Un lavoratore instancabile, un computer ante litteram, un maniaco della precisione, che lasciava fuori l’emozione dalle sue valutazioni e sapeva mettere sempre a fuoco ciò che davvero contava. Ma allo stesso tempo un uomo che è stato capace di cedere alla follia, che ha osato percorrere un viaggio “all’inferno e ritorno”, come intitolò la sua autobiografia, che è stato in grado di trovare la forza di risalire in macchina a sei settimane da uno spaventoso incidente dal quale si salvò per miracolo. Questo e molto di più è stato Andreas Nikolaus Lauda, da tutti conosciuto come Niki, scomparso nella notte a 70 anni.

“Quella di oggi è una giornata molto triste per me che Lauda l’ho visto correre ma anche per tutti gli appassionati della Ferrari e della Formula 1 – con queste parole ha esordito il Vicepresidente Piero Ferrari ricordando il pilota austriaco – Niki ci lascia dopo aver sofferto tanto, e questo mi addolora. Ha vinto molto con la Ferrari, lo ha fatto anche con altri team, ma è sempre rimasto un amico. È stato un pilota fantastico, un imprenditore capace e una persona straordinaria. Mi mancherà”.

“I miei ricordi di Lauda sulla Ferrari fanno parte dell’infanzia – ha raccontato il Team Principal della Scuderia, Mattia Binotto – quando da bambino vedevo lui e Regazzoni vincere con il Cavallino Rampante sulle piste di tutto il mondo. Avevo meno di dieci anni e nel mio immaginario era un cavaliere senza paura. Una volta in Formula 1, il mio rapporto con Niki è sempre stato di stima reciproca. Credo che grazie alla sua bravura e al suo indubbio carisma abbia contribuito a far conoscere e amare nel mondo il nostro magnifico sport. Ricordo con affetto quella volta in cui mi disse che con il mio approccio svizzero sarei stato la persona adatta a mettere ordine nell’italianissima Ferrari… Dopotutto Niki era così, una persona schietta e diretta con la quale non sempre si era d’accordo ma cui non si poteva non voler bene”.

Lauda, nato a Vienna il 22 febbraio del 1949 è stato un innovatore, un campione che ha portato in Formula 1 un modo diverso di pensare. Quando la massima categoria lo scopre Niki si presenta da subito come un giovane cocciuto, convinto del proprio valore, fino al punto di andare contro il volere della propria famiglia e pagarsi personalmente un prestito per inseguire un sogno che si chiama Formula 1. L’austriaco nel 1973 è alla BRM dove fa coppia con Clay Regazzoni. È proprio lo svizzero a parlare del giovane a Ferrari. Enzo, con una delle mosse spiazzanti e controcorrente cui ha ormai abituato il mondo della Formula 1, chiama Lauda a Maranello per il 1974. Già al suo esordio in Spagna e Olanda, Niki, al volante della 312 B3-74, lotta fino in fondo per le prime posizioni e la vittoria. Il titolo sfuma ma nel 1975 la Ferrari gli mette a disposizione la 312 T.

Lauda entra a pieno nella squadra, la aiuta a rendere meglio con la sua mania per la precisione e con il suo atteggiamento trova un posto anche nel cuore di Enzo Ferrari, che lo tratta come uno di famiglia. In forte sintonia la Scuderia, Lauda porta forza e grinta al team accumulando vittorie su vittorie. Nel 1975 l’austriaco è Campione del Mondo per la prima volta e riporta così sia il Titolo Costruttori che quello Piloti al Cavallino Rampante dopo 11 anni di astinenza.

Anche la stagione 1976 sembra iniziare sotto i migliori auspici per il campione. Niki trionfa in cinque delle prime nove gare (Brasile, Sud Africa, Belgio, Monaco, Gran Bretagna) al punto che in classifica ha più del doppio dei punti del suo primo inseguitore. L’1 agosto, però, il Campionato si sposta in Germania, sul circuito del Nürburgring, detto Inferno Verde per la sua complessità a e pericolosità. Al secondo giro Niki perde il controllo della vettura a causa dell’asfalto umido e si schianta contro le barriere di protezione. L’impatto è tremendo e la monoposto prende fuoco. Alcuni coraggiosi colleghi lo estraggono dalla vettura ma al pilota austriaco viene comunque impartita l’estrema unzione, tanto critiche sono le sue condizioni. Ma Lauda non è uno che si arrenda facilmente. Come era solito lottare in pista, lotta nel suo letto d’ospedale e recupera a tempo di record tanto che dopo sole sei settimane è in gara, seppure ancora molto sofferente, per cercare di conquistare il titolo. La storia di quella stagione non ha un lieto fine, il titolo sfuma per un solo punto nel diluvio del Fuji, ma Lauda entra a pieno titolo nella categoria degli eroi, sportivi ma non solo. La sua popolarità travalica l’automobilismo al punto di entrare nell’immaginario collettivo e di vedere la propria vita trasposta sul grande schermo.

Il 1977 vede Lauda vincere per la seconda volta il titolo di campione del mondo, anche se insieme al Mondiale arriva anche la rottura definitiva con la Scuderia e il suo fondatore. Lauda passa alla Brabham per l’anno successivo ma né lui né la Ferrari, divisi, riescono a vincere. Dopo un ritiro temporaneo, Lauda torna in pista, vincendo al volante della McLaren il suo terzo e ultimo titolo nel 1984.

Nonostante la fine turbolenta del rapporto con la Scuderia Ferrari, la storia tra Lauda e Maranello non finisce al punto che Niki torna come consulente nel 1993. Il pilota austriaco, con i suoi due titoli e le 15 vittorie conquistate in quattro stagioni, rimane il secondo pilota più vincente in Formula 1 della Scuderia Ferrari.