Una scoperta di grande interesse scientifico è maturata nell’ambito della campagna di ricerche che il Gruppo Speleologico Bolognese e l’Unione Speleologica Bolognese stanno conducendo dal 2012 nella Dolina dell’Inferno, area soprastante la grotta del Farneto, la più vasta dolina dell’area del Parco dei Gessi Bolognesi (900 x 600 m, profonda 125 m), in territorio di S. Lazzaro di Savena.

Nel 2015 una squadra di giovani speleologi del GSB-USB riesce a penetrare in uno strettissimo e tortuoso meandro inesplorato (denominato Meandro della Cattiveria per le difficoltà di progressione) che si apre sul fondo della Grotta “M. Loubens” e dà inizio alla risalita di due pozzi-camino, cioè ascendenti, con i quali la cavità pare concludersi. Il primo di essi si innalza fino ad una impenetrabile volta di massi, mentre nel secondo la progressione con tecniche di risalita in artificiale (chiodatura e ancoraggi con piastrine e corde) si spinge poco oltre i 12 m.

Nelle esplorazioni successive, fra i sedimenti marnosi depositati fra le quinte di una cortina stalattitica sospesa sul vuoto, compare un cranio umano, apparentemente in buono stato di conservazione.

Risulta subito evidente il potenziale interesse del rinvenimento, in quanto nel periodo che va dal 1935 al 1969, a soli 600 m di distanza, Luigi Fantini scopre nel deposito del Sottoroccia del Farneto, in seguito distrutto dalla cava Calgesso, resti e oggetti di corredo funebre di 41 individui, risalenti all’Età del Rame.

Il GSB-USB contattato nel frattempo gli Istituti competenti, in primis la Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Bologna e l’Istituto di Antropologia dell’Università di Bologna , dà seguito a una serie di operazioni mirate a realizzare un armamento del pozzo-camino idoneo ad avvicinarsi al cranio ed effettuare una prima ispezione, scientifica.

Ricevuto l’assenso della Soprintendenza, il recupero viene fissato per il 7 giugno ed ha inizio alle 11 del mattino. All’interno della Grotta “M. Loubens” si alternano tre squadre di 15 speleologi del GSB-USB: ne fanno parte tre cineoperatori di cui uno all’interno, che filmano le varie fasi di lavoro. Il cranio, protetto dal bendaggio, viene distaccato dai sedimenti che ancora lo trattengono e inserito accuratamente all’interno dei rivestimenti antiurto di un contenitore ermetico all’uopo predisposto.

Tenuto conto che la progressione a ritroso dalla base del camino a quella del pozzo d’accesso si svolge, per uno speleologo scarico, alla velocità media di 20 cm al minuto (per la maggior parte trascorsi in posizione orizzontale con complicate contorsioni viste le dimensioni del meandro), si comprende il motivo per cui la preziosa valigetta ha raggiunto l’esterno solo alle 21,00, fra un tripudio di grida e applausi.

Negli attimi che precedono lo svolgimento delle bende protettive la Dolina dell’Inferno si immerge nuovamente nel silenzio: l’emozione ha colto e ammutolito tutti i presenti. Da un canto vi è la legittima soddisfazione per il difficile e ben riuscito recupero, dall’altro prevale un condiviso sentimento di pietas nei confronti di quella creatura, che pare sorpresa dal fatto di rivedere la luce, dopo millenni di attesa.

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Il Gruppo Speleologico Bolognese venne fondato a Bologna da Luigi Fantini nel 1932, l’Unione Speleologica Bolognese nel 1957. Al termine del lungo, durissimo confronto (dal 1960 al 1975) che li aveva visti battersi con il comune intento di ottenere la chiusura degli impianti estrattivi del gesso nei Comuni di S. Lazzaro di Savena e Pianoro, i due Gruppi si riunirono nel 1979 in una sola Sede (il Cassero di Porta Lame), assumendo una struttura federativa e la sigla GSB-USB. Dopo la felice conclusione della vicenda legata alle cave, gli speleologi si impegnarono per altri 13 anni nell’altrettanto ardua opera di sensibilizzazione e documentazione al fine di veder realizzato il Parco dei Gessi Bolognesi, istituito dalla Regione nel 1988. Delle più recenti attività si trovano note sul nostro nuovo sito www.gsb-usb.it , su facebook https://it-it.facebook.com/GSB.USB/, twitter https://twitter.com/GSB_USB sulla nostra Rivista “Sottoterra”, sulla Rivista nazionale “Speleologia”.