Metalmeccanici e panettieri, addetti allo smaltimento dei rifiuti e alla pulizia delle strade, forze dell’ordine, trasportatori, medici, infermieri e l’elenco potrebbe continuare. Sono oltre due milioni e mezzo, in Italia, i lavoratori del popolo della notte, quello che entra in attività quando gli altri dormono.


In netta maggioranza uomini, con un’età compresa tra 26 e i 45 anni, e in aumento negli ultimi anni anche se il nostro non è tra i Paesi europei dove il lavoro notturno è più diffuso. E’ quanto risulta da una ricerca dell’Eurispes dal titolo ”Il lavoro notturno: scelta o necessita”’ che ha preso in
considerazione il 2003.

A svolgere abitualmente un lavoro notturno, con turni cioè che vanno dalle 22 alle 6 di mattina, è il 5,1% degli occupati; la percentuale sale al 6,5% considerando quelli che lo fanno occasionalmente. Sono soprattutto al Nord (42,4% del totale di
chi lavora di notte ossia circa un milione e ottocentomila lavoratori) e al Sud (32,5% ossia circa 800mila lavoratori); segue il Centro con il 25,1%.

A lavorare di notte sono soprattutto gli operai nelle
industrie e nelle attività manifatturiere come metalmeccanici, oltre a cementieri, agroalimentare, panettieri, pasticcieri (23,5% ossia 600mila lavoratori), addetti allo smaltimento dei rifiuti e alla pulizia delle strade (15,7%, 400mila lavoratori)
e il personale impiegato nei trasporti (13,7%, 350mila lavoratori). Seguono gli addetti alla sicurezza (11,8%, 300mila lavoratori), quelli alla sanità e all’assistenza (11%, 280mila
lavoratori), quelli all’informazione e alle telecomunicazioni (9,8%, 250mila lavoratori), quelli ai pubblici servizi e alla ristorazione (9%, 230mila lavoratori).

Rispetto al 1992 il numero dei lavoratori notturni abituali è aumentato all’incirca dell’1%, mentre il numero di chi lo fa saltuariamente è aumentato dell’1,6%, con un picco nel 1996 quando erano pari all’8% degli occupati.
Il 63,4% dei lavoratori notturni ha un’età compresa tra i 26 e i 45 anni. Gli uomini sono all’incirca un milione e novecentomila mentre le donne sono circa seicentomila.

Ciclo continuo nell’uso dei macchinari, soddisfare la domanda dei consumatori, servizi indispensabili per la comunità. Molte sono le ragioni che giustificano il lavoro notturno che ha però costi notevoli per chi lo offre. Il 63% di chi lavora di notte ha disturbi del sonno e nel lungo periodo possono prodursi danni
all’apparato gastro-enterico e al sistema neuropsichico.

In Europa i lavoratori notturni, abituali e occasionali, sono presenti soprattutto nel Regno Unito (21,3%), in Portogallo
(20,2%) e Islanda (19,2%). Il paese con la percentuale più bassa è la Spagna (9,8%). L’Italia Š in una posizione intermedia con l’11,6%.