L’architetto e designer britannico pluripremiato Lord Richard Rogers, Premio Pritzker 2007, ha tenuto oggi la Lectio Magistralis presso il Palazzo dei Congressi di BolognaFiere, preceduta dall’introduzione dello storico dell’architettura Francesco Dal Co. Tutti esauriti i circa 1.800 posti dell’Europauditorium per ascoltare il vincitore del premio Pritzker 2007, solo uno degli innumerevoli riconoscimenti ricevuti nel corso della sua lunghissima carriera).

In platea centinaia di architetti, studenti e appassionati salutati da Mauro Vandini, del Consiglio Generale di Confindustria Ceramica, che ha ricordato come quella di Rogers sia «un’architettura fondata sull’impegno, per il benessere sociale e sulla sostenibilità ambientale». Tra gli stessi appassionati, poi, molti si sono messi in fila a fine lezione per farsi autografare il libro autobiografico “Un posto per tutti”. «Leggendolo avrete trovato un amico, un’occasione per pensare, qualcosa che vi accompagnerà oltre la giornata di oggi», ha assicurato Francesco Dal Co, nell’introduzione. Una lezione intensa quella di Lord Rogers, aperta da una dichiarazione: «Tutta l’architettura è moderna nella sua epoca ed è un’espressione di quell’epoca». E chiusa da una frase del musicista John Cage, che ne sembra la naturale conseguenza: «Non capisco perché le persone abbiano paura delle idee nuove. Io ho paura di quelle vecchie». Rogers ha ripercorso molte tappe della sua carriera, presentando alcuni degli edifici e degli studi più importanti tra quelli progettati. A partire dall’opera-simbolo, il Centre Pompidou: «Io ero contro, per fortuna gli altri erano a favore. Così ho accettato il volere della maggioranza e l’abbiamo fatto», è il ricordo della genesi del Beaubourg. Un’opera che doveva richiamare la Times Square di New York e la British Library di Londra: «Lo spazio pubblico è la parte più importante dell’architettura. Al pubblico è piaciuto, i francesi hanno preso questo “giocattolo” e lo hanno utilizzato». Tra gli altri edifici raccontati da Lord Rogers ci sono il Tribunale di Bordeaux, la distilleria Macallan nello Speyside, l’Aeroporto di Madrid, il palazzo della Lloyd’s di Londra. Sempre tenendo a mente un concetto fondamentale, uno dei fili rossi dell’opera dell’architetto: la flessibilità, la capacità degli edifici di adattarsi alle nuove esigenze. Che, a più riprese, sottolinea anche il valore sociale del suo lavoro. Anche nel modo di pensare le città: «Se vogliamo non usare l’auto, se vogliamo parlare con gli amici, la città deve essere compatta». Sulla città compatta ritorna, Rogers, quando ricorda un altro dei maggiori problemi urbanistici del nostro tempo: «Stiamo costruendo meno case oggi che nel 1922. Oggi abbiamo meno case popolari che dopo la guerra. Vuol dire che i ricchi vivono in città, gli altri vivono fuori».