Condanne per complessivi cento anni di carcere per i 17 imputati, perlopiù albanesi, giudicati in
tribunale a Modena per la cosiddetta ”operazione Harem”, che
nel novembre di due anni fa consentì di sgominare una gang che gestiva un giro di ragazze dell’ Est europeo, costrette a prostituirsi alla periferia di Modena.


Le ragazze -a volte anche minorenni- provenivano da Russia, Ucraina, Romania e arrivavano a Modena attraverso complessi circuiti internazionali; venivano segregate in appartamenti della zona di Cittanova, quindi venivano violentate e picchiate
qualora non fossero state obbedienti ai comandi dell’organizzazione.

Ciascuna delle ragazze in una sera incassava dalle 500 mila lire al milione, ma la maggior percentuale finiva agli sfruttatori.
Alcune delle giovani prostitute trovarono il coraggio di denunciare i boss.

L’ indagine della squadra Mobile di Modena, coordinata dal Pm Sighicelli, portò in carcere 23 persone, di cui 21 albanesi, per reati che andavano da associazione a delinquere finalizzata ai reati di riduzione in schiavitù a sfruttamento della prostituzione di minore, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, violenza sessuale e induzione alla violenza sessuale aggravata e continuata.

Alcuni degli arrestati sono
stati già giudicati a rito abbreviato.
Lunedì, in tarda serata in tribunale a Modena, si è
concluso il processo di primo grado per i principali imputati, fra cui i presunti capi, gli albanesi Banush Kaprenka e Bhoa Adriatik, condannati ciascuno a 10 anni di reclusione e 30 mila euro di multa, e Alban Boci (6 anni e 8 mesi e 25 mila euro di
multa). Pene fra i 3 e i 6 anni, anche per i rimanenti 14 accusati.

I condannati dovranno anche risarcire le loro vittime,
cioè le ragazze che decisero di affrancarsi dal giro e denunciare i loro aguzzini.