“Porto il benvenuto della Provincia di Reggio Emilia alla Presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, e a tutte le autorità civili, militari, religiose, ai cittadini insieme ai quali celebriamo, oggi, i 222 anni di un Tricolore nato proprio qui, a Reggio Emilia, dai fautori della Repubblica Cispadana.

Che si ami o meno lo Stato, le Istituzioni o i politici che lo rappresentano, la Bandiera è ancora – insieme all’Inno nazionale – l’elemento più semplice che unisce e rappresenta tutti i cittadini italiani. Per ricordarci chi siamo, da dove veniamo e anche per provare a capire cosa vogliamo che continui a rappresentare per le generazioni future dobbiamo ripartire da quegli ideali da cui nacque, tornando ad animare quello spirito che ne ha accompagnato l’adozione. Uno spirito di comunità, di ideali condivisi e di unione cui ci ha esortato anche il Presidente della Repubblica Mattarella nel suo discorso di fine anno.

Il Tricolore rappresenta valori, diritti, doveri e soprattutto prospettive per il futuro che vogliamo creare.

Il concetto stesso di Tricolore, nasce dalle idee della Rivoluzione francese. Una rivoluzione mossa da ideali alti, dalla volontà di cogliere una trasformazione già attiva nella società del tempo, della necessità di cambiare uno status quo ritenuto ingiusto. Un moto sociale forte che poco ebbe a che fare con la casualità, ancor meno con l’elogio del qualunquismo e dell’improvvisazione. Contrariamente mosse invece dallo studio, dalla conoscenza, dalla contributo della filosofia e soprattutto della scienza che insieme ai principi di tolleranza, uguaglianza e libertà rappresentavano le basi dell’Illuminismo francese.

Idee, pensieri e parole che divennero vera rivoluzione sociale, culturale e politica, gettando poi le solide basi su cui nacquero e su cui continuano a poggiare tutt’oggi la maggior parte degli Stati di Diritto, delle Democrazie e delle moderne Costituzioni che conosciamo.

Storie, principi e ideali conservati, protetti e divulgati a Reggio Emilia, dall’Associazione Nazionale “Comitato Primo Tricolore” e dal suo fondatore onorevole Otello Montanari, scomparso nove mesi fa, al quale va il nostro commosso ricordo.

Oltre a campeggiare su tutti gli edifici e le scuole pubbliche il Tricolore che più permea e vive tra la gente penso sia quello che anche io ho l’onore e il privilegio di vestire, quello indossato dei sindaci, orgogliosi delle proprie comunità.

Indossare la fascia tricolore porta con se orgoglio ed emozione, rispetto per le istituzioni che si è chiamati pro tempore a rappresentare: è un costante richiamo all’impegno quotidiano, al donare tutto se stessi, alla serietà e sobrietà che è doveroso che le istituzioni incarnino nel loro quotidiano servizio alla comunità

Sorridendo mi viene alla mente il racconto di Agnese Moro, che ricordava come il padre indossasse sempre la giacca, anche quando andava in spiaggia, perché chi rappresentava il popolo italiano doveva rappresentare sempre anche la dignità dello Stato e dei principi del Tricolore.

Penso dunque ai sindaci, al loro impegno quotidiano, non solo nell’indossare il Tricolore, ma nel dargli forma, concretezza e sostanza con le azioni che ogni giorno praticano sul nostro territorio provinciale. Dal Ventasso fino al Po, da Sant’Ilario a Rubiera, passando per la città capoluogo. Potrei fare mille esempi, 43 e più esempi.

Per rimanere a quelli più recenti, penso alla commozione del sindaco di Vezzano quando, dopo dieci anni di onorato mandato, è riuscito ad inaugurare la nuova scuola elementare insieme a ragazzi e famiglie.

O ancora all’emozione del sindaco di Reggiolo ogni volta che restituisce alla propria comunità una piazza o un edificio distrutti dal terremoto del 2012.

Penso all’emozione di tutti noi quando, in questo giorni di festa, andiamo nelle scuole, nelle case per anziani, negli ospedali – tante se ne sono fatte, soprattutto per la Pediatria –   indossando quel Tricolore.

Sono questi sindaci che rappresentano il contatto più prossimo dello Stato con i cittadini, con le persone che siamo chiamati ad amministrare e che meritano di trovare una risposta  sempre. Un riscontro anche negativo, anche nell’accesa dialettica politica a cui siamo purtroppo abituati in questi tempi: ma mai devono trovare derisione, scherzo o parole di minaccia. A loro, ai nostri cittadini, dobbiamo quella normale dialettica democratica che deve appartenere al nostro Paese.

Un altro aspetto su quale occorre riflettere è il notevole calo di interesse da parte dei giovani in tema di politica rilevato pochi giorni fa dall’Ufficio statistica della Regione Emilia-Romagna: è invece in aumento il numero di persone che si impegnano a titolo gratuito nel volontariato. I giovani, dunque, hanno voglia di impegnarsi per i propri ideali, non per quelli che la politica rappresenta.

In questi primi due mesi di mandato ho avuto la fortuna di parlare a più di 600 giovani, su temi legati a impegno, istituzioni, legalità. L’augurio che ho sempre rivolo a loro è stato quello di poter provare le emozioni che sto provando io da sindaco e presidente della Provincia e quindi li ho invitati a studiare, prepararsi, sviluppare una coscienza critica e mettersi in gioco perché abbiamo bisogno dei nostri giovani per far cresce una nuova classe dirigente all’altezza del nuove sfide che ci attendono.

E in un mondo dove tutto è relativo e vengono troppo spesso a mancare i punti di riferimento e le certezze su cui costruire la propria vita, alle istituzioni tocca il compito fondamentale di stimolare i nostri giovani affiche si riavvicinino alla politica – alla buona politica – attraverso l’ascolto, il dialogo sincero, portando esempi concreti del nostro lavoro di amministratori, coinvolgendoli come parte attiva della nostra comunità proprio attraverso quegli alti ideali sottesi dal Tricolore: lo studio e la fatica, la preparazione e la competenza, la volontà di tendere sempre al meglio.

Ricordando l’affetto che il Tricolore indossato sa ancora suscitare, voglio aggiungere con un pizzico di orgoglio un altro elemento che contraddistingue la provincia di Reggio Emilia e, più in generale, l’emilianità: le tantissime associazioni di volontari che donano tempo e risorse a beneficio delle nostre comunità. Insieme alla fatica, al lavoro e alle eccellenze imprenditoriali il terzo settore rappresenta un grande elemento distintivo della nostra società che consente di moltiplicare sforzi ed investimenti.

Anche qui colpisce come, in ogni occasione pubblica, queste persone, queste organizzazioni tengano alla presenza delle istituzioni, e del Tricolore indossato dai loro rappresentanti, che pare quasi donare ristoro ad una parte delle fatiche, sancendo la fine di una sfida e il raggiungimento di un risultato, che viene elevato ad interesse di un gruppo ristretto ad interesse pubblico per l’intera comunità.

A queste associazioni non vanno solo i nostri più sinceri ringraziamenti, ma anche il nostro massimo sostegno e credo che tutta la politica debba impegnarsi per fare in modo che nulla, anche dal punto di vista legislativo, manchi a queste persone che rappresentano uno dei mattoni più importanti della nostra comunità, che va salvaguardato e non denigrato come purtroppo spesso avviene.

Dalla Festa del 7 gennaio e dai principi del Tricolore dobbiamo prendere spunto per tornare a tendere come collettività ad ideali alti: alla serietà, al sacrificio, alla competenza e allo studio quali cardini del lavoro e della politica che fa nascere qualcosa di nuovo , di migliore, ma soprattutto di condiviso.

Questa è la sfida della odierna politica: unire ed essere credibile.

Smettere di inneggiare a effimere rivoluzioni che durano giusto lo spazio di una campagna elettorale o di un comunicato stampa e ricominciare da principi alti profondi e condivisi – come il Tricolore – che uniscano persone e gruppi sociali; che formulino risposte e generino soddisfazione alle persone e alle loro esigenze; che rappresentino una vera conquista, di quelle da cui nessuno vorrà più tornare indietro, non quelle effimere che oggi troppo spesso ci vengono propinate; che possano, cosi come fu per l’Unità di Italia, tendere ad unire e rendere forte la comunità ed il Paese nell’affrontare le sfide economiche, sociali e culturali che non solo l’Italia, non solo l’Europa, ma il mondo intero ci pone di fronte.

Il 2019 sarà anche anno denso di appuntamenti elettorali: per amministratori e candidati di tutti gli schieramenti, un’occasione preziosa ed ulteriore per dimostrare in maniera incontrovertibile di anteporre ai propri destini personali l’unico grande obiettivo che potrà esser affidato loro dai cittadini: il bene, il miglioramento, il progresso delle nostre comunità, dimostrando quindi di essere degni di poter indossare quel Tricolore che tutti vuole rappresentare.

Nel 1797 i rappresentati della Repubblica Cispadana si ritrovarono una società piena di frammentazioni, di divisione e incertezze sul futuro. Dal Tricolore diedero vita alla storia della nostra Repubblica. Decisero di farlo in un modo diverso rispetto al passato, un modo più difficoltoso, ma migliore: decisero di farlo insieme.

Che il 7 gennaio non sia soltanto una data da celebrare,  ma possa riscoprirsi una giornata, per tutti gli italiani, di riscoperta degli ideali che sottendono quel Tricolore.

Viva il Tricolore, Viva Reggio Emilia, Viva l’Italia!”

Così il Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni, intervenendo al Teatro Astoria per la Giornata nazionale della Bandiera e il 222° anniversario del Primo Tricolore.