Anche quella della ceramica è una
tradizione che, al pari di tante altre radicate nel nostro
Paese, affonda le sue radici nella notte dei tempi. Per il
distretto emiliano di Sassuolo – area leader per la produzione
nazionale di ceramiche – si parla addirittura del ‘700, periodo
nel quale, spiegano gli storici, nell’area in questione era
ormai consolidata la lavorazione delle argille, utilizzate
principalmente per la realizzazione di stoviglie di pregio da
tavola.

La data di nascita ufficiale del Distretto fa capo in ogni
caso intorno alla fine del 1950, o, se si vuole, dal secondo
dopoguerra in poi. Il tutto facilitato dal periodo della
ricostruzione post-bellico e dall’avvento della prima fase
dell’industrializzazione di massa, che dà il via libera ad un
fiorire disordinato ma intenso di piccole imprese specializzate.
A questo, contribuiscono più tardi anche provvedimenti
legislativi ad hoc come ad esempio la legge 29 del 1957, che
prevedeva l’esonero decennale dell’imposta tributaria diretta
per le imprese localizzate nelle aree depresse, e la legge 30
del 1959, che consentiva l’erogazione di un contributo in conto
interessi per la costruzione e l’ampliamento di nuovi impianti
industriali.

Il distretto della ceramica di Sassuolo (qualcuno parla anche
di ‘piastrella’) registra uno sviluppo straordinario a partire
dagli anni ’60. Nel solo triennio 1960-62, rilevano gli storici,
nel comprensorio intorno a Sassuolo nascono piu’ di 100 nuove
imprese. Si trattava, precisano, di aziende di piccole
dimensioni, ognuna di esse pronta a specializzarsi in ogni
singola fase della produzione. E’ proprio a cavallo degli anni
’60 che viene a consolidarsi la formula del ‘distretto
integratò, il quale sottintende non solo la presenza di imprese
attive nella produzione di piastrelle di ceramica, ma anche di
tutti gli altri settori della filiera. In questo periodo la
produzione dell’area produttiva si concentra essenzialmente sul
gres rosso e, più tardi, sulla bicottura.

Gli anni ’70 coincidono per Sassuolo e dintorni con un vero e
proprio punto di svolta a livello di prodotti:la monocottura.
Diversamente dalla bicottura, questa presentava il vantaggio di
avere cicli produttivi particolarmente ridotti (60 minuti
rispetto alle 24 ore precedenti) e di prestarsi bene ad una piu’
efficace automatizzazione del processo produttivo. Questo
periodo coincide inevitabilmente con uno sviluppo più che
significativo dei confini operativi del distretto, nel senso che
un numero sempre più numeroso di imprese si insedia vicino alle
aree storiche di Sassuolo e Fiorano.

La prima forte battuta d’arresto per l’intera area produttiva
é riferibile alla prima metà degli anni ’80. Una gelata della
domanda che provoca una drastica riduzione del numero di imprese
(106 tra l”82 e l’85) e di addetti (più di 9.200). E’ però in
questo periodo di stasi che vedono la luce due tra le iniziative
più significative per la diffusione oltre frontiera della
ceramica made in Italy: il ‘Cersaie’, il salone internazionale
della ceramica per l’edilizia e l’arredobagno (1983), e ‘It&Se’,
la fiera (nata nel 1987 e oggi rinominata ‘Coverings’) nata
dalla partnership tra le associazioni di produttori italiani,
spagnoli e statunitensi. La prima metà degli anni ’80,
sottolineano gli storici del settore, coincide con uno
stanziamento straordinario (640 miliardi di vecchie lire nel
biennio ’84-’85) finalizzato a migliorare ulteriormente i
sistemi di produzione. Un sforzo anche in questo caso
significativo ma che farà da prologo ad un fiorire
incontrastato della domanda interna ed estera che prende le
mosse a partire dalla seconda parte del decennio, che porterà
da 311 milioni di mq del 1985 ai 446 del 1990 la produzione
complessiva di rivestimenti ceramici del distretto. Si rafforza
contestualmente anche la capacità di penetrare alcuni dei
principali mercati internazionali.

A seguire, negli anni ’90, l’area produttiva di Sassuolo
prosegue la sua rotta sulla scia di un intenso sviluppo
economico (facilitato anche dalla svalutazione della lira del
settembre 1992), trainato anche dal momento di buona salute
attraversato da Germania, Europa centro-orientale e Stati Uniti.
Proprio in questi anni, grazie alle agevolazioni previste dalla
legge Tremonti, si amplia ulteriormente la dotazione produttiva
delle imprese: a fronte di una sostanziale stasi del numero di
addetti, la produzione passa, nel decennio, da 432 a 631 milioni
di metri quadrati. In termini di prodotti, gli anni ’90 segnano
l’incremento dei volumi di produzione del gres porcellanato,
materiale che arriverà poi ad occupare la cima del podio nelle
preferenze degli acquirenti, all’inizio del nuovo millennio.
In controtendenza la congiuntura dell’inizio degli anni 2000,
che si concretizza a partire dal 2001 con una discreta flessione
delle vendite sui mercati interni ed esteri. Tutto ciò, e
questa è storia ormai recente, comporterà una contrazione
della produzione ed una più attenta calibratura tra produzione
e vendita. Il distretto avvia però, come tutta risposta, una
controffensiva che porterà molte imprese a stringere accordi
internazionali sia sul versante manifatturiero che su quello
dell’integrazione commerciale.