Diciottomila morti l’ anno in
Italia. Circa 50 al giorno in Italia e 40 mila persone costrette
a respirare 18 ore al giorno con la bombola dell’ ossigeno. Sono
le vittime della broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO),
cui vanno aggiunte quelle delle altre malattie respiratorie,
come la tubercolosi e le infezioni delle basse vie aeree.


l dato è la conseguenza dell’ aumento di queste patologie
negli anni ’90, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo,
dove il fumo di sigaretta e l’ inquinamento hanno un impatto
decisivo nell’ innalzamento della curva dell’incidenza e della
mortalità. Le proiezioni dell’ Organizzazione Mondiale della
Sanità indicano che entro il 2020 fra le prime cinque cause di
morte, ben tre saranno da attribuire a malattie respiratorie
(BPCO, infezioni delle basse vie respiratorie e tumori del
polmone).
Per far fronte a questi numeri e per cercare di arrestare la
progressione di una malattia ancora sottostimata, l’ OMS ha
deciso di elaborare le linee guida internazionali per la cura e
la diagnosi della malattia. In questi giorni a Modena, sono riuniti per
tre giorni 150 fra i massimi esperti del settore per definire il
documento italiano sulla lotte alla BPCO.
”Il progetto – ha spiegato il prof.Leonardo Fabbri,
direttore della Clinica di Malattie dell’ Apparato Respiratorio
dell’ Università di Modena – intende aiutare in modo
particolare il medico di medicina generale, che nel 90% dei casi
è il primo a vedere i pazienti, a saper diagnosticare e gestire
questa patologia. La broncopneumopatia cronica ostruttiva
rappresenta attualmente la quarta causa di morte sul pianeta
(nel 2000 hanno perso la vita 2 milioni e 700 mila persone per
BPCO) ed è destinata a salire al terzo posto nell’arco di vent’
anni. Colpisce una persona su 5 al di sopra dei 60 anni ed è la
prima causa di ricovero in tutte le pneumologie italiane. In
Italia si calcola che colpisca 2 milioni di persone”.
Il primo fattore di rischio è il fumo di sigaretta. In
Italia i fumatori sono approssimativamente il 30% della
popolazione: un terzo dei maschi e un quinto delle donne, circa
13-14 milioni di persone) ed è intuitivo l’allarme della
comunita scientifica.

”Le linee guida italiane tratte da quelle internazionali – ha
osservato ancora Fabbri – arrivano a sei anni di distanza dal
precedente documento e tengono conto della letteratura piu’
recente e delle ultime novita’ farmacologiche”.
La prima indicazione importante e’ l’educazione del paziente
a riconoscere i fattori di rischio e a saper gestire la propria
malattia. Quindi si punta alla riabilitazione, che fino a poco
tempo fa si riteneva fosse di solo supporto psicologico e che,
invece, si è dimostrata in grado di dare dei vantaggi obiettivi
oltre che soggettivi alla qualità di vita del paziente. Si
passa per le gravissime insufficienze respiratorie all’uso dell’
ossigeno, che allunga la vita e ne permette una qualità
migliore, e all’uso di ventilatori di supporto. Infine, vengono
descritte alcune tecniche chirurgiche che, in questi ultimi
anni, sono state sperimentate con buoni risultati, per lo meno
in alcuni pazienti, fino al trapianto di polmone per i casi
altrimenti senza speranza.