E’ stato presentato sabato scorso, nel foyer del Teatro Carani, “Carte della Delizia”, l’ultimo libro di Francesco Genitoni, scrittore, giornalista, nonché assessore alla Cultura del Comune di Sassuolo. La storia, ambientata a Delizia in provincia di Dèmona, si snoda attorno al municipio, ai suoi uffici e ai suoi dipendenti: difficile resistere alla tentazione di leggervi un riflesso autobiografico dell’autore, che alle dipendenze del Comune ha lavorato per tredici anni. Tuttavia, avverte lo scrittore, “Delizia alias Sassuolo… sia pure, ma solo come prototipo di un distretto come tanti che hanno caratterizzato gli ultimi decenni dello sviluppo italiano.”

Ne abbiamo parlato con l’autore…

Come si inserisce la sua ultima fatica letteraria nel suo percorso di scrittore?
Dopo le poesie (dagli anni ’70, in antologie e riviste) e il saggio storico (“Soldati per conto nostro – La resistenza nella valle del Secchia”, Vangelista 1989, e articoli e saggi in volumi di storia locale), dopo il racconto per bambini (“Ruscello Bello si innamora”, Einaudi 1995) e la raccolta di racconti (“Animali circolari”, Bologna 1997) mi mancava il romanzo: eccolo, è questo “Carte della Delizia”.
Come nasce l’idea del libro?
Sicuramente è in relazione con l’esperienza vissuta – per 13 anni e in diversi settori – come dipendente del Comune di Sassuolo: ho avuto molte occasioni per riflettere sui rapporti tra Amministrazione e cittadini; ho sentito parlare i politici e la ‘gente’; mi sono passate tra le mani molte carte. In una prima stesura – molto più ampia di quella finale – tutto succedeva all’interno del Comune di Delizia. Poi nel 1992 mi sono licenziato, sono – diciamo così – ritornato nella città e anche la storia si è allargata fuori, alla città.

Delizia in provincia di Dèmona, una storia che si snoda attorno al suo municipio, i suoi uffici e i suoi dipendenti, cadenze decisamente sassolesi: la realtà che lei vive quotidianamente l’ha sicuramente ispirata. C’è forse un messaggio per la sua città?
Terrei innanzitutto a precisare che il libro è stato consegnato all’editore prima che cominciasse la mia esperienza di assessore alla cultura (dicembre 2000). Credo che chi scrive abbia voglia di mandarlo, un qualche messaggio, anche quando dice il contrario, e possibilmente al maggior numero possibile di persone, magari al mondo, sperando di contribuire a renderlo un po’ migliore. Assegnando al mio scrivere un ‘messaggio’ – ma è forse meglio dire una funzione di comunicazione – per tutti, vorrei funzionasse in particolare per la mia città.

Sassuolo uguale Delizia?
Ci sono diversi elementi (fisici, topografici, storici, umani, di nomi, di parole dialettali, ecc…) chiaramente presi da Sassuolo e in alcuni casi scherzosamente camuffati (Secchia che diventa Paiolo, Fiorano Fiorone…), senza avere la pretesa di ingannare nessuno; e anche Dèmona – provincia di Delizia – è facile leggerlo come anagramma di Modena: ma mi serviva il contrasto ossimorico tra le due parole per avvertire, fin dall’inizio, su cosa e come si va a raccontare. Le coincidenze, le uguaglianze nascono e finiscono lì, sono di superficie, di apparenza. È poi inevitabile che creando un luogo si mettano assieme frammenti di cose e persone viste e conosciute con altri inventati. Non ho voluto rappresentare realisticamente e dunque fotografare Sassuolo ma abbozzare una città emblematica di tante altre città piccole e grandi di oggi, e dunque anche di Sassuolo, perché parla delle città diventate troppo in fretta centri industriali, costruite malamente, con problemi di aria, di traffico, di convivenza… a scapito della famosa qualità della vita.

Il suo sguardo su Delizia e i suoi abitanti non è certo uno sguardo oggettivo…
Proprio perché non vuole essere realistico non è oggettivo e nemmeno troppo ‘buonino’: è piuttosto deformante, come un grandangolo, tende – come hanno detto alcuni miei recensori – al grottesco, al surreale. E hanno fatto i nomi di Gogol, Belli, Gadda, D’Arzo, Zavattini, Guareschi, Meneghello… scrittori e poeti che sono onorato siano stati scomodati per la mia modesta fatica… Direi che è uno sguardo espressionistico, con intenti informativi e formativi…

Il titolo del libro e la sua struttura quadripartita (spade, coppe, denari, bastoni) rimandano al gioco delle carte: ce ne spiega la ragione?
I pezzi narrativi sono 40, come le carte appunto. Come nel mazzo delle carte ci sono le ‘figure’ (quelli con nome e cognome, che ritornano in quasi tutte le sezioni) e i ‘lisci’ (anonimi o con nome, che compaiono una volta o nemmeno una); figure e lisci si incontrano e si scontrano, si combinano e scombinano come nel mazzo delle carte, in una ‘partita’ che si svolge nell’arco di un anno a Delizia, dall’inverno all’autunno: c’è infatti anche la ripartizione nelle 4 stagioni dell’anno, e l’autunno è la fine della stagione, della partita e anche della vita.

Infine: cosa significa per lei scrivere e quale ruolo ha la scrittura nella sua vita?
Potrei fare mia questa frase illustre: “Scrivere è un modo di parlare senza essere interrotti”. In effetti per me la scrittura ha sempre compensato una certa difficoltà a esprimermi con la voce. Oppure potrei dire che si scrive perché l’atto creativo dà libertà, senso di onnipotenza, puoi combinare quello che vuoi anche se poi scrivere è oggi un’attività solitaria, ignorata, non riconosciuta.

Per rispondere sul ruolo della scrittura nella mia vita potrei rimandare alla paginetta che l’editore ha messo alla fine di “Carte della Delizia”.

La mia scrittura si è mossa con me, mi ha fatto crescere e anche regredire, seguendo le mie esperienze e imponendomene altre. Anche per questo è stata e credo potrà essere diversa di volta in volta. La scrittura di un racconto lungo che ho ultimato di recente ha sguardo e registri lontani da quelli di “Carte della Delizia”.

Usando metafore, potrei aggiungere che scrivere per me è il tentativo di individuare ed estirpare le erbacce dal campo della vita.

Oppure scrivere può essere raccontare la propria ombra, per portarsi in piena luce, senza più paura di lei. E se la tua ombra coincide con quella di qualcun altro, be’, questo aiuta la scrittura – la tua e in generale – a non essere solo attività egocentrica, narcisistica, poco utile.

Francesco Genitoni, “Carte della Delizia”, Edizioni Diabasis.