I lavoratori extracomunitari che vorranno regolarizzare la loro posizione troveranno a settembre negli uffici postali e nelle prefetture due plichi: uno rosso e uno celeste. Il primo interessa colf e badanti, l’altro i lavoratori subordinati.


Questi ultimi rientreranno nella legge Bossi-Fini grazie a un Ordine del Giorno, uscito dall’ Aula di palazzo Madama, con il quale il Senato impegna il Governo ad estendere ai lavoratori subordinati l’emersione dal lavoro nero con un nuovo decreto
legge. Decreto che interessa tutti gli stranieri che sono in Italia e che lavorano in nero come operai nelle aziende industriali, agricole e commerciali.
Proprio questo decreto legge potrebbe essere all’ordine del giorno del Consiglio dei ministri all’apertura dei lavori, venerdì 30 agosto. Nel frattempo, la Bossi-Fini dovrebbe essere pubblicata
lunedì sulla Gazzetta Ufficiale ed entrare in vigore il 9 settembre. Intanto però indiscrezioni ministeriali hanno anticipato alcuni dati e modalità della regolarizzazione. L’iter burocratico dell’emersione prevede che gli uffici postali trasferiscano le dichiarazioni alle prefetture, per questo passaggio la legge non impone limite di tempo. Mentre le
prefetture una volta avuti i dati dovranno esprimersi e dichiarare se il lavoratore è sanabile o no entro 20 giorni. Se la risposta sarà positiva entro 10 giorni le parti verranno invitate a stipulare il contratto. Per quanto riguarda invece la parte economica il datore di lavoro dovrà pagare tre mesi di contributi forfettizzati e le spese di sanatoria: 330 euro in tutto per colf e badanti, 800
euro per lavoratori subordinati. La cifra minima che il lavoratore deve mettere in tasca a fine mese non può essere inferiore a 439 euro. Si tratta di quelle 800 mila lire al mese, stimate negli anniprecedenti, che rappresenterebbero il minimo vitale da garantire all’ extracomunitario. La somma potrà essere versata da un solo datore di lavoro, o potrà essere il totale di più stipendi per chi lavora part-time. Infatti la legge prevede l’emersione anche
per le collaboratrici ad ore per le quali, se è possibile dividere la spesa tra le famiglie per le quali si presta l’ opera, deve però apparire un solo garante. Comunque ogni datore di lavoro dovrà versare 330 euro per il lavoratore part-time.