L’ affido congiunto dei figli
”imposto” ai genitori in caso di separazione o divorzio ”è
una trappola”: a lanciare l’ allarme sono i centri antiviolenza
e le Case delle Donne di varie città d’ Italia, comprese Modena e Reggio Emilia che, insieme
alle loro avvocate, bocciano la legge in discussione al Comitato
ristretto della Camera, in particolare il progetto dell’ on.
Vittorio Tarditi di Fi.


Il documento con cui respingono la ”logica mistificante”
del progetto Tarditi e delle altre proposte di legge oggi in
campo è stato inviato al ministro della Giustizia Roberto
Castelli e ai presidenti di Camera e Senato.
”Questa legge ignora la realtà, negando i conflitti non si
tutelano i minori”, affermano i Centri e le Case delle Donne , secondo cui il progetto
di legge ”nasconde inoltre l’ obiettivo di eliminare l’ assegno
di mantenimento in una realtà, come quella italiana, dove è
già particolarmente alta la percentuale di padri che
impunemente non ottemperano al loro obbligo di mantenimento”.
Ma soprattutto -sostengono- l’ affidamento condiviso ”non
è applicabile in tutti i casi di maltrattamento che la nostra
esperienza ultradecennale ha dimostrato essere incredibilmente
numerosi”. Tra l’ altro -ricordano- nel nostro ordinamento
esiste già la possibilità di giungere all’ affidamento
congiunto dei figli, ma solo quando ricorrono alcuni
presupposti: l’ orientamento giurisprudenziale – sostengono le
avvocate delle Case delle donne – tiene conto infatti di vari
fattori, fra cui l’ accordo dei genitori nel richiederlo, la
bassa o inesistente conflittualità fra i coniugi, la loro
attitudine al rispetto degli accordi, l’ età evolutiva dei
figli.
La stessa esperienza dei Paesi europei che hanno cercato di
introdurre la regola dell’ affidamento condiviso – concludono –
ha dimostrato tutti i limiti di un istituto ”che può apparire
eticamente superiore e ‘magicamente’ risolutivo” di un rapporto
conflittuale, ma che in realtà rischia solo di alimentare ”un
surplus di conflitti e frustrazioni”.