Quarantadue anni fa, il 27 febbraio del 1976 a Bir Lahlou, piccola oasi nell’angolo nord-orientale del Sahara Occidentale, il Fronte Polisario proclamava la Repubblica Araba Saharawi Democratica (Rasd). Oggi come allora resta uno stato fantasma. Il popolo saharawi resta in esilio a Tindouf, nel deserto algerino. Sono oltre 165 mila, secondo le stime dell’Unhcr, i rifugiati che vivono nei campi allestiti dalla Repubblica Araba Democratica Saharawi. Accampamenti fatti di tende e piccole costruzioni di sabbia che, all’arrivo della stagione delle piogge, quando sono particolarmente abbondanti, si sgretolano come castelli sul bagnasciuga. Se d’inverno con i temporali e il vento il rischio di perdere la casa è costante, nelle stagioni calde le temperature superano anche i 50 gradi. Il popolo Saharawi sopravvive così, con dignità, da oltre 40 anni. Solo gli aiuti umanitari permettono alla popolazione di sopperire alle carenze del luogo ostile che li ospita.

Domani, venerdì 11 maggio, alle 20.30 nella sala Degli Esposti della Biblioteca Comunale, la delegazione, che si è recata un mese fa nei campi profughi del Saharawi, relazionerà nel corso della serata l’esito della missione. Interverranno anche referenti regionali che si occupano di programmi ed interventi solidaristici, sanitari ed umani a favore del popolo Saharawi, oltre a Omar Mih, ambasciatore del Saharawi a Roma e al sindaco Stefano Reggianini che ha partecipato all’ultima missione nei campi profughi.