“E’ certamente apprezzabile l’impegno dichiarato dal Sindaco di Castelnovo Bini per la riapertura di quel Punto Nascita che la Regione ha chiuso nella sua città, soprattutto in considerazione del silenzio dietro cui si nascondono gli altri amministratori e il partito di maggioranza.

Ma purtroppo anche con queste dichiarazioni continua ad essere TRAVISATA LA VERITA’.

  • L’affermazione “La Regione ha dei finanziamenti volti a migliorare i servizi dell’Appennino, per mantenere i cittadini stessi nella zona. Registriamo con piacere questo programma politico…” risulta imbarazzante e lunare. Non solo hanno tolto il servizio più importante, ovvero il Punto Nascita, ma hanno anche tolto il servizio di ginecologia H24 che incide sulla sicurezza delle donne gravide ma anche su tutte le donne del comprensorio montano. Invece di spendere i soldi per fare protesi alle amputazioni operate dalla stessa Regione e AUSL sarebbe opportuno ripristinare i servizi essenziali negati.
  • Non è assolutamente vero che l’UNICO modo per riaprire il Punto Nascita sia quello di rivolgersi al “forum nazionale delle aree interne” e alla sua “commissione specifica sui servizi sanitari della montagna”. Ha ragione il Sindaco a definire “questa strada lunga e difficile”. Di certo sarà utile battere anche questo percorso, ma non è sicuramente il più diretto e fattibile.
  • L’idea di “vedere se nelle aree di montagna è prevista una eccezione” appare bizzarra poiché proprio per le AREE in CONDIZIONI OROGEOGRAFICHE DIFFICILI è prevista la deroga dall’accordo della Conferenza Stato – Regioni.

In realtà, oltre che a smuovere le acque a Cuneo o a Roma, sarebbe utile che gli amministratori locali facessero pressioni sull’unico organo DELIBERANTE in materia, ovvero la Regione Emilia Romagna, con sede a Bologna, con Presidente Bonaccini e con assessore Venturi.

Loro possono deliberare la riapertura dei Punti Nascita dell’Appennino emiliano, rivedendo la sciagurata decisione presa da loro stessi di chiuderli nonostante gli evidenti problemi ed i maggiori rischi causati alla popolazione di montagna. Decisione aggravata dalla scelta di concedere la deroga invece ai Punti Nascita di pianura con meno di 500 parti, i quali non hanno alcuna difficolta orogeografica, ma sono dotati di un nutrito bacino elettorale favorevole alla Giunta.

Si spera che gli amministratori locali di montagna, dopo tale trattamento, si facciano coraggio con l’intento di rappresentare davvero i propri cittadini ed i territori da loro amministrati e facciano sentire la voce del bisogno e della giustizia in questo scorcio di fine impero.

PS: l’ennesimo rinvio dell’incontro con le forze politiche indetto già due volte dal Sindaco Bini per l’8 giugno, paventato a margine dal media televisivo locale “vista la situazione nazionale” fornirà certamente ai Comitati l’occasione di convocarlo autonomamente incontrandosi con le forze politiche nazionali e locali che riterranno di partecipare.

Già con la presente ci rivolgiamo a loro chiedendo di incontrarci l’8 giugno, anche in caso di pioggia.

Chi mancherà, evidentemente ha impegni più importanti del preoccuparsi di 250 donne e le loro famiglie per ogni provincia che passano l’intero periodo della gravidanza col timore di non riuscire a raggiungere in tempo le città di pianura”.

(Comitati Salviamo le Cicogne e Di.Na.Mo)