Non doversi procedere perchè i reati sono estinti per prescrizione: è la sentenza della Corte di Appello di Bologna al processo che vedeva Luciano Pavarotti accusato di dichiarazione infedele dei redditi, ex frode fiscale. In primo grado il giudice di Modena, Carla Ponterio, il 19 ottobre 2001, mandò assolto il tenore perchè ”il fatto non è più previsto dalla legge”.


La seconda sezione della Corte di
Appello di Bologna (presidente Guarino, giudici Nunziata e Esti) ha pronunciato la sentenza dopo circa un’ora e un quarto di camera di consiglio, accogliendo la richiesta del Pg Eleonora De
Marco, che aveva chiesto il non doversi procedere per prescrizione. De Marco aveva comunque sottolineato ”le difficoltà nell’accertare la residenza fiscale di Pavarotti”, ricordando che ”c’è buio sull’entità del suo patrimonio”.
I difensori, avv. Massimo e Mario Giulio Leone, avevano chiesto in via principale l’assoluzione perchè il fatto non sussiste, in subordine perchè il fatto non era previsto come reato e solo in estremo subordine per prescrizione.

Secondo l’accusa formulata dalla Procura di Modena, Pavarotti prese la residenza anagrafica fittiziamente nel principato di Monaco – uno dei paradisi fiscali – in un appartamento di 150 metri quadrati, in cui in realtà non avrebbe mai abitato. Per l’accusa Pavarotti, che il 21 gennaio ’83 si iscrisse all’anagrafe dei cittadini italiani residenti
all’estero, trasferì la residenza a Monaco per eludere ed evadere il sistema fiscale italiano, mantenendo a Modena il suo centro di interessi di maggior importanza. In questo modo non avrebbe denunciato al fisco italiano, dall’ ’89 al ’95, 35-40
miliardi di lire. Ma l’avv.Massimo Leone ha ricordato che in realtà il vero centro di interessi del tenore è negli Usa: lì ci sono il suo manager, il suo produttore, il suo fiscalista, i suoi medici. Lì si è svolta gran parte della sua attività operistica. ”In Italia veniva pochissimo”, ha detto. E anche
oggi Pavarotti non è stato presente in aula proprio perchè si trova negli Usa.

Massimo e Mario Giulio Leone, alla fine, si sono detti ”contenti delle sentenza, perchè il processo è finito con un proscioglimento”.