Bene la carta, male i pneumatici.
Stabile la plastica, in forte crescita gli imballaggi in
acciaio. E’ il quadro che risulta dalla lettura de “L’Italia del recupero 2003”, il rapporto annuale sullo stato del riciclo dei rifiuti presentato da Fise-Assoambiente a Ecomondo, la fiera internazionale dedicata al recupero.


Nella sua quarta edizione lo studio esamina otto settori del riciclo: carta, vetro, plastica, gomma, apparecchiature elettriche ed elettroniche, imballaggi in acciaio, rifiuti inerti e autoveicoli fuori uso.
Nel 2002, il settore ha avuto un andamento stabile, nonostante la contrazione generalizzata della domanda. La carta si conferma un comparto maturo, con una buona espansione del prodotto (+3,9%). Il settore del macero ha goduto di questa
crescita, e il consumo ha raggiunto i 5,2 milioni di tonnellate (+1,9%). Per la gomma, in Italia nel 2002 sono stati prodotti 350.000 pneumatici usati, mentre la Germania, con 640.000, si conferma maggior produttore europeo, seguita da Gran Bretagna (4350.000) e Francia (401.000).
In crescita anche la raccolta del vetro, che ha fatto registrare un significativo incremento in Italia (da 1.100.000 tonnellate del 2001 a 1.205.000 del
2002). Il tasso di recupero si attesta così al 52,6%, oltre l’obiettivo del 50% fissati per legge.

Resiste il settore della plastica. Il valore della produzione nel 2002 registra una media
di 1.305 milioni di euro per azienda, con un calo del 3,8% rispetto al dato riscontrato l’anno precedente. Il comparto ha trattato 1.033.389 tonnellate di materiali plastici, producendo
materie prime seconde o manufatti per 902.500 tonnellate.

Novita’ assoluta de “L’Italia del Recupero”, il settore degli imballaggi in acciaio ha raggiunto nel 2002 un quantitativo di 310.000 tonnellate raccolte, garantendo il recupero del 55,4%.
Il trend di sviluppo europeo dell’ attività di recupero degli imballaggi in acciaio è sicuramente più che positivo, considerando che dal 1991 al 2001 si è passati dal 25% al 55%.
Andamento incerto invece per il settore della produzione apparecchiature elettriche ed elettroniche, che evidenzia una contrazione del fatturato complessivo del 5,3% rispetto al 2001.
In questo settore, sempre più spesso si assiste al fenomeno di imprese che spariscono nel nulla e all’esportazione verso paesi poveri dove i rifiuti non vengono trattati ma solo cannibalizzati.

Ancora molta strada resta da percorrere per migliorare i risultati del recupero dei rifiuti inerti. In Italia ne vengono prodotti annualmente 40 milioni di tonnellate. Di questi solo il 6% viene avviato al riciclo, per lo piu’ rifiuti di costruzioni e demolizioni. Nel comparto, per il Rapporto, esistono troppe
incertezze sui quantitativi prodotti, sulle modalita’ di smaltimento e recupero.

Un futuro incerto attende anche gli autodemolitori. Nel 2002 sono stati radiati 2.070.578 veicoli, dei quali 1.868.462 autovetture.
Il settore è in crescita, ma per raggiungere gli
obiettivi del Decreto legislativo n.209/2003, per il Rapporto, non si possono scaricare sui soli operatori che trattano il fine vita dei veicoli responsabilità e oneri, in considerazione
della difficoltà e onerosità dell’operazione.
”Esistono i presupposti – ha detto Corrado Scapino, vicepresidente Fise-Assoambiente – per sviluppare ulteriormente un settore, quello del recupero, gia’ vitale e per consentirne il miglioramento in termini di risultati, aumentando i
quantitativi riciclati per i quali già ora l’Italia è ai
vertici delle classifiche europee in piu’ di un comparto merceologico”.