La febbre dei più piccoli? Allarma otto mamme su dieci, anche se la quasi totalità dichiara di
preoccuparsi davvero a partire dai 38-39 gradi di temperatura. E’ quanto emerge dalla ricerca ‘Le mamme e la salute dei figli‘ promossa da Boots Healthcare Italia, che ha effettuato 200
interviste telefoniche a mamme tra i 20 e i 45 anni con figli di età compresa tra i 6 mesi e i 10 anni.


Nonostante la comprensibile preoccupazione, comunque, dall’indagine emerge che le mamme mostrano un atteggiamento il più delle volte razionale in caso di malattia dei piccoli: hanno imparato a riconoscere i sintomi e quindi si sentono
abbastanza tranquille. Anche la figura paterna è vista in modo molto positivo e la figura del pediatra è giudicata rassicurante. E la nonna materna? in alcuni casi è punto di riferimento, in altri è invece vista come fonte di ansia.

Per l’80% delle mamme che ripensano alla prima infanzia dei figli, dunque, la parola febbre evoca sentimenti allarmistici: di queste, il 46% parla di preoccupazione, il 17% di apprensione, il 7% di ansia, il 6% di agitazione, il 3% di paura e l’1% addirittura di terrore. Un 20% di mamme, invece, dichiara di non essere minimamente preoccupato, grazie alla familiarità con i sintomi. Il 78% del campione intervistato, comunque, dichiara che la febbre preoccupa a partire dalla temperatura di
38,5-39 gradi e soltanto il 10% dice di non preoccuparsi finchè la temperatura non raggiunge i 40 gradi.

Ma come si giudicano le mamme alle prese con la febbre dei figli? Il 13% dichiara di comportarsi in modo molto (13%) o abbastanza razionale (48%), a fronte di un 3% che si ritiene molto allarmista. Il 67% del campione, inoltre, giudica il comportamento del marito o del partner in caso di malessere del bambino ”molto” (17%)o ”abbastanza” razionale (50%). Se poi l’ansia cresce e si sente il bisogno di un consiglio,
l’81% delle mamme si rivolge al medico, il 9% chiede un parere alla propria madre e un 10% dichiara di non rivolgersi ad alcuno. Promossa la figura del medico: è in grado di tranquillizzare (80%), minimizzare i sintomi e le preoccupazioni
(11%). I pareri risultano invece divergenti sulla figura della nonna: se nel 50% dei casi tranquillizza e minimizza i sintomi (5%), nel 21% è vista come fonte di ulteriore ansia.

Tutto sommato, l’indagine promuove i genitori italiani che, in caso di malattia del bambino, tendono a non modificare le proprie abitudini e la routine quotidiana, anche se sono pronti a concedere al bimbo qualcosa in più, come un regalo o la possibilità di dormire nel lettone. Nel 66% dei casi, ad occuparsi del piccolo malato sono la mamma o il papà (che non vanno a lavorare) e nel 20% la baby-sitter o i nonni.

E se la febbre arriva, sono le proprio le mamme quelle pronte a concedere alcuni strappi alla regola. I comportamenti più usuali? Il 50% cerca di stare con il bimbo più tempo possibile,
il 22% gli permette di dormire nel lettone, il 9% torna a casa con un regalino, l’8% è disposto a far vedere al bimbo più Tv alla sera, il 6% racconta le fiabe, mentre il 4%, pur andando a lavorare, chiama casa più volte al giorno.