Dopo tre giorni di degustazioni alla cieca, soltanto 601 (il 22%) hanno raggiunto il punteggio di almeno 90 centesimi su 100, entrando di diritto nella guida 2018, la prima mai realizzata al mondo da una fiera internazionale del vino come Vinitaly. La commissione ha giudicato la Vernaccia di Oristano DOC Riserva 2004 come Miglior vino italiano-Banco BPM 2018: l’etichetta della cantina Silvio Carta Srl di Baratili San Pietro (Oristano) ha ottenuto il punteggio assoluto più alto. Scelti anche i Migliori vini 2018, nelle categorie bianco, rosato, rosso, dolce, frizzante e spumanti, insieme a tutti gli altri selezionati per entrare nell’edizione 2018 della pubblicazione. A questi si aggiungono 27 sake e i 24 vini di Wine Without Walls, sezione della guida riservata alle produzioni senza solfiti aggiunti o con una quantità non superiore a 50mg/l. «5Star Wines The Book – spiega Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere – rappresenta un altro degli strumenti di promozione di Vinitaly per valorizzare l’impegno delle cantine che investono per migliorare la propria produzione, aiutandole ad essere riconosciute sui mercati internazionali. La guida si sta sempre più affermando, come dimostra il numero crescente di vini iscritti, passati dai 2.153 dell’anno scorso ai quasi 2.700 di questa edizione». Da quest’anno, tutti i vini premiati sono anche catalogati su Wine Searcher, uno dei più famosi motori di ricerca online per il vino e caricati sulla App ufficiale di Vinitaly 2018, il salone internazionale dei vini e dei distillati in corso fino a mercoledì 18 aprile alla Fiera di Verona.

www.vinitaly.com