Ha ancora numeri “straordinari” il mercato del lavoro in Emilia-Romagna nel 2002, con l’occupazione aumentata dell’1,6% (28.000 unità) e la disoccupazione calata dal 3,8% al 3,3%, ma non mancano “punti critici”: è cresciuta la cassa integrazione (+25,6%) e il tasso di occupazione nell’età fra i 55 e i 64 anni è del 29,4%, ben lontano dall’obiettivo europeo (fissato per il 2010) del 50%.

Un’analisi resa possibile dai dati del rapporto ‘Economia e lavoro in Emilia-Romagna’ curato da Gilberto Seravalli dell’Università di Parma per la Regione.

La crescita dell’occupazione regionale del 2002 ha generato un aumento del tasso di occupazione che, calcolato con riferimento alla popolazione fra i 15 e i 64 anni, è arrivato al 67,4%, già al di sopra dell’obiettivo europeo per il 2005 fissato al 67% (a livello nazionale non supera il 55,4%). L’occupazione aumenta soprattutto nel terziario (+2,6%), ma pure nell’industria (+0,6%). Aumenta anche il lavoro dipendente (+3,5%), mentre il lavoro autonomo fa registrare un decremento di circa 15.000 addetti ( 2,7%).

Quanto alla durata della disoccupazione, in Emilia-Romagna nel 2002, il 56,4% dei disoccupati sono tali da meno di sei mesi, il 18,4% da un periodo fra i sei mesi e un anno e solo il 25,2% da più di dodici mesi (in Italia rappresentano il 60% del totale).

Cresce l’occupazione femminile: tra il 1997 e il 2002 il suo aumento è stato più forte di quella maschile, pari a 88.000 unità (più del doppio di quello degli uomini). Andamento confermato nel 2002: l’occupazione femminile è aumentata di 19.000 unità contro le 9.000 degli uomini. Il tasso di disoccupazione femminile è ora al 4,6% (il 12,2% a livello nazionale), quello maschile al 2,3% (7% a livello nazionale). Ancor più significativo è il dato relativo al tasso di occupazione femminile che raggiunge il 58,9% (57,4% nel 2001), migliore del tasso italiano (42%) e superando per il secondo anno consecutivo, l’obiettivo Ue 2005 (57%).

Positivi sono giudicati anche i dati sull’impatto dell’immigrazione: nel 2002, in regione, su 100 lavoratori stranieri assunti l’87% è a tempo indeterminato (77% a livello nazionale) e il 13 a tempo determinato (23% a livello nazionale).