E’ il ‘passaparola’, la conoscenza diretta, la segnalazione di un amico o parente il canale più
utilizzato per offrire e trovare lavoro. Lo rileva un’indagine di Unioncamere, secondo la quale i canali ‘professionali’ di selezione del personale in realtà producono appena il 4,9% delle assunzioni. Ma la mancanza di strumenti per favorire
l’incontro tra domanda e offerta di lavoro non l’unico problema.

Secondo lo stesso studio, delle 672.000 assunzioni
previste dal settore privato entro il 2003, piu’ del 41% si presentano ‘difficili’ per la carenza strutturale delle figure professionali ricercate.

Per trovare lavoro vale dunque ancora la segnalazione: secondo l’indagine Excelsior, realizzata da Unioncamere nel 2002 e dunque alla vigilia della riforma Biagi su un campione di oltre 100.000 aziende di ogni settore e dimensione, si viene assunti per conoscenze nell’85,1% dei casi con picchi di oltre il 95% per le piccole imprese del Sud. Qualche chance è data
ancora dagli annunci sulla stampa specializzata (8,5%) e dai centri per l’impiego (6,8%); funzionano anche le banche dati interne alle aziende (il 17,8% delle selezioni avviene
attraverso questo canale). Arrancano invece le società di lavoro interinale (1,4%), mentre dal campo è praticamente assente Internet che è utilizzato per trovare e offrire lavoro
solo nello 0,2% dei casi.

Se mediamente più di 8 assunzioni su 10 avvengono grazie a
conoscenze, la fotografia muta sensibilmente all’aumentare della dimensione di impresa. In presenza di una maggiore complessità
della struttura aziendale – rileva l’indagine – emerge infatti un crescente ricorso a canali più organizzati e professionali di selezione. Nella fascia di imprese con dipendenti tra 49 e 250, conoscenze e segnalazioni vengono usate in meno della metà
dei casi (il 44,4%), per passare al 16,3% nelle imprese con oltre 250 dipendenti. Il ricorso alle banche dati interne tocca il valore massimo nelle medie impresa tra 49 e 250 addetti (il 65,6% delle imprese le utilizza), mentre è tra le imprese con
oltre 250 dipendenti che si è fatto ricorso più frequentemente alle società di lavoro interinale (39,5% dei casi). Solo le imprese con oltre 250 dipendenti ricorrono invece in misura consistente maggiore al sistema pubblico (18,2% i casi di
utilizzo).