Si è chiuso sia con una crescita della produzione (+2,5%) che del fatturato (+2%) il 2018 delle piccole imprese manifatturiere modenesi. Se il dato in sé è incoraggiante, desta preoccupazione il modo in cui si è determinato: con una prima parte dell’anno al galoppo, chiusa però con un trimestre, l’ultimo, con un segno meno che mancava da ventisette mesi (vedi grafico andamento trimestrale). Un calo spiegato dalla contrazione del mercato. I dati emergono dall’analisi dell’andamento delle pmi manifatturiere sino a 50 dipendenti monitorate dall’Ufficio Studi di CNA e dalla Camera di Commercio nazionale.

I SETTORI

Numerosi i segni meno settoriali, con le uniche eccezioni della meccanica pesante e del biomedicale. Preoccupa il brusco stop della meccanica di precisione, il settore fondamentale del manifatturiero di casa nostra.

Una sostanziale tenuta, quella dell’agroalimentare, che però denuncia una situazione in deterioramento, soprattutto se si considera la forte diminuzione degli ordini dal mercato interno, che rimane quello di riferimento, visto che l’export e appena al 5,2%.

Quello della maglieria è probabilmente il comparto più negativo, con il segno meno che si rincorre nella serie storica. È il settore del conto terzi del tessile, che risente in particolare della concorrenza sul prezzo, come dimostra il calo più contenuto della produzione rispetto al fatturato. Con prospettive non certo esaltanti e un fatturato estero che dal 35% del 2015 è sceso al 16,5% del 2018.

Più contenuto il ribasso dell’abbigliamento, il segmento produttivo caratterizzato da aziende in conto proprio collocate nella fascia medio-alta del mercato. Rimane debole anche l’export.

Rallenta la corsa del comparto dei prodotti in metallo che si identifica nella carpenteria pesante, un trend arrivato al sedicesimo trimestre consecutivo di crescita. Molto positivo l’export: 1 euro su 4, infatti, arriva da oltre confine, mentre rallenta il mercato nazionale.

Uno stop improvviso per le macchine e apparecchi meccanici, determinato soprattutto dal brusco calo degli ordinativi dall’Italia, calati di oltre un terzo. E questo è uno degli aspetti più preoccupanti dell’attuale congiuntura economica sul nostro territorio. Va detto, però, che il comparto arriva da alcuni mesi di crescita tumultuosa. Rimane su elevati livelli (31%) la quota di fatturato estero sul totale.

Continua la crescita del biomedicale, il settore manifatturiero più vocato all’estero, che nel 2018 ha assorbito quasi la metà (il 45,2%) del fatturato totale.

Sostanzialmente stabile un comparto dimensionalmente non grandissimo, ma estremamente dinamico e con una quota di export considerevole (nel 2018 il 23,8%), quello delle macchine e apparecchiature elettriche ed elettroniche.

Una situazione da seguire con attenzione. Purtroppo, gli allarmi relativi ad un rallentamento della congiuntura economica internazionale e, soprattutto, di quella italiana, trovano conferma nell’andamento denunciato dalle piccole imprese manifatturiere nell’ultimo trimestre del 2018 e dall’andamento atteso dagli ordinativi per l’immediato futuro. Da questo punto di vista, preoccupa la debolezza strutturale del sistema economico italiano. Di conseguenza, preoccupano anche le dinamiche della spesa pubblica e della Legge di Bilancio, costruita su uno scenario ben diverso. Il rischio, infatti, è che l’utilità di provvedimenti assolutamente positivi per le piccole imprese come il raddoppio della deducibilità dell’Imu sugli immobili produttivi, la diminuzione delle tariffe Inail e l’aumento della fascia di applicazione della Tax Flat, venga cancellata dagli aumenti dell’Iva che si renderebbero necessari per evitare la violazione dei vincoli di bilancio Ue.