”Da oggi – ha spiegato il responsabile dell’ associazione, Matteo Iori, durante una conferenza stampa in Comune a Modena – la nostra associazione ha una sede anche a Modena, in via degli Adelardi, uno spazio messo a disposizione dall’ amministrazione comunale dove ogni settimana si riunisce un gruppo di auto-aiuto
composto da persone che vogliono smettere con la droga del gioco”.


Maschio, trentanovenne, integrato nel contesto sociale, con lavoro stabile, marito e padre. E’
questo l’identikit del giocatore d’azzardo tracciato dagli operatori dell’ associazione reggiana ”Centro sociale Papa Giovanni XXIII”, fondata nel 1977 da don Ercole Artoni e specializzata in terapie per giocatori compulsivi. Questa patologia, che si manifesta con una dipendenza quasi totale da tutto ciò che è gioco d’azzardo e scommessa (dai
videopoker alle corse dei cavalli, dai casinò alle semplici sale Bingo) è molto più diffusa di quanto si creda: nel 2001, in Emilia-Romagna sono state 53 le richieste di aiuto arrivate ai centralini del centro a Reggio Emilia: 29 le persone effettivamente inserite nei gruppi (non tutti quelli che telefonano poi decidono di intraprendere la strada della
‘disintossicazione’), e 23 i familiari che le hanno sostenute partecipando alle terapie. Fra i 29 che hanno lanciato l’ Sos, 12 erano modenesi e sette di loro hanno deciso di curarsi. Secondo i più recenti dati Eurispes, il 58% degli italiani,circa 30 milioni di persone, praticano almeno una volta all’ anno un gioco d’azzardo e le motivazioni principali sono il
guadagno (32%)e il divertimento (22,2%). Ogni italiano spende almeno 300 euro l’anno nei giochi pubblici con ingenti guadagni da parte dello Stato nelle cui casse, nel 1999, sono entrati 11 mila e 329 miliardi rispetto ai 4 mila 680 miliardi del 1996.