Circa il 48 % della forza lavoro in Italia ha al massimo la licenza di scuola media e nessuna qualifica professionale riconosciuta.

E’ questo uno dei dati che emerge al termine dell’indagine, durata quattro anni, sui fabbisogni di formazione dell’artigianato e della piccola impresa, promossa dall’Ebna (Ente bilaterale nazionale dell’artigianato) costituito da Confederazioni Artigiane (Confartigianato, Cna, Casartigiani, Claii) e Confederazioni sindacali (Cgil, Cisl, Uil), con il supporto del Ministero del Lavoro e presentata oggi in un convegno nazionale dal titolo ”Sapere nelle imprese”.

In particolare, il 12,5% delle forze di lavoro tra i 15 e i 69 anni (poco meno di tre milioni di persone) ha al massimo la licenza elementare, il 36,2% della stessa fascia di età ha al massimo la licenza di scuola media inferiore (otto milioni e mezzo di persone) e solo il 7,9% della stessa popolazione (circa un milione e ottocentomila persone) ha una qualifica professionale riconosciuta.

Ma questa sorta di ”semianalfabetismo” non intralcia la crescita delle pmi: ”a fronte di bassi livelli di scolarità degli addetti -spiegano i ricercatori- si ha un alto livello di capacità produttiva, una significativa presenza nei mercati nazionali e internazionale, competenze professionali evidenti, se si considerano le potenzialità, in termini di qualità e di quantità delle aziende del comparto”.