Dalla strada a un luogo dove accoglienza, solidarietà e assistenza offrono nuove opportunità a chi è più fragile o vive ai margini della società. È il “Villaggio di Oreste”, la nuova realtà ecclesiale di aiuto e sostegno alle persone in difficoltà intitolata alla memoria di don Oreste Benzi, fondatore dell’Associazione ‘Papa Giovanni XXIII’, che sorge a Castel Maggiore, nel bolognese.

A tagliare il nastro sono stati, questa mattina, la vicepresidente della Regione e assessore al Welfare, Elisabetta Gualmini, l’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi, il sindaco di Castel Maggiore, Belinda Gottardi, e il successore di don Benzi, Giovanni Paolo Ramonda.

“Inauguriamo una realtà bellissima dove strutture diverse tra loro condividono l’obiettivo di dare speranza a chi è rimasto ‘ultimo’ e offrire una prospettiva di autonomia e inclusione sociale alle persone più fragili- ha affermato la vicepresidente Gualmini-. Un progetto di contrasto all’emarginazione e di solidarietà, nato nel solco degli insegnamenti e della visione di don Benzi, che rappresenta per molti una speranza di riscatto”.

Il complesso è costituito da quattro strutture, già operanti da tempo, dedicate a disabili, minori in difficoltà sotto la tutela dei servizi sociali del territorio e a persone affette da disturbi psicologici e dipendenze da sostanze stupefacenti. Realtà a cui si aggiunge la Casa famiglia inaugurata oggi, che accoglierà ragazzi con problemi di socialità e disabili gravi, inserendoli in un nucleo familiare composto da due genitori con figli. La casa “Santa Clelia” è ubicata in un edificio di due piani, i cui lavori di ristrutturazione sono stati finanziati dall’ Arcidiocesi di Bologna con 400 mila euro; in grado di accogliere sette ospiti, è dotata di una grande sala comune per la socializzazione.

All’interno del “Villaggio di Oreste” trovano posto la comunità terapeutica “San Giuseppe” per il recupero di persone con problemi di dipendenza patologica da sostanze o comportamentali (30 posti); la “Casa Saliceto” che accoglie le persone che hanno appena terminato il percorso di recupero dalla tossicodipendenza (5 posti); la comunità “San Giovanni Battista” per il reinserimento sociale e lavorativo di tossicodipendenti e disabili psichici (10 posti) e la “Capanna di Betlemme” per l’accoglienza dei senza fissa dimora, che mediamente ospita 25 persone.